Duse, the Greatest

Sonia Bergamasco

A cent’anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, un’investigazione sulla donna che ha cambiato per sempre il mestiere di recitare, ispirando Lee Strasberg, storico direttore dell’Actors Studio, e generazioni di attori. Come può una donna di cui rimangono unicamente un film muto e qualche foto e ritratto, essere ancora così influente? Sonia Bergamasco va in cerca della Divina oltre il mito.

Italia 2024 (98′)
Lux Padova Logo

     Che cosa si può dire di un’artista che Charlie Chaplin ha definito “la più grande che abbia mai vista”, che Lee Strasberg ha descritto come “la migliore attrice di tutti i tempi”, e di cui Marilyn Monroe e Anna Magnani hanno tenuto il ritratto sempre accanto a loro? Tanto, e mai tutto, perché raccontare la Duse fino in fondo è impossibile: anche perché lei ha fatto di tutto per non raccontarsi attraverso interviste o autobiografie. Ma Sonia Bergamasco, per cui la Duse è un’ossessione da quando la sua gigantografia la accoglieva ogni volta che si recava al Piccolo Teatro, riesce a costruire un ritratto caleidoscopico a più voci – con il rimpianto di non poter aggiungere quella dell’attrice stessa – usando come filo conduttore le lettere scritte da Eleonora e interpretate dalla stessa Bergamasco in voce fuori campo. Nel documentario Duse, The Greatest Bergamasco si mantiene fuori campo con pudore e discrezione, preferendo dare spazio alle immagini della protagonista – le foto, i ritagli di giornale, le riprese del funerale, gli spezzoni di Cenere, l’unico film da lei interpretato in età avanzata – e alle interviste fatte a chi l’ha potuta vedere in teatro (tratte da numerosi archivi audiovisivi), dal poeta Langston Hughes a Luchino Visconti, e a chi ne mantiene viva l’eredità, come le attrici Ellen Burstyn e Helen Mirren raggiunte in presenza dalla regista.
Bergamasco cerca la sua musa “tra le righe, nei dettagli”: ma la Duse rimane fondamentalmente inconoscibile, così come lei stessa avrebbe auspicato. Un’attrice che portava in scena il suo corpo per rappresentare un femminile più autentico, incorporando piccoli gesti quotidiani. Una voce dal suono insolito che però sapeva arrivare a tutti. Una presenza scenica che “dava una scossa esistenziale”, che ha rivoluzionato il rapporto fra attore e spettatore e che ha saputo incontrare il pubblico femminile agli albori del femminismo. Sul palco “non faceva nulla, e questa era la sua grandiosità” ricorda Strasberg. La sua “non era una recitazione ovvia, non si capiva che stesse recitando“. “Pensavi che non avesse tecnica, e invece aveva la tecnica più perfetta che abbia mai visto”, affermava l’attrice Eva La Galienne, citata dalla Burstyn.

Quello che colpisce, vedendo le immagini raccolte e cucite insieme con maestria da Bergamasco, è la morbidezza di quella donna minuta e fortemente espressiva, la gentilezza del suo gesto, la sensualità totalmente priva di eccessi “teatrali”: si dice di lei che combinasse classicismo e naturalezza, ed è la seconda che la rende ancora oggi modernissima, che ci avvicina ancora adesso al suo mistero umano troppo umano. “Mi sembra di averla convocata e poi incontrata”, dice Valeria Bruni Tedeschi, che interpreterà la Duse nel nuovo film di Pietro Marcello. E forse è proprio questa la forza inspiegabile della grande attrice: suscitare un desiderio irresistibile di avvicinarla, e di ritrovarsi in lei.

Paola Casella – mymovies.it

Sonia Bergamasco, poliedrica figura del panorama artistico italiano, firma il suo documentario Duse, the Greatest. L’opera, è un omaggio appassionato e personale a Eleonora Duse, una delle più grandi attrici teatrali italiane, e rivela l’abilità della Bergamasco non solo come interprete, ma anche come regista attenta e raffinata. Attraverso un viaggio nei luoghi simbolici della vita della Duse, il documentario intreccia dialoghi con esperti, immagini d’archivio e riprese contemporanee, costruendo un ritratto intimo e complesso di questa pioniera del teatro moderno. Duse, the Greatest, è un documentario che cerca di indagare la figura enigmatica dell’attrice Eleonora Duse, attraverso le sue lettere e i pochi documenti scritti, fotografici e audiovisivi che la ritraggono, per cercare di svelare la chimera dietro il suo incredibile talento. Una delle caratteristiche distintive del film è il suo ricorso a dialoghi con personaggi autorevoli che offrono una pluralità di prospettive sulla figura della Duse. Tra gli incontri più significativi, spicca quello con Annamaria Andreoli, professoressa universitaria e curatrice delle opere di Gabriele D’annunzio, che analizza il radicale contributo della Duse al rinnovamento nella recitazione.

Sonia Bergamasco, insieme ad altre attrici come Federica Fracassi, Caterina Sanvi ed Elena Bucci, si ritrovano a teatro leggendo le lettere della grande Duse, dialogando sulla sua figura artistica; il modo che aveva di portare le mani al volto, o di dare le spalle al pubblico, tutte pose innovative ed intimiste per il teatro d’epoca. Viene inoltre mostrato al pubblico la forte influenza delle letture mistiche sulla visione artistica dell’attrice, sottolineando come il suo approccio alla recitazione fosse quasi trascendentale. Questo aspetto viene amplificato da scene girate in luoghi simbolici, come teatri e chiese, dove la Bergamasco, si reca, tra le calli di Chioggia, città natale di Eleonora Duse, dialogando con persone del luogo, alcune che ammettono perfino di averla vista apparire nelle vesti di uno spirito che chiedeva indicazioni per il municipio della città. La fusione tra parola e spazio crea un’atmosfera evocativa, accentuata dalla colonna sonora minimalista composta dalle musiche di Rodrigo D’Erasmo.

Dal punto di vista visivo, Duse, the Greatest è un’opera di rara bellezza. Le riprese in Italia, dai paesaggi montani del Veneto ai teatri storici di città come Roma e Milano, sono eseguite con una cura straordinaria per i dettagli. La fotografia è lirica, trasformando i luoghi in simboli vivi della memoria e della passione della Duse. La colonna sonora, discreta e avvolgente, sostiene il ritmo della narrazione senza mai sovrastarla, contribuendo a creare un’esperienza immersiva ed emozionante. Duse, the Greatest non è solo un documentario sulla vita di Eleonora Duse: è un viaggio nell’anima di una donna che ha rivoluzionato il teatro e un tributo che riflette il profondo rispetto e l’ammirazione di Sonia Bergamasco per questa figura iconica (…) Un documentario che non si limita a celebrare un’icona, ma ne indaga il mistero. Attraverso una narrazione ricca e coinvolgente, Sonia Bergamasco guida lo spettatore in un viaggio non solo nella vita di Eleonora Duse, ma anche nella complessità dell’essere umano, svelandone al tempo stesso i lati luminosi e le ombre, senza mai togliere l’aura enigmatica che la rende indimenticabile.

Francesca Pascale – taxidrivers.it

Lascia un commento