La vita scorre placida e senza sorprese per Vincent. Finché, d’un tratto e senza apparente motivo, dei perfetti sconosciuti iniziano ad attaccarlo con chiari intenti omicidi. Il numero dei suoi aggressori sale giorno dopo giorno… Costretto alla fuga, l’uomo si trova così coinvolto in una spirale di violenza inspiegabile e del tutto fuori controllo. Ma come puoi difenderti, se il tuo nemico è il mondo intero?
Vincent doit mourir
Francia 2022 (108’)
Racconto esilarante e paranoico, assume tutta l’ansia e la collera della nostra epoca volgendole in un fenomeno sovrannaturale contagioso. Una vague di violenza si abbatte sul mondo, in ufficio i colleghi si sollevano l’uno contro l’altro, i vicini di casa danno seguito alle minacce, gli automobilisti si uccidono a vicenda dopo un solo sguardo… se tutto questo vi suona familiare è perché questi incidenti potrebbero apparire sul banner di un qualsiasi telegiornale. Castang assume il genere e cattura la febbrilità dei tempi amplificandola per creare una narrazione vaga ed ellittica che, paradossalmente, parla chiaro. Vincent doit mourir alimenta le nostre ossessioni e mette il dito dove fa più male, la paura diffusa di aggressioni gratuite e di vite spezzate per motivi irrisori. Il film riflette perfettamente l’accelerazione degli shock traumatici che ci infligge quest’epoca precaria e cospirativa, esacerbata da un’attualità sempre più ansiogena: pandemie, guerre, burnout, terrorismo, complotti, inflazione.
Marzia Gandolfi – mymovies.it
Basta un incrocio di sguardi tra Vincent e qualsiasi altro essere umano affinché quest’ultimo si scagli con cieca violenza contro di lui. Nessuna parola, solo irrazionale ferocia e spietata aggressività. Le pupille si dilatano mal celando l’incontrollabile desiderio di vederlo soffrire… Tutto lascia presupporre che Vincent nasconda un’immorale e riprovevole doppia vita: mite ed ordinario grafico pubblicitario di giorno, criminoso malfattore da punire di notte. Però così non è e se le prime violenze avvengono nello spazio conosciuto altre, molto più inquietanti, irrompono gradualmente in tutto ciò che lo circonda scatenando un vortice senza esclusione di colpi. L’unica soluzione? l’isolamento forzato e il seguire il prontuario dispensato da una comunità virtuale di esiliati e reclusi con la stessa “malattia”. L’auto detenzione, tra l’allenarsi goffamente con un taser elettronico e il fuggire da chiunque, sarà costellata da significativi incontri, uno fra tutti, ai quali farà da sfondo una escalation di furore collettivo dove saranno gli uni contro gli altri.
Questo è il preambolo da cui si muove Vincent deve morire, l’interessante esordio alla regia di Stéphan Castang, presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2023. Con capace padronanza, l’opera riesce da subito a snodarsi nell’accostamento di umorismo corrosivo tipico della commedia nera e la brutalità urbana nettamente ingiustificata dell’horror europeo d’oltralpe. Il regista con intelligenza impugna le caratteristiche dei generi di riferimento omaggiando un certo tipo di cinema d’assedio (Carpenter su tutti, è evidente), liberandosi dalle ovvietà della categorizzazione e traslando all’oggi la già annunciata minaccia dell’avvento di una società violenta e i traumi della contemporaneità (…) La mutazione dei canoni della socialità dell’era post pandemica e i crescenti episodi di arbitraria crudeltà nei confronti del prossimo hanno reso plausibile l’abbrutimento dell’umanità nel suo approcciarsi all’altro. Chiaramente, per coerenza narrativa, tutto viene portato ad un limite distopico (…) ma in fondo la persecuzione dalla quale Vincent cerca di scappare è la medesima che tenta di contaminare i codici della nostra quotidianità, del vivere e del reagire, tramutandosi nell’impossibilità di sopravvivere nell’attuale realtà così come siamo diventati. Solo tramite l’esperienza del catastrofico e il percepire finalmente l’altro, si potrà perdurare. Castang e lo sceneggiatore Mathieu Naert congegnano quindi un testo visivo ispirato ed intrigante…
Miriam Raccosta – cinematografo.it