Louis fa l’avvocato in un grande studio legale. È così gentile che passa spesso inosservato. I colleghi e i genitori non ne hanno una grande considerazione e non può nemmeno contare su qualche amicizia. La vita cambia drasticamente il giorno in cui gli viene diagnosticata una grave malattia: i suoi genitori si riconciliano, i suoi colleghi diventano premurosi. Ma la diagnosi si rivelerà sbagliata…
Je ne suis pas un héros
Francia 2023 (101′)
Vive la France! Oh come sanno fare commedia, screziata di note commoventi, i francesi! Vincent Dedienne, impacciato ed esilarante, e Clémence Poésy, mai così sexy e temibile, sono protagonisti di una storia di controverse battaglie legali, impensate amicizie, strani sentimenti d’amore. Con una grossa bugia che, nata quasi senza volere, muove relazioni, casi giudiziari, incontri e scontri. Divertente opera prima, Dedienne è l’avvocato Louis, il classico bravo ragazzo che, in uno studio di avvocati in carriera, è un pesce fuor d’acqua. Poésy è Elsa, la spregiudicata e affascinante manager dello studio legale presso cui lui lavora. Géraldine Nakache è l’incorruttibile e determinata Hélène, sempre rumorosamente in lotta…
Simona Santoni – iconmagazine.it
Da anni il cinema francese ci vizia con commedie che lambiscono il dramma, toccano le corde emotive e con delicatezza ci traghettano dalla risata al sorriso, dal sorriso agli occhi lucidi e ritorno. Quando sensibilità artistica e tecnica affinata si incontrano, gli autori sono capaci di cullarci con profonda leggerezza. Una bugia per due è una commedia che eleva la leggerezza a filosofia di vita, quella che vorremmo avere in qualunque contesto quotidiano senza perdere di vista ciò che davvero teniamo a cuore. Rudy Milstein, con una lunga carriera da attore a teatro e qui al suo esordio da regista nel lungometraggio, imposta l’umorismo del film con la prima scena, introducendo il goffo personaggio di Louis, interpretato da Vincent Dedienne. Timido, insicuro, maldestro, questo giovane avvocato sbaglia in continuazione tempi e modi per relazionarsi ai colleghi di lavoro, tutti con più esperienza di lui, ma la diagnosi di un cancro cambia la percezione della sua presenza in una stanza. All’improvviso la gente gli dà credito, soprattutto la boss dello studio legale che gli affida la difesa di una fabbrica di pesticidi, accusata di aver provocato il cancro a un gruppo di persone. L’uomo soccombe anche di fronte alle figure femminili dalla forte personalità, ma di opposti intenti, inteepretate da Clémence Poésy (Elsa, avvocato senior) e Géraldine Nakache (Hélène, portavoce dei malati). La storia prosegue facendo leva sull’inerzia del suo protagonista, incapace di sovrastare la sua goffaggine, di colmare la sua assenza di coraggio e in generale di capire quale strada percorrere, anche sentimentalmente. Louis racconta una bugia dopo l’altra, ognuna con l’intento di nascondere la precedente, in una escalation che ci lascia immaginare il rumore dello schianto quando tutto andrà in frantumi. Milstein, che si ritaglia una parte del ruolo del vicino di casa incapace di provare emozioni, fa oscillare il suo protagonista tra verità e menzogna, alternando gli effetti degli equivoci. Risate e sentimenti rimangono in equilibrio all’interno del tono del film che non ha l’ambizione di essere credibile, e che sfrutta un’intelligente narrazione per mantenere intatta la vivacità.
Antonio Bracco – comingsoon.it
Il titolo originale, Je ne suis pas un héros, rispetto al titolo italiano, rende molto meglio l’idea del personaggio di Louis, timido avvocato che lavora, ignorato da tutti, per un importante studio legale. Nel momento in cui un medico poco incline alla sensibilità umana gli prospetta, prima ancora delle necessarie verifiche strumentali, un cancro all’apparato digerente, Louis comprensibilmente va nel panico. Quando poi Elsa (Clémence Poésy), spregiudicata capo dello studio legale, lo viene a sapere, inizia a guardarlo con altri occhi, non esitando ad affidargli un caso spinosissimo: quello della causa intentata da un gruppo di malati di cancro, capeggiato dalla agguerrita Hèléne (Géraldine Nakache), nei confronti di una ditta produttrice di pesticidi, accusata di essere la responsabile della loro malattia. Fatti i dovuti esami, Louis scopre che del tumore ipotizzato non vi è neppure l’ombra, ma ormai si è spinto troppo avanti, sia con i colleghi sia con i suoi litigiosi ed eccentrici genitori, Françoise (Isabelle Nanty) e Thierry (Sam Karmann). Spalleggiato dall’amico Bruno (interpretato dallo stesso regista), per non perdere la faccia inizierà così a mentire, continuando a far credere a chi gli sta vicino di essere gravemente malato. Così, di bugia in bugia, seguiamo l’evolversi della vicenda, con i comprensibili dubbi e i sensi di colpa del buon Louis, sino all’immancabile colpo di scena finale (…)
Una bugia per due è un’opera che mette in scena i tópoi ricorrenti della commedia degli equivoci, in cui Louis rappresenta la classica figura del bravo e ingenuo ragazzo che si trova, per l’incapacità nel gestire le sue bugie, a dover fronteggiare una serie di eventi che, alla fine, rischiano di travolgerlo. Contrapposto a chi, come Elsa, è tanto affascinante quanto cinica nel sostenere una causa che rischia di danneggiare chi già sta pagando con la vita per gli interessi delle multinazionali dei fitofarmaci. E con un terzo “incomodo”, rappresentato da Hèlène, vera “pasionaria” che non intende venire a patti con nessuno e il cui unico intento è ottenere giustizia (…) Un trio che con una brillante interpretazione contribuisce a mantenere alto il ritmo della commedia.
Marcello Perucca – taxidrivers.it