In un futuro prossimo misteriose mutazioni hanno portato gli esseri umani a sviluppare elementi vicini ad alcune specie animali. Dopo due anni dal manifestarsi delle prime mutazioni, la società ha istituito centri socializzati dove prendersi cura delle “creature”. Ma quando, per un incidente, queste si disperdono nell’ambiente circostante, la situazione precipita e il giovane Émile e suo padre si trovano coinvolti in una straordinaria avventura.
Le regne animal
Francia 2023 (131′)
5 Cesar 2024
TORINO – A volte i film che disegnano futuri scenari apocalittici deludono per la banalità degli schemi o per l’eccesso di retorica nell’esaltare i valori che ci potrebbero salvare. Le règne animal, fantasy-horror del regista francese Thomas Cailley, proposto a Cannes nella sezione Un certain regard, poi fuori concorso qui a Torino, si fa apprezzare perché dà alla riflessione un percorso non scontato e coinvolge lo spettatore sfruttando bene la dimensione sensoriale del cinema.
In un mondo in cui alcuni esseri umani hanno iniziato a trasformarsi in animali delle più varie specie, la soluzione trovata dal governo è quella della chiusura di questi individui in centri specializzati. Durante un trasferimento di “pazienti”, un banale incidente ne provoca la liberazione e la fuga nei boschi circostanti. La notizia sconvolge Francois (Romain Duris), perchè tra i fuggitivi c’è sua moglie, e ancor di più il figlio adolescente Emile (Paul Kircher), già in difficoltà di fronte alla trasformazione che sua madre sta subendo. Naturalmente nella zona si scatena la caccia alle “bestie”. Con spirito ben diverso anche padre e figlio iniziano la ricerca , che avrà svolte inaspettate e li porterà a dover scegliere come affrontare i cambiamenti.
I temi del film sono molti, a cominciare dal rapporto padre-figlio: se il suo scavo e la sua evoluzione risultano credibili il merito va certo ai dialoghi non retorici, ma soprattutto alla prova dei due attori, Romain Duris e in particolare Paul Kircher, giovane talento emergente. Centrale è poi il tema della paura del diverso: qui però, più che combattuta o stigmatizzata, la paura viene accolta, ed è pian piano superata grazie alla curiosità, alla meraviglia, all’apertura verso una “nuova” dimensione, la dimensione animale. Molto è giocato sui sensi: non solo vista e udito, ma olfatto, tatto, gusto. Inoltre il regista privilegia le riprese notturne, immersive e particolarmente suggestive anche grazie alla colonna sonora di Andrea Laszlo De Simone, uno dei nomi più interessanti nel panorama della musica italiana.
Una curiosità per chi vuole approfondire: il compositore e cantautore, capace di coniugare in modo personalissimo la ripresa della canzone d’autore con lo spirito della contemporaneità, dopo la colonna sonora ha scritto una canzone che non compare nel film ed è già stata pubblicata, intitolata Il regno animale, da lui definita “una specie di post scriptum, figlio dei sentimenti che questa pellicola mi ha generato”.
Licia Miolo – MCmagazine 87