Una giovane coppia tunisina si trova di fronte a una decisione cruciale dopo la nascita del loro bambino intersessuale: hanno tre giorni per decidere il genere del bambino.
Tunisia 2023 (115′)
TORINO – Il 42° Torino Film Festival ha insistito particolarmente su alcuni temi: pervasivo quello della maternità, più variegato quello del diritto a vivere la propria identità senza subire discriminazioni. In questo ambito ha colpito la presenza di ben due film sull’intersessualità, cioè su persone che presentano alla nascita caratteri sessuali sia femminili che maschili.
L’Aiguille, opera seconda del regista Abdelhaimid Bouchnack, racconta quello che accade in una famiglia tunisina quando il tanto atteso primo figlio nasce con queste caratteristiche. Affrontare la situazione diventa ancora più difficile per i genitori perchè la legge del paese imporrebbe loro di decidere entro pochi giorni il sesso del bambino da dichiarare all’anagrafe e l’ospedale è disponibile a intervenire subito chirurgicamente per assecondare la scelta fatta. Per esplorare questo dilemma il regista crea un sistema dei personaggi che eviti lo schematismo: nella coppia di genitori appare subito evidente l’emotività e l’ipersensibilità di lui e la forza e lucidità di lei. Il che rende più complicato e interessante il rapporto con la cultura maschilista, evidenziando come sia soprattutto l’insicurezza, la pressione sociale e la paura del giudizio altrui a condizionare il comportamento del padre, mentre per la madre è importante dare alla creatura la possibilità di capire e scegliere in futuro la propria identità. Dalla religione non vengono imposizioni ma neanche lumi, e il tempo sta per scadere. Abdelhaimid Bouchnack racconta il dilemma con un buon senso dell’inquadratura e del ritmo. Lo spettatore viene coinvolto in un crescendo di tensione drammatica, che sfiora a volte il thriller, alternato ad allentamenti in cui l’ironia stempera i toni. Non a caso il film si è aggiudicato una pioggia di premi collaterali non solo per la tematica trattata (Premio Interfedi per il rispetto delle minoranze e della laicità e Premio Achille Valdata), ma anche per la sceneggiatura (Premio Scuola Holden). La spinta alla drammatica risoluzione della vicenda arriverà da un atto banale, nella scena forse più debole del film. Ma un ulteriore finale riapre un discorso che sembrava concluso: si può davvero pensare di poter decidere l’identità sessuale per qualcun altro?
Quasi in un dialogo tra opere, sembra sottolineare la retoricità di questa domanda il film Ponyboi di Esteban Arango: qui la persona intersessuale è ormai adulta, ma il suo percorso di autodeterminazione è ancora in corso. Il cuore del film è nell’interpretazione di River Gallo, premiata dalla Giuria del 42° Torino Film Festival, e nel suo essere attore intersex, autore anche della sceneggiatura. La trama gioca su elementi thriller e noir, con un affare di droga andato storto che costringe la prostituta Ponyboi ad una notte di fuga che diventerà un viaggio verso un nuovo futuro. Perchè il vero problema sono sempre le aspettative e le pressioni degli altri e la difficoltà è trovare lo spazio e il coraggio per ascoltare ed essere se stessi.
Licia Miolo – MCmagazine 98