La cosa migliore

Federico Ferrone

Mattia è un adolescente della provincia italiana che ama l’hip-hop. Tormentato dal senso di colpa per la morte del fratello, lascia la scuola, entra in fabbrica e si avvicina all’Islam tramite un collega marocchino. Eviterà la trappola dell’isolamento e della violenza?

Italia 2024 (98′)

Lux Padova Logo

  Nel suo primo film di finzione, il regista fiorentino affronta un tema universale come l’adolescenza difficile accostandovi una problematica specifica della nostra epoca e dando sfogo alla rabbia giovane del protagonista nell’accostarsi alla fede mussulmana e nel conseguente rischio di radicalismo. Asciutto e rigoroso, il film di Ferrone non è mai banale. La sensibilità del regista è tale da descrivere l’animo dei personaggi con pochi fugaci tocchi grazie anche alla complicità di un cast efficace e ben amalgamato. Protagonista della storia è Mattia (Luka Zunic), studente di una cittadina del Nord Italia che, dopo la morte del fratello, di cui si sente responsabile, abbandona la scuola per andare a lavorare in fabbrica. Qui stringe amicizia con Murad (Abdessamad Bannaq), operaio marocchino di qualche anno più grande che lo inizia alla religione mussulmana di cui, in realtà, segue i precetti piuttosto distrattamente. Mentre il muro di incomprensione coi genitori (Fabrizio Ferracane e Giulia Valenti) diviene sempre più spesso, Mattia diventa confidente di Murad e del fratello minore Rashid, osservante rigoroso, arrivando a seguire due fratelli in un viaggio in Marocco. Dopo una delusione amorosa e dopo aver lasciato la casa dei genitori, la crisi di Mattia si fa più profonda, spingendolo a valutare soluzioni estreme.

Oltre a essere un film sull’adolescenza, La cosa migliore è anche uno spaccato di attualità su un mondo noto ai più solo superficialmente e nonostante il tema “caldo”, non specula sullo scontro tra cattolici e mussulmani o tra italiani e immigrati: la sceneggiatura firmata da Federico Ferrone con Giampiero Rigosi e Olivier Coussemacq punta al realismo, evitando di forzare la mano con tinte forti e scene madri. Pur non mancando momenti di grande impatto emotivo, la questione dell’integrazione (mancata?) viene affrontata con assoluta naturalezza, la stessa naturalezza che guida tutti gli attori nelle loro interpretazioni (…) Attraverso una narrazione empatica che lavora sulle sfumature e su dettagli carichi di significato, Ferrone svela come il bene e il male possano annidarsi ovunque, ma mostra anche come i giovani, soprattutto quelli con le idee confuse, abbiano bisogno di modelli positivi da seguire per non perdersi. Il suo non è mai uno sguardo giudicante, ma si accosta ai personaggi sforzandosi di comprenderli nelle loro debolezze. La stessa conclusione, aperta e imprevista, rappresenta una scelta rivoluzionaria in una storia che richiederebbe un finale consolatorio per placare i dubbi e i timori degli spettatori. Il futuro di Mattia è ancora tutto da scrivere…

Valentina D’amico – movieplayer.it

  Il corpo del film indaga le conseguenze della perdita, del senso di colpa, della solitudine, della mancanza di comunicazione. L’incomunicabilità dei personaggi porta ad una voragine di sentimenti, ad una distanza incolmabile. Mattia non riuscendo a stabilire un contatto con la sua famiglia si chiude nel suo mondo, nella sua rabbia. Ma, nonostante la ferita, nei suoi occhi s’intravede ancora una scintilla, una possibilità di relazione. L’incontro con il collega marocchino Murad diviene cruciale per la catena degli eventi successivi. Grazie all’amico, Mattia si avvicina infatti all’Islam. La conversione rappresenta per lui un cambiamento. La capacità di una scelta indipendente, la scoperta di una comunità accogliente, la necessità di appartenere e di credere ancora in qualcosa. Così, il ragazzo  si reca in Marocco e immerso in una cultura diversa scopre colori, sapori, relazioni nuove. Forse non tutto è perduto. Affiora un barlume di speranza.

La cosa migliore cambia faccia nell’ultima parte del film trasformandosi in una sorta di thriller psicologico ad alta tensione. Il pericolo diviene reale ed imminente. In cerca di regole, riferimenti, punti stabili della sua vita, Mattia si lascia affascinare e poi travolgere dai discorsi ideologici e ambigui di Rashid, fratello di Murad che interpreta il Corano e la religione diversamente rispetto al fratello. Senza rendersene conto Mattia viene coinvolto in qualcosa di grosso, di violento, risucchiato in un vortice di paranoie e pensieri ruminanti da cui non riesce ad uscire…

Martina Gabrielli – taxidrivers.it

Lascia un commento