La bambina segreta

Ali Asgari

Fereshteh, che studia e lavora in una tipografia a Teheran, deve nascondere per una notte la sua bambina (illegittima) ai suoi genitori che si presentano per una visita inaspettata. Con l’aiuto della sua amica Atefeh si lancia in un’odissea per la città, che si rivela piena di ostacoli.

Ta farda/ Until Tomorrow
Iran/Francia 2022 (86′)

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  Ali Asgari conferma sua tendenza a scavare sotto la superficie del regime iraniano, attraverso un’idea estetica precisa e riconoscibile: unità di tempo e luogo (una notte, una giornata), una donna in difficoltà, un problema femminile che per estensione diventa metafora della repressione sociale iraniana. Detto chiaramente: ciò che nel mondo libero si può fare qui è vietato. Ecco che il precedente lungometraggio Disappearance si collega a questo, non solo per la presenza della stessa attrice: come lì non veniva aiutata una ragazza che si reca al pronto soccorso di notte, perché ciò che ha fatto è proibito, stavolta una mamma è costretta a nascondere la bambina; in entrambi i casi i genitori non devono sapere, pena lo stigma sociale con gravi conseguenze. In entrambi i casi, ancora, Asgari con la sua cinepresa segue il movimento della protagonista e la accompagna per alcune ore, pedinandola con sguardo post-dardenniano, sino a mandare lo schermo in nero e rilasciare la giovane al suo triste destino.

Emanuele De Nicola – CineCriticaWeb.it

   Uno sguardo sull’Iran contemporaneo, sullo scontro generazionale, sulla classe dei millenial che vive secondo stili di vita liberi scontrandosi con veti e restrizioni di un sistema anacronistico. Dopo Disappearance (e Kafka a Teheran) Ali Asgari torna a costruire un film incentrato su giovani che si trovano a dover risolvere un problema improvviso, legato alla morale in campo sessuale. Tutto ciò nel film Until Tomorrow (il titolo originale è Ta farda, in Italia esce come La bambina segreta), presentato a Panorama della Berlinale 2022, che sviluppa un cortometraggio del regista, La bambina, anch’esso presentato alla Mostra. La bambina segreta è incentrato su una ragazza madre, Fereshteh, che vive con la figlia di due anni la cui esistenza è tenuta nascosta alla famiglia. All’arrivo dei genitori, con pochissimo preavviso, in visita nel suo appartamento dove si fermeranno una notte, la ragazza si trova costretta a cercare qualcuno cui affidare la bambina per quel breve periodo, fino al giorno dopo, trovandosi di fronte a un muro di indifferenza. Ad aiutarla nella spasmodica ricerca è solo la solidarietà femminile dell’amica Atefeh. L’Iran che emerge dal racconto di Ali Asgari si presenta come un paese pienamente omologato nella globalizzazione del pianeta. La vita di Fereshteh è una vita borghese, vive in una casa ben arredata e con ogni genere di comfort, come del resto le altre case che si vedono nel film. Alleva la figlioletta con tutta l’attrezzatura del caso e con completini dove campeggia la marca Chicco. Si vedrà anche una lattina di Coca Cola ben esposta al tavolo di un fast food. Al di là del dubbio sul product placement, che comunque confermerebbe il senso di uniformazione del paese anche in campo produttivo cinematografico, troviamo una nazione che sembra pienamente occidentalizzata, dal punto di vista del consumismo. Questa apparenza di benessere viaggia parallelamente a un retaggio patriarcale e mentalità conservative. Ali Asgari sposa assolutamente la causa dell’emancipazione femminile. Nessuno sembra disposto ad aiutare Fereshteh, tanto meno il suo ex fidanzato nonché padre della bambina, che lavora in un negozio di acquari. Il quale rinfaccia anche alla ragazza di non aver voluto praticare l’aborto, che pure lui era riuscito a organizzare. E qui abbiamo un altro elemento che contraddice i nostri stereotipi sulla repubblica islamica. L’interruzione di gravidanza è legalizzata in Iran, entro certi termini e con procedure complesse, anche se la frase dell’ex di Fereshteh, che dice che aveva trovato un medico disposto a praticarlo, fa pensare all’aborto clandestino. Anche in questo caso un segnale della forza e determinazione della ragazza, che ha deciso di portare a termine il concepimento contro il volere dell’uomo (…) Ali Asgari ha studiato cinema in Italia e persegue un comune denominatore che collega il Neorealismo con il cinema classico iraniano. La struttura narrativa di La bambina segreta si basa su una reiterazione spasmodica, su una ricerca continua che viene sempre elusa e che si consuma tutta in una giornata, nel continuo spostamento per le strade di Teheran. Ricerca che trova la sua massima espressione, di precarietà, nel momento del viaggio sulla moto guidata dall’ex di Fereshteh su cui viaggiano la ragazza, l’amica, la bambina e pure il pesciolino nel sacchetto. Una narrazione che può ricordare classiche opere di Kiarostami come Dov’è la casa del mio amico? proprio in quel canovaccio di odissea, in quel continuo peregrinare nel cercare che sembra non portare a nulla.

Giampiero Raganelli – quinlan.it

«Tutto parte da un cortometraggio che ho realizzato nel 2014, La bambina. Era una storia ispirata fin dall’inizio da un’immagine: la foto di due ragazze sedute per strada. Sembravano tristi, e stavano solo fumando. Mi è rimasta fortemente impressa nella mente. E poi stavo parlando con una mia amica e lei mi diceva che le sarebbe piaciuto molto avere un bambino, ma che suo padre non avrebbe accettato proprio questo genere di cose. E allo stesso tempo non era intenzionata a sposarsi. Quindi stavo pensando di collegare questa immagine con questa situazione. Ed è stato così che ho scritto questa sceneggiatura per il cortometraggio e ho poi pensato di espandere il cortometraggio, in un lungometraggio senza aggiungere troppi elementi. Si trattava quindi di mantenere una storia molto semplice, con pochi personaggi. E allo stesso tempo bisognava catturare il pubblico. Nei miei corti in due o tre minuti si capisce quale sia la storia, che poi si svolge su personaggi che cercano di risolvere un problema.»

Ali Asgari

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