Un docufilm che rievoca la vita e le opere dello scrittore attraverso le città reali in cui ha vissuto (raccontate con una narrazione tradizionale tra prese dirette, immagini di repertorio, e testi dell’autore di accompagnamento) e quelle invisibili della sua opera (in una narrazione più cinematografica). Il finale è in pieno stile calviniano: una Cosmocomica raccontata con l’animazione, dove la vera New York si proietta nello spazio con la Luna e l’Utopia.
Italia 2024 (81′)
Nel centenario della nascita di Italo Calvino, il regista Davide Ferrario (Umberto Eco – La biblioteca del mondo) ripercorre la vita dello scrittore, attraverso il legame con le città in cui ha vissuto, lavorato, o da cui è rimasto suggestionato nei suoi viaggi da cui il nome di Città “Visibili” e quelle “Invisibili”, frutto della sua immaginazione. Le prime narrate con un impianto tradizionale, usando in modo creativo riprese dal vivo, immagini di repertorio, interviste originali e testi di Calvino narrati dal racconto di un attore che ci accompagna nei luoghi, guidandoci nelle città visibili. Le seconde invece messe in scena in modo più cinematografico, interpretate da un’attrice che si muove in scenari astratti. Due livelli che onvergeranno verso un finale che propone un nuovo salto visivo ed emotivo: una Cosmicomica raccontata con l’animazione, in cui una New York quasi realistica si proietta nello spazio insieme alla Luna e all’Utopia.
Italo Calvino nelle città è un film sui generis, al punto da sfuggire alla classica definizione di documentario. Si tratta dell’interpretazione per immagini di un mondo che è finora vissuto solo sulla pagina. Una libera messa in scena che piuttosto che “spiegare” Italo Calvino cercherà di farlo vivere per lo spettatore nella sua unìcità e originalità. Calvino è uno scrittore e la sua forma di espressione artistica è la parola. Ma, come ben dimostra il coautore, Marco Belpoliti, l’atto del guardare e quindi il rapporto con le immagini è centrale nell’ispirazione di Calvino. Ecco allora che la ragione per fare un film su di lui e sulle sue opere diventa meno arbitraria. Forse è proprio il cinema che può aprirci una strada per vedere meglio dentro l’ispirazione di Calvino Che è sì – e inevitabilmente – letteraria, ma che è anche unica e originale nel campo della storia della letteratura italiana.
filmcommisiontorinopiemonte (fctp.it)
Davide Ferrario ricostruisce la vita dello scrittore italiano (1923-1985) e il suo rapporto con le città in cui ha vissuto (Sanremo, Torino, New York, Parigi) a partire dal suo celebre libro “Le città invisibili”, riflessione sul rapporto dell’uomo con lo spazio, il tempo, lo sviluppo, la modernità. A fianco del lavoro con il materiale d’archivio, che mette in relazione l’esperienza di Calvino con la storia dell’Italia dal fascismo agli anni ’80, sequenze più astratte e libere mostrano un’interprete muoversi in spazi urbani di diversa estrazione, tra prosa e poesia visuale. Scritto con il docente Marco Belpoliti, un documentario che cerca di restituire la grandezza e l’attualità di Calvino con un’operazione a metà tra biografia e reinterpretazione. Il film procede su un doppio binario in un dialogo fra vita e opera (…). Nelle sue diverse età, al fianco del montaggio di materiale d’archivio sulla storia italiana, Calvino è interpretato da tre attori (Filippo Scotti, Alessio Vassallo, Valerio Mastandrea) che recitano in prima persona passaggi di suoi libri, lettere e interviste, rivolgendosi alla macchina da presa e muovendosi nelle tante città abitate dallo scrittore; nelle parti dedicate a “Le città invisibili”, invece, l’interprete è una sola, Violante Placido, che, immersa in vari scenari urbani (storici, contemporanei, futuribili, industriali), interpreta passaggi del libro e cerca di dare corpo alla parola, materia all’immaginario (…)
La biografia è condotta cronologicamente, con la voce dello scrittore che racconta gli anni d’infanzia a Sanremo, figlio di genitori botanici girovaghi e cosmopoliti, e la stagione fascista; la Resistenza e il lavoro nel dopoguerra nella casa editrice Einaudi nella Torino; l’innamoramento per gli Stati Uniti (fin dagli anni ’30, grazie a Hollywood, poi da ragazzo con una borsa di studio a New York), il ruolo da protagonista a Roma, nella cultura italiana negli anni del boom e infine il passaggio definitivo a Parigi, con la moglie e la figlia…
Roberto Manassero – mymovies.it