Futura

Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher

Futura è un’inchiesta collettiva svolta da Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher che ha lo scopo di esplorare l’idea di futuro di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 20 anni incontrati nel corso di un lungo viaggio attraverso l’Italia. Un ritratto del Paese osservato attraverso gli occhi di adolescenti che raccontano i luoghi in cui abitano, i propri sogni e le proprie aspettative tra desideri e paure.

Italia 2021 (105′)

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   È un’anima ibrida quella che caratterizza questo film. Diretto a sei mani da tre personalità quasi borderline nel panorama cinematografico italiano, ovvero Alice Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi, il film corrisponde perfettamente alla poetica e al modo di girare dei tre registi. Si coglie sin da subito un’attenzione estetica alla matericità della pellicola, dando al look visivo del film una grana che dona un valore atemporale, e al particolare formato con gli angoli dello schermo smussati. Eppure, Futura, con questo look da film d’altri tempi e un titolo che pone lo sguardo verso il futuro, parla del presente attraverso le bocche di chi è immerso in questa via di mezzo. Vengono chiamati Divenenti dalla stessa Rohrwacher i giovani intervistati e catturati dalla macchina da presa del film. Non troppo giovani per essere bambini, non troppo cresciuti per essere adulti, gli intervistati da ogni parte d’Italia, ognuno con una propria visione del mondo, le proprie idee – talvolta anche impopolari -, il proprio background culturale, rispondono alla domanda principale con cui si apre il film: come si immaginano il loro futuro? Si tratta di una domanda complessa che lascia aperto un discorso che riguarda anche il presente e, di conseguenza, anche il passato, quello dei loro genitori e del modo in cui l’educazione instaura un conflitto con l’evoluzione del mondo e della società. Generazioni di mezzo, i divenenti informano il proprio pubblico di come proprio essere a cavallo tra un mondo dei padri e quello che vorrebbero costruire per loro sia quasi una lotta quotidiana. Viaggiando dal Nord al Sud e scegliendo intervistati di diversa estrazione sociale, Rohrwacher, Marcello e Nunzi danno vita a un documentario mutevole, proprio come gli argomenti che stanno affrontando. La stessa produzione del film, iniziato nei primi mesi del 2020, è cambiata a causa della pandemia, stimolando nuove riflessioni sul senso della collettività. (…) Un film che sembra indagare più uno stato d’animo generale, che lega le diverse regioni d’Italia e la stessa generazione e diventa via via un film sull’insieme, sul bisogno e la ricerca di una collettività atta a cambiare il modo in cui si pensa ai giovani e sulla necessità di pensare al loro futuro. Speranze, promesse, ma anche disillusione e sfiducia sono ciò che le risposte degli intervistati trasudano. La generazione di inizi anni Duemila appare come figlia di sé stessa, in un limbo esistenziale dove la loro forza esiste, ma ha difficoltà ad essere espressa e percepita. Una ripresa, in particolare, sembra riassumere tutto il film. La scena di un gioco, un tiro alla fune dove alle due estremità stanno i “vecchi” e i “giovani”, simbolo del vecchio e del nuovo mondo, metafora di una lotta che sta avvenendo attraverso una generale incomunicabilità. In quella scena, seppur nel contesto di un gioco, vedere uno dei vecchi che spinge i giovani in avanti per avvantaggiare la vittoria del “suo partito”, barando, raccoglie tutto il messaggio sottinteso ma percepibile lungo tutto il film. (…) Futura intende compiere un primo passo verso il desiderio dei giovani di lasciare un segno, una traccia della loro esistenza. Diventando documento più per le generazioni successive che per quelle di oggi, Futura potrebbe trovare una forza maggiore proprio tra vent’anni, quando diventerà testimonianza di “come eravamo”.

Matteo Maino – movieplayer.it

  …Presentato a Cannes 2021, il docufilm collettivo di Alice Rohrwacher, Francesco Munzi e Pietro Marcello è un reportage tradizionale, cronachistico, che prova a scrollarsi di dosso l’onnipresente sottotesto didascalico e/o pedagogico quando si parla di giovani; li fa rispondere, non ne parla per interposta persona, dice e non indica. I close up dei tre registi sono un atto politico, che mutua classici del genere, Comizi d’amore di Pasolini su tutti (…) La denuncia più urgente di Futura è collegata proprio a linguaggio e libertà. Rohrwacher, Munzi e Marcello sono consapevoli della loro operazione pleonastica: dare voce a una generazione che apparentemente ha i mezzi per esprimersi come nessuna mai. Questi strumenti, però, veicolano una forza d’urto autoreferenziale;. l’elogio dell’azione è stato soffocato dalla condivisione istantanea dell’impulso. Futura indica il casus belli nelle vie del G8 di Genova. In quei giorni, la potenza ha rinchiuso l’atto, la regola dell’immaginazione, dell’ipotesi favolistica è diventata il principio narcotizzante dell’azione, che non è mai più stata parola. Insieme le voci di “Futura” ne denunciano il cortocircuito, la prospettiva ingannevole – anche perché “del G8 nessuno ce ne hai parlato”. Non sorprende che un altro tema chiave del docufilm sia “la fine del mondo”…

Davide Spinelli – ondacinema.it

NOTE DI REGIA
Ci siamo incontrati alla fine del 2019 con la voglia di realizzare un film insieme. A tutti noi è stato chiesto, nel corso della nostra carriera, di partecipare a lavori collettivi realizzando l’episodio di un progetto comune. La realizzazione di un singolo episodio pone tuttavia un grande limite alla possibilità di vivere un’esperienza di vera condivisione. Per noi lavorare insieme significa soprattutto guardare il lavoro dell’altro. Per questo, fin dal primo incontro, la nostra idea è stata quella di realizzare un’opera autenticamente collettiva, in cui la collettività fosse messa al servizio di un progetto organico. Un film in cui la pluralità non si esprimesse nella natura episodica ma nella molteplicità della regia, recuperando un’idea di cinema presente nel passato ma di cui oggi esistono pochi esempi.Da questo desiderio nasce Futura, un lavoro condiviso che ha lo scopo di raccontare i giovani italiani e tratteggiare, attraverso i loro occhi e le loro voci, un affresco del Paese. Un film di sentimento che attraverso gli adolescenti ci restituisce come in uno specchio l’immagine di noi adulti. Futura non è un film di osservazione e non è propriamente inscrivibile in quella vasta produzione definita cinema della realtà. Si tratta di un reportage nella sua forma più nobile. Nel realizzarlo ci siamo messi a servizio delle storie, subordinando il nostro ruolo di registi a quello di testimoni ed esecutori con l’intento di produrre un materiale filmico da raccogliere in una sorta di archivio del contemporaneo. Un archivio al quale abbiamo avuto accesso nella fase di montaggio e dentro al quale abbiamo scavato riportando alla luce le immagini, così da creare con la distanza necessaria un rapporto con il presente.

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