The Holdovers – Lezioni di vita

Alexander Payne

Paul Hunham, professore di storia in un college del New England (mal visto da studenti e colleghi) è incaricato alla vigilia delle vacanze di Natale della sorveglianza di quegli alunni che non possono rientrare in famiglia. Le circostanze lo portano però ben presto a doversi occupare di uno solo di loro, Angus, allievo brillante e problematico ‘dimenticato’ dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus faticano a socializzare, ma l’isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a riconfigurare i loro rapporti e le loro stesse esistenze.

 

USA 2023 (133′)

TORINO – Lezioni di vita (per dare riscontro al sottotitolo italiano) dentro e fuori un liceo d’elite nel New England. È il periodo di Natale del 1970 e gli studenti della Barton Academy possono rientrare in famiglia, sempre che le famiglie siano disposte a tenerli con loro per le feste… Così il prof. Paul Hunham, misantropo e poco amato da studenti e colleghi, si ritrova “in punizione” a dover fare da supervisore ad alcuni alunni costretti a rimanere al college.

 L’atmosfera non è certo distesa e l’indisponibilità reciproca è il punto di partenza per una parabola umanistica che si evolve in continui, inaspettati ed empatici, snodi narrativi. Così, quando ai ragazzi viene data l’occasione di una vacanza sugli sci, il prof. Hunham si ritrova ad essere tutor esclusivo di Angus Tully, introverso e ribelle, che non può partecipare alla gita perché la madre, di cui serve il consenso, risulta irraggiungibile (è in luna di miele col suo nuovo compagno).

La convivenza delineerà via via caratteri e storie private: Hunham ha una macchia indelebile nel suo curriculum accademico, Angus dichiara di essere orfano ma in realtà suo padre è in cura in un ospedale psichiatrico di Boston. E, con un rapporto interpersonale che si evolve smussando i toni e trovando una linea di condivisione comune in “un mondo amaro e complicato”, sarà proprio il burbero professore a portare il ragazzo in gita scolastica per Natale e ad accompagnarlo ad un incontro cruciale col genitore. Poi i due torneranno a festeggiare il Capodanno alla Barton, in un’atmosfera di toccante familiarità in compagnia di Mary Lamb, la cuoca di colore che ha recentemente perso il figlio in Vietnam, e del bidello Danny.

È qui che la malinconica sensibilità di The Holdovers riesce a quadrare il cerchio di un racconto che si colloca davvero fuori al tempo. L’aria è quello anni ’70 (perfette le scenografie in tal senso) non solo nel pacato sottotesto di aspirazioni e disillusioni e nelle scelte musicali (dai Traffic a Cat Stevens), ma anche nel ricreare un suggestivo stile New Hollywood: il riferimento esplicito del logo Universal vintage, i tagli delle inquadrature e l’uso della zoom (Il laureato?), il tono disincantato di un anomalo road-movie che rimanda ad Hal Ashby e al suo L’ultima corvè. C’è la sporca guerra sullo sfondo nel personaggio di Mary, che, con Danny, stigmatizza anche un’emarginata presenza razziale nel cuore dell’istituzione culturale americana, ma c’è soprattutto lo sguardo amorevole di regia e sceneggiatura (David Hemingson) verso due protagonisti messi all’angolo dalla vita, ma capaci di trovare nelle loro scelte solidali un senso di sorridente rivalsa (a cui Paul Giamatti e Dominic Sessa danno un’indimenticabile caratterizzazione).

E la svolta finale è in perfetta sintonia con lo spirito di questo anomalo christmas movie: non poteva che una natalizia palla di vetro con la neve a scompaginare ogni cosa…

Ezio Leoni – MCmagazine 87

Lascia un commento