Silva attraversa il deserto per raggiungere colui che è stato suo compagno di avventure e amante Jake. I due non si incontrano da venticinque anni è ora il secondo è diventato sceriffo. La passione tra loro non si è mai davvero estinta ma Jake sospetta che il vero motivo di questo incontro sia un altro. Pedro Almodóvar fa emergere un intrigante sottotesto omoerotico non rinunciando agli archetipi del western, duello finale, compreso.
Extraña forma de vidaon
Spagna 2023 (31′)
L’allevatore Silva (Pedro Pascal) attraversa il deserto a cavallo per raggiungere l’amico ed ex amante Jake (Ethan Hawke), sceriffo di Bitter Creek. I due uomini non si vedono da venticinque anni. La già difficile riconciliazione sarà resa ancora più ardua da un caso di omicidio che coinvolge entrambi i cow-boy… A pochi anni dal recente The Human Voice con Tilda Swinton Almodóvar torna a dedicarsi a un formato diverso dal lungometraggio. Strange Way of Life dura poco più di trenta minuti. Girato in Alméria, già set dei capolavori del genere di Sergio Leone, il film è una commedia western che non scade mai nel mero esercizio di stile. È piuttosto reinvenzione viva, buffa e bizzarra di una classicità, di un’epica e di alcuni topoi del genere filtrati attraverso l’immaginario dell’autore iberico (gay, colorato, andywarholiano, fuori dagli schemi). Spiazzante oltre che bravissima la strana e inedita coppia di protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal. Il titolo inglese è ricalcato sul titolo di una poesia della cantante portoghese Amália Rodrigues, Estranha forma de vida.
Luca Barnabé – amica.it
È interessante notare in quale modo il western sia stato approcciato al festival di Cannes da due registi di origine latina, vale a dire lo spagnolo Pedro Almodóvar e l’argentino Lisandro Alonso: quest’ultimo apre il suo nuovo Eureka proprio su una storia western in bianco e nero, che si scopre poi essere solo un film programmato in televisione (in una sorta di mise en abyme); al contrario Almodóvar fa del western l’unico elemento della messa in scena, ma allo stesso tempo lo relega alla lunghezza di un cortometraggio, per di più portato a termine anche e forse soprattutto per la volontà di Saint Laurent di diventare la prima casa di moda a produrre regolarmente film. Extraña forma de vida (Strange Way of Life) si intitola questo lavoro sulla breve distanza, e se il riferimento non può che riportare alla mente la tematica queer su cui è costruito – una forma di vita “strana”, ma anche “straniera” per il western classico – lo si può facilmente apparentare anche alla stessa carriera del regista spagnolo, al solo secondo lavoro in inglese della sua filmografia dopo The Human Voice, a sua volta della durata di mezz’ora e basato sul testo di Jean Cocteau. È estraneo al western Almodóvar, forma di vita che non ha mai frequentato e che non traspare neanche in controluce nel suo cinema, così dedito allo studio e all’approfondimento della psicologia femminile. Qui invece, un po’ alla maniera dell’Ang Lee di Brokeback Mountain, i protagonisti sono due uomini, due cowboy, due pistoleri che da giovani andavano a prostitute insieme nel vicino Messico come avrebbero potuto fare i personaggi di un film di Sam Peckinpah. È lì, in quel flashback che vede Jake e Silva aitanti ragazzotti che sparano alle botti di vino per impressionare le ragazze che li accompagnano per poi però iniziare a baciarsi tra di loro in maniera appassionata mentre il vino gli scorre addosso inzuppandoli dalla testa ai piedi, che si può cogliere il punto più evidente di Strange Way of Life, vale a dire la volontà di demitizzare il genere non per sminuirlo ma altresì per permettere altri punti di vista, altre cadute del racconto altre – per l’appunto – forme di vita.
In realtà il sottotesto omoerotico non è certo una rarità per il western, come appare evidente se si pensa a titoli quali Ultima notte a Warlockdi Edward Dmytryk, ma nessuno aveva mai pensato di mettere apertamente in scena un amore tra due uomini: d’altro canto anche il già citato film di Lee che trionfò a Venezia nel 2005 non è propriamente un western, sia per l’ambientazione contemporanea sia per il fatto che i due sono dei semplici bovari. Qui invece Almodóvar inserisce nel racconto tutti i topos del genere, a partire dal “lavoro” dei due protagonisti (ranchero Silva, sceriffo Jake) fino ad arrivare a un triello che anticipa il finale: forse per una forma di rispetto filologico il film è stato girato in Almería, su quello che fu il set della trilogia del dollaro di Sergio Leone, e Almodóvar si premura di inserire una lunga serie di riferimenti all’immaginario del western classico. Ecco dunque dalle pareti della casa di Jake troneggiare i quadri di Maynard Dixon, primo pittore a immortalare sulle sue tele la wilderness – mentre in casa di Silva, il più moderno dei due personaggi, si può ammirare l’opera di Georgia O’Keeffe –, ed ecco apparire anche un ritratto di Lillie Langtry, venerata da Roy Bean al punto da diventare personaggio in due western, L’uomo del westdi William Wyler e L’uomo dai 7 capestri di John Huston, interpretata rispettivamente da Lillian Bond e Ava Gardner. Anche Jake e Silva sono vestiti alla stregua dei primi eroi del genere, quando il cinema era ancora muto – e dopotutto la trama si svolge nel 1910, ultime avvisaglie di “selvaggio west”.
Nonostante questa calligrafia di fondo, in cui Almodóvar dimostra di non voler donare uno sguardo nuovo sul genere se si esclude la prospettiva queer, Strange Way of Life trabocca di alcuni dei temi cardine del cinema recente del regista spagnolo, dal rapporto irrisolto con sé stessi al tentativo di espiare una colpa, dalla distanza temporale – i due non si vedono da venticinque anni all’inizio del film – al rapporto genitoriale con le responsabilità che ne conseguono. Non è casuale che il cortometraggio trovi il suo epicentro in due momenti dialettici tra i personaggi, uno dominato dalla passione (vi si è fatto cenno dianzi) e uno al contrario interamente parlato, con Jake e Silva che si confrontano mettendo l’uno contro l’altro le due leggi che non possono essere valicate, quella della natura – Silva è andato da Jake per intercedere a favore del figlio, che ha assassinato la vedova del fratello dello sceriffo, di cui era amante – e quella dell’uomo, incarnata ovviamente dal tutore Jake. Quello è il vero conflitto del film, che può trovare una soluzione solo nell’abbandono delle armi a favore della cura reciproca, in una visione utopica tanto del western quanto della vita nella sua forma complessiva. Ovviamente elegantissimo e sgargiante, Strange Way of Life resterà probabilmente un tentativo isolato per Almodóvar, che conferma però la raffinatezza della regia, e l’amore viscerale per i personaggi che porta in scena, e che hanno ancora il coraggio di vivere i propri sentimenti liberamente, oggi come nel vecchio e selvaggio west.
Raffaele Meale – quinlan.it
sulla realizzazione del corto è disponibile in sala una cinefila INTERVISTA con Pedro Almodóvar (50′)
«È il mio primo western ed è un western anacronistico, diverso: è molto teatrale, si basa tutto sui dialoghi tra i due protagonisti. Non volevo mostrarli nudi, volevo le voci nude. Nei miei film ci sono tante scene di sesso esplicite, ma, con il passare del tempo, preferisco sempre più mostrare il desiderio in un altro modo.»
«Il dovere dello sceriffo di fronte al dolore di un padre si mescola a recriminazioni e dichiarazioni d’amore da parte dei due amanti che non si vedono da 25 anni e che vivono su lati opposti del deserto»
«Non sapevo ancora che forma avrebbe assunto la storia, o se ce ne sarebbe stata una, ma la mia prima idea è stata quella di creare questi due uomini omosessuali di mezza età che di solito non hanno voce in un genere come il western. Mi attirava l’idea di rompere quel silenzio».
«Ho riguardato molti western per evitare qualsiasi anacronismo e in realtà i costumi maschili sono cambiati molto poco. Lo sceriffo è sempre il più elegante, di solito con un completo, un gilet (che era l’unico capo con cui abbiamo potuto sperimentare un po’, con i tessuti damascati lucidi), una camicia e una cravatta di cuoio».
“Credo che la cosa più interessante nella vita sia quella di poter scegliere il progetto che si vuole fare e quello di cui avevo voglia ora era di fare un corto. Essendo il mio primo western, la cosa che mi preoccupava di più era di non essere anacronistico. Poi in Strange way of life c’è una parte molto teatrale dove i due innamorati dialogano come capita spesso nelle storie d’amore”
“Hawke ha tutte le caratteristiche che volevo. È allo stesso tempo un vero americano, un texano, ma allo stesso tempo non lo è. Un attore insomma molto versatile, molto segreto, proprio come avevo immaginato il suo personaggio”.