Antonia, detta Toni, 43 anni, sta crescendo i suoi cinque figli da sola: un lavoro a tempo pieno. Canta anche la sera, nei bar, per arrotondare, Toni ha talento. Ora però, mentre i suoi due figli maggiori stanno per andare all’università, Toni si chiede cosa farà quando tutti se ne saranno andati di casa. Sarà ancora tempo per rifarsi una vita?
Toni
Francia 2023 (96′)
Antonia, detta Toni, ha 43 anni e vent’anni prima ha registrato un disco che ha ottenuto un notevole successo. Ora, con cinque figli da crescere da sola, canta la sera in un locale ma senza troppa soddisfazione. Vorrebbe dare una svolta alla sua vita finché è in tempo. Ma è in tempo? Nathan Ambrosioni, al suo secondo lungometraggio, riesce a cogliere con sensibilità i sentimenti di una madre che non vuole ridursi solo al ruolo genitoriale. Incontriamo Toni in auto nel momento in cui è andata ad assistere al saggio di danza della figlia maggiore e deve gestire le questioni, grandi o piccole che siano, tra gli altri quattro. Il padre non c’è (e scopriremo solo molto avanti nel film per quale motivo) e tutto ricade sulle sue spalle. La distanza di età tra i figli è poca, quindi siamo nell’area o della piena adolescenza o in quella limitrofa. Questo fa sì che, data l’affinità di caratteri ma, al contempo, il bisogno di profilarsi individualmente, i motivi di frizione tra loro ed anche con la madre non manchino. Sono cinque ego che, al contempo e con tutta la contraddittorietà che la vita comporta, cercano l’indipendenza ma hanno bisogno del sostegno e soprattutto dell’ascolto materno. In tutto ciò la protagonista, una Camille Cottin molto brava nel dare a Toni le espressioni di una donna che cerca di trovare in se stessa la forza necessaria per rispondere alle esigenze di chi la circonda, vorrebbe poter ripartire. Non è facile descrivere la quotidianità della vita di una famiglia senza cadere negli stereotipi ed evitando colpi di scena per movimentare la storia. Qui, con la necessaria leggerezza, si scava però in profondità nel sentire di una donna sola che non sta cercando un compagno ma se stessa. Toni non rifiuta l’essere madre (anche se ha dei momenti in cui non regge più il carico delle aspettative/pretese della prole) ma vuole avere davanti a sé un futuro che si apra anche ad altre prospettive. Ambrosioni si chiede di fatto quanto una persona possa continuare a dare in positivo nell’ambito familiare se, intimamente, sente di stare progressivamente spegnendo qualsiasi spinta ad uscire dalla routine quotidiana.
I figli, è un dato incontrovertibile, non hanno chiesto di essere messi al mondo e a volte, anche senza volerlo veramente, si trovano quasi ad accusare i genitori per le difficoltà che incontrano sul loro cammino e che appaiono loro come insormontabili. Tutto questo, e anche di più, emerge in un film che non ha effetti speciali quanto piuttosto una pretesa non di poco conto: mettere alcune spettatrici (e magari anche chi da loro pretende il possibile ed anche l’impossibile) di fronte ad uno specchio. Con l’opportunità di tornare a porsi domande forse troppo a lungo posposte.
Giancarlo Zappoli – mymovies.it
Camille Cottin presta il volto a una madre single, che si deve prendere cura di cinque figli. Il suo nome è Antonia, per tutti Toni, che dopo aver avuto successo in gioventù con una canzone, adesso vuole rifarsi una vita. L’obiettivo è tornare a studiare, ma non è facile con uno scatenato quintetto da domare tra le mura di casa. Sono adolescenti, devono capire in quale futuro immergersi. Litigano tra loro, anche se si vogliono bene, e scoprono i primi amori. Intanto Antonia tenta di rimettersi al centro della sua esistenza, cogliendo l’attimo (…) ma è schiacciata dagli impegni e in più gli uomini scappano appena lei rivela di non essere sola. L’elemento cardine è l’emancipazione, l’epopea al femminile, in cui l’ostacolo da superare è all’ordine giorno: i compiti, le lezioni di danza, l’iscrizione all’università. I toni sono brillanti, l’incedere è sofisticato, ma allo stesso tempo il film ha un’anima molto popolare. Una famiglia eccentrica? Sarebbe una follia definirla in questo modo. Anzi è questa la sua carta vincente. (…) L’Antonia di Camille Cottin gioca con i sorrisi amari, trattenuti. Cerca di resistere alla tempesta, canta per arrivare a fine mese, appoggiandosi a una passione ormai sfumata. Per arrotondare è “l’invitata speciale”alle feste di compleanno, è l’idolo di alcune ragazzine. Ma vorrebbe qualcosa di diverso. Un film semplice, che invita al coraggio, crede nel lato positivo di ogni disgrazia, e sa che la felicità è un sistema complesso.
Gian Luca Pisacane – cinematografo.it
Grandioso commenti a tutte le persone che hanno collaborato alla realizzazione delfilm