Riabbracciare Parigi

Tre mesi dopo essere sopravvissuta a un attacco terroristico in un bistrot di Parigi, Mia è ancora traumatizzata e incapace di ricordare gli eventi di quella notte. Nel tentativo di andare avanti, indaga sui suoi ricordi e torna sui suoi passi.

 

Revoir Paris
Francia 2023 (105′)
premio César miglior attrice

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  Mia (Virginie Efira), giornalista e interprete di lingua russa, vive a Parigi con il compagno Vincent (Grégoire Colin), medico. Una sera, lasciata sola dall’uomo per un’emergenza in ospedale, prima di rincasare, decide di fermarsi in un locale del centro. D’improvviso, la vita cambia senza avvisare. Se Mia, nonostante le ferite, ne uscirà indenne, decine di persone, tra lavoratori e frequentatori del ristorante, muoiono durante un attentato terroristico. Nelle settimane successive, indelebilmente segnata dall’evento, Mia rimuove non solo i particolari riguardanti gli attimi precedenti l’attacco, ma anche chi l’ha salvata, offrendole una seconda opportunità. Nel tentativo di recuperare i ricordi di quella sera e di ridare un senso alla sua esistenza, la donna ripercorrerà le strade di Parigi interrogandosi sulle sue scelte, vagando alla ricerca della persona con cui ha condiviso i momenti peggiori. Ispirato all’esperienza vissuta dal fratello della regista, anche Riabbracciare Parigi, ultimo film di Alice Winocour (Proxima), non diversamente da due pellicole recentissime, Novembre di Cédric Jimenez e Un anno, una notte di Isaki Lacuesta, prende spunto, pur senza farne esplicitamente menzione, dagli attentati del 13 novembre 2015. Discostandosi, tuttavia, sia dalle opere appena citate, sia da un’importante raccolta di articoli quale V13, attraverso cui Emmanuel Carrère ha riunito da una parte le testimonianze offerte da superstiti e parenti delle vittime, dall’altra illustrato la follia alla base del piano concepito dagli imputati.

Difatti, Riabbracciare Parigi, più che porsi come il racconto di un trauma collettivo, si rivela una storia di crescita e rinascita personale, nonostante alcune brevi parentesi disposte a descrivere tale rielaborazione del lutto attraverso ulteriori punti di vista. Incontriamo, per esempio, una ragazza, figlia di due genitori uccisi, desiderosa di riallacciare i rapporti, seppure post mortem, osservando ciò che osservarono prima di morire, cioè il ciclo delle Ninfee di Monet all’interno del Musée de l’Orangerie. Un passaggio piuttosto commovente, considerato il valore simbolico di “monumento alla pace” del murale, da donare allo Stato una volta terminata la Prima guerra mondiale, intenzione manifestata, in forma epistolare, all’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Georges Clemenceau. Ad ogni modo, al di là di piccoli intermezzi, la protagonista è Mia. Interpretata da una Virginie Efira, premiata col César, che modella il suo personaggio per sottrazione, conferendole, oltre all’insicurezza di una sopravvissuta accudita dagli amici con un riguardo ipocrita, sincerità. L’umiltà di chi, prima del “ritorno a casa”, non esiti a porre e porsi domande in continuazione, a rovesciare il proprio mondo, le proprie certezze. Mia si ritrova a dover ricominciare dal principio. Contro la sua volontà, Mia non ha più una città in cui identificarsi.

Luigi Ligato – cinefiliaritrovata.it 

  Riabbracciare Parigi è un film che tocca sul personale la regista Alice Winocour. Il film infatti si basa sugli attentati terroristici avvenuti a Parigi nel novembre 2015 e sull’esperienza personale della regista e suo fratello, sopravvissuto all’attacco al Bataclan. La regista ha parlato con psicologi e psicoterapeuti per una migliore rappresentazione di ciò che può avvenire nella rielaborazione positiva di un trauma. Ha ricostruito gli eventi della tragedia aiutandosi grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e quelle dei parenti di chi non ce l’ha fatta. Nonostante Parigi fosse la città natale di Alice Winocour, la regista non aveva mai avuto modo di girare un film ambientato nella sua città. In Riabbracciare Parigi ha voluto rappresentare la città come un personaggio ferito dopo gli attentati. Nonostante siano passati quasi 8 anni da quei tragici eventi, quando la regista si è trovata a girare alcune scene dal vero davanti ad un ristorante molte persone si sono fermate allarmate a chiedere se fosse successo qualcosa. «Le persone erano talmente tante» – ha raccontato la regista «che abbiamo dovuto affiggere cartelli che dicevano “queste sono le riprese di un film”»

Valerio Badalotti – taxidrives.it

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