Passeggeri della notte

Mikhaël Hers

Nella Parigi degli anni ’80 Elisabeth affronta la fine del suo matrimonio. Sola, con due figli adolescenti da mantenere, viene assunta in radio, dove lavora di notte; al termine del suo turno, tornando a casa, incontra Talulah, un’adolescente senza fissa dimora. Elisabeth decide di ospitarla ed è una decisione che porterà forti cambiamenti nella sua famiglia, con nuovi inciampi e inaspettate gioie, facendo intravvedere la possibilità di un inedito equilibrio affettivo.

Les Passagers de la nuit
Francia 2022 (111′)

  È il 1981 e in Francia Mitterand è stato appena eletto Presidente della Repubblica, provocando grande entusiasmo tra i cittadini. Inizia così I passeggeri della notte, con lunghe inquadrature dello scorrere del traffico in una Parigi evanescente e ovattata. E tutto il film gioca con questa sensazione di transitorietà, nell’arco di sette anni, mettendo in scena la vita di Elisabeth (Charlotte Gainsbourg), madre di due figli adolescenti da poco separatasi dal marito e bisognosa di ricostruire la propria vita. A partire dalla ricerca di un lavoro. Dopo vari tentativi fallimentari, troverà impiego come centralinista presso un programma radiofonico notturno condotto da Vanda, donna di polso, emancipata e indipendente, che farà da guida ad Elisabeth nel suo percorso di rinnovamento. Proprio durante una di queste notti passate a scremare le chiamate in arrivo, Elisabeth incontrerà Talulah, una giovane vagabonda venuta a raccontare la sua storia ai microfoni della trasmissione. Elisabeth decide di accogliere la ragazza in casa, dandole un posto dove dormire. La sua presenza porterà un inaspettato vento di cambiamento e introspezione per tutti i membri della famiglia. Sullo sfondo il XV Arrondissement parigino, ricostruito attraverso filmati d’archivio e riprese in 16 e 35 millimetri. Il film di Hers scivola via con ritmo lento, così come la vita di Elisabeth, fatta di momenti quotidiani divisi tra famiglia e lavoro, tra il ruolo di madre e la voglia di riscoprirsi come donna. I passeggeri della notte è un film di atmosfere impalpabili, di momenti sfuggenti ed apparentemente banali, di incontri casuali eppure segnanti. Hers costruisce la cornice del film attorno a eventi storici e omaggi cinematografici, da Le notti della luna piena di Éric Rohmer a Le Pont du Nord di Jacques Rivette. Ricrea gli anni ‘80 attraverso cenni e riferimenti apparentemente casuali, che quasi sfuggono all’attenzione, appoggiati delicatamente tra un’inquadratura e l’altra, senza il bisogno di caricarli di simbolismi non necessari. 

I passeggeri della notte è un film sul senso della famiglia, la cui identità prende forma anche attorno a oggetti e luoghi – la casa prima di tutto – dai quali prima o poi ci si dovrà distaccare, per ritrovarsi altrove, in un altro tempo, senza avere perso il senso di sé, ma aprendosi alla possibilità di un nuovo inizio. Ma è anche un film di fantasmi, di persone rievocate ma mai mostrate (come l’ex marito di Elisabeth), di voci senza corpi (come quella di Vanda per gli ascoltatori notturni), di presenze che scompaiono nel nulla così come sono arrivate, per poi improvvisamente ritornare (Talulah). Un ventaglio di individui che appartengono a quel mondo d’immagini sfocate che è la memoria e che Hers riesce a tradurre perfettamente sullo schermo. I passeggeri della notte siamo noi, che attraversiamo la nostra vita e le vite altrui d’inciampo, con profonda leggerezza, segnati da drammi e conflitti che non serve sviscerare. Dopo il racconto dell’attentato terroristico in Quel giorno d’estate, il regista torna agli anni della sua infanzia con un film che sembra fluttuare nel tempo e nello spazio, mettendo al centro un nucleo familiare che resiste alle fratture. Un film esistenziale che si affida senza riserve alla raffinatezza della messa in scena, ai gesti semplici, alla purezza d’animo dei suoi protagonisti.

Chiara Zuccari – sentieriselvaggi.it

  “Ci sono persone che, appena le vedi, hai l’impressione di averle sempre conosciute”. Questa sensazione inspiegabile, ognuno di noi l’ha sperimentata almeno una volta. In questa zona intermedia, che cancella naturalmente le differenze artificiali e dove vicinanza e distanza, comprensione e mistero si intrecciano, si muove come un pesce nell’acqua il regista francese Mikhaël Hers, ormai maestro nell’arte di restituire i sentimenti indicibili della vita, i frammenti che intrecciano destini ordinari (e universali). Passeggeri della notte, presentato in concorso alla 72ma Berlinale, segna una tappa di pura decantazione in questa ricerca cinematografica del regista che volta completamente le spalle ai personaggi “over the top” e alle manipolazioni drammatizzanti per tracciare percorsi fluidi sulla mappa della vulnerabilità, della sensibilità, degli sguardi e della gentilezza verso gli altri. Un tuffo nell’intimità di una famiglia a cui il film offre la vasta cornice di Parigi, la temporalità romanzesca di una trama lunga sette anni e ruoli molto belli per un cast guidato alla perfezione da Charlotte Gainsbourg. “Devo trovare un lavoro, e in fretta! – Come fai? Non hai mai lavorato”. Dopo un breve prologo nel 1981, nelle strade di Parigi esultanti per l’arrivo della sinistra al potere, Les passagers de la nuit si trasferisce da una torre Beaugrenelle in un appartamento di famiglia con vista sulla capitale e sulla Senna. Lasciata dal marito, avvilita e piena di dubbi sulle sue capacità, Élisabeth (Charlotte Gainsbourg) deve assolutamente reinventarsi in una vita quotidiana che condivide con i suoi due figli liceali: Judith (Megan Northam) e Matthias (Quito Rayon-Richter). Il caso e la necessità la porteranno a un lavoro come centralinista in un programma radiofonico notturno condotto da Vanda Dorval (Emmanuelle Béart) che gli ascoltatori chiamano per parlare di sé, del proprio passato, della propria infanzia. Lì, una sera, appare Talulah (Noée Abita), una ragazza diciottenne vagabonda, che Elisabeth decide di aiutare e accogliere, e che non lascerà indifferente Matthias (15 anni) prima di scomparire e poi riapparire dopo quattro anni, quando le vite degli uni e degli altri sono andate avanti…
Accompagnando il suo ritmo calmo con un’abbondanza di sequenze sottilmente incorporate in questo lungo racconto (la sceneggiatura è elaborata dal regista con Maud Ameline e Mariette Désert) e intervallate da numerose immagini d’archivio (tra cui un breve estratto da Le Pont du nord di Jacques Rivette) di una Parigi trasformata in un vero e proprio personaggio nel film, Les passagers de la nuit (che rende anche omaggio a Le notti della luna piena di Éric Rohmer) si dispiega in modo molto armonioso nel suo tono esistenzialista. Ritraendo la vita e il tempo che passa, Mikhaël Hers dipinge meravigliosamente tutte le microemozioni del presente che alimentano le incertezze del futuro, le forze e le debolezze umane nella loro massima semplicità, la densità dei legami affettivi. Nel suo stile che fluttua con disinvoltura sulla superficie del mondo e degli eventi, come finissimo sensore di atmosfere contenute, di piccole essenziali digressioni, il regista firma un’opera profondamente toccante, quasi senza tempo (anche se l’atmosfera, soprattutto musicale, degli anni ’80 è magnificamente ricostruita) e perfettamente non ostentatoria. Come sottolinea uno dei personaggi, “potremmo non aver avuto la vita che pensavamo di condurre quando siamo arrivati, ma questo posto ci è piaciuto”.

Fabien Lemercier – cineuropa.org

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