1988. Joon-Kyeong vive in un piccolo villaggio. Il paese ha una ferrovia che lo attraversa, ma non ha una stazione ferroviaria. Il sogno di una vita di Joon-Kyeong è quello di avere una fermata della ferrovia nel suo villaggio. Prova diversi modi per costruire una stazione, tra cui scrivere dozzine di lettere al presidente sudcoreano.
Miracle: Letters to the President
Corea del sud 2021 (117′)
Premio del pubblico al Far East Film Festival
Seppur romanzata, la storia narrata nel film si basa su un episodio reale: la costruzione di una piccola stazione ferroviaria nell’isolata campagna coreana per iniziativa privata. Siamo in un piccolo villaggio della provincia del Gyeongsang del nord, nella Corea centrale, dove non ci sono strade ed il treno non ha fermate; l’unico modo per arrivarci è un lungo cammino lungo le rotaie, tra tunnel bui e ponti sospesi sul fiume, un dantesco girone dei dannati per anime incolpevoli che punisce con la morte ogni minima disattenzione o una semplice sorte avversa. È qui che vive Jun-gyeong, genio in erba della matematica, con il padre (macchinista spesso assente da casa) e la sorella Bo-gyeong; testimone sin da bambino di terribili incidenti, il giovane coltiva il sogno di costruire una stazione ferroviaria per il proprio villaggio, che permetta agli abitanti un viaggio sicuro. Siamo negli anni Ottanta, il mondo è in pieno boom economico, nella Corea del Sud iniziano a farsi strada le istanze democratiche; è il momento in cui i sogni possono divenire realtà. Ecco allora Jun-gyeong scrivere regolarmente lettere al Presidente per chiedere la costruzione della stazione; aiutato dalla compagna ed amica Ra-hee, otterrà infine l’agognato permesso ma non la messa in opera. Ed eccolo, il miracolo: l’intero villaggio si adopera per edificarla, mattone dopo mattone. Ora, manca solo che il treno vi si fermi. Il sogno di Jun-gyeong è a un passo dall’avverarsi; perché ciò avvenga, nella dinamica epica del film, occorreranno chiarimenti tra padre e figlio e rivelazioni oniriche e commoventi, che porteranno lo schivo protagonista a realizzare anche la sua vita come genio matematico. Miracle: Letters to the President è un inno al potere dei sogni; con grazia e delicatezza, Lee Jang-hoon tratteggia la storia ed i suoi protagonisti facendoli vibrare di passione, che sia inespressa o palesata, raccontandola altresì con immagini suggestive ed evocative ma con tocco leggiadro, coinvolgendo empaticamente lo spettatore sia nel dramma che nella commedia; non mancano infatti, nella equilibrata costruzione della narrazione, momenti di commozione intrecciati con altri di candida comicità, di cui memorabile rimarrà il saluto finale di Jun-gyeong e Ra-hee sulle note del Tempo delle Mele, quella Reality di Richard Sanderson che proprio in quegli anni faceva sognare i giovani adolescenti di tutto il mondo.
Michela Aloisi – cinemaclandestino.it
Negli anni 80′ un piccolo villaggio della Corea del sud vive isolato senza una strada asfaltata o una fermata del treno che lo connetta al resto della nazione. Gli studenti e i lavoratori devono camminare sui binari per raggiungere a piedi una stazione vicina correndo il rischio di essere travolti da un treno in ritardo o in anticipo. C’è un ponte strettissimo che collega l’ultima parte del tragitto ad una galleria, se si resta incastrati fra il ponte e la galleria ed un treno sfreccia in arrivo la morte è certa. Joon (Park Jeong-min) da bambino ha vissuto un’esperienza traumatica e non ha mai smesso di scrivere al Presidente della Corea per chiedere la costruzione di una piccola stazione a ridosso del villaggio. Naturalmente le lettere di un bambino prima e di un giovane liceale dopo non sono mai state accolte. Arrivato al liceo Joon è ormai un riconosciuto genio della matematica ed il suo talento gli permette di ottenere risultati nazionali nelle gare di abilità. Con l’aiuto di una ragazza innamorata di lui (Im Yoon-ha) proverà a sostenere la più difficile gara di matematica della Corea per ottenere di essere premiato dal Presidente e potere così sostenere la sua causa. Purtroppo, anche in questo caso, il Presidente si rivelerà assente. Mentre Joon è combattuto fra l’amore per la sua giovane compagna di studi, il desiderio di lasciare il villaggio per sostenere una prova di abilità che lo porterebbe all’Accademia aerospazile della N.A.S.A. e la battaglia per la creazione di una stazione, la ragazza deve fare i conti con il suo rapporto doloroso con il padre che solo la sua sorella maggiore, con cui sembra vivere da solo nel villaggio, riesce a stemperare. Un film ricchissimo di colpi di scena dove i segreti più inquietanti del racconto vengolo lentamente svelati verso la fine stravolgendo l’incipit della storia e rivelando che esiste un film diverso e tutto da scoprire.
Quella di Miracle, Letters to The President è una storia che sembra fino agli ultimi minuti un delicato dramma realista con toni da commedia, salvo poi mostrarsi verso l’ultima mezz’ora prima film fantastico e poi dramma tragico fino ad un epilogo molto più leggero e ricco di ironia. Non stupisce quindi che il film abbia convinto il pubblico del festival data la forza empatica del racconto, l’alta qualità delle maestranze in campo e l’originalità dell’intreccio che cambia parametro a sorpresa più di una volta rimanendo avvincente e confermando una sua natura originale in effetti fuori dal comune. Lee Jang-hoo, regista e sceneggiatore del film, è alla sua opera seconda ed in entrambi i casi i suoi film sono caratterizzati proprio dall’utilizzo di argomentazioni fantasy che irrompono in un racconto che ha sempre forti caratteristiche realiste e minimaliste e che si mostrano lentamente come opere in grado di accogliere tematiche di genere del tutto imprevedibili rispetto alla logica apparente iniziale della scrittura. Il risultato del pubblico italiano che ha partecipato al FEFF 2021 indica chiaramente che l’autore coreano è sulla strada giusta e data la sua cifra stilistica piuttosto diversa dal comune sembra avere un futuro interessante e promettente.
Daniele Clementi – dasscinemag.com