Lynch/Oz

David Lynch

Un documentario che indaga sul rapporto tra David Lynch e la favola americana per eccellenza, Il mago di Oz. In sei capitoli Alexandre O. Philippe analizza da diversi punti di vista il profondo legame – talvolta esplicito come in Cuore selvaggio, talvolta sotterraneo –, aiutato da cinque cineasti (tra cui John Waters) e un critico. Un viaggio nei meandri creativi del regista che ha portato il cinema oltre l’arcobaleno.

USA 2022 (108′)

 Non ci sono dubbi che David Lynch sia il regista più enigmatico e visionario del cinema contemporaneo. Artista eclettico, negli anni è passato dall’arte, al cinema, alle serie tv lasciando sempre il segno e molti interrogativi ai suoi ammiratori. Se c’è, però, un filo rosso che accomuna molte delle sue opere, è il riferimento a Il mago di Oz, il film di Victor Fleming diventato uno dei più emblematici della storia del cinema, che incanta grandi e piccini fin dalla sua uscita, nel 1947. La storia di Dorothy, trasportata da un tornado dal monocromo Kansas al meraviglioso e colorato Oz e che cerca in ogni modo di tornare a casa, ha segnato in maniera indelebile non solo milioni di spettatori in tutto il mondo, ma soprattutto la mente rivoluzionaria di David Lynch.
Alexandre O. Philippe ci guida in questa dichiarata ossessione del regista di Mullholland Drive attraverso l’analisi di diversi esperti che mettono in luce con originalità questo legame, stuzzicando i fan più affezionati del regista.

wantedcinema.eu

 Inquietudine e mistero sono le due caratteristiche del cinema di David Lynch. Chi mai avrebbe immaginato che potesse esserci un legame tra il suo modo di vedere la settima arte e un grande classico come Il Mago di Oz di Victor Fleming? Lynch/Oz, diretto da Alexandre O. Philippe è il documentario che ne dà prova e dimostrazione. Durante un incontro organizzato per l’anteprima italiana dei primi due episodi di Twin Peaks: The Return, David Lynch ha dichiarato “Io non so cos’è che mi attrae de Il Mago di Oz, ma credo che la chiave sia la ricerca della strada per tornare a casa”. Il lavoro di Alexandre O. Philippe è quindi perfettamente calzante e appassionato. È un vero compendio sulle eredità narrativa e visiva del film di Victor Fleming sul cinema a noi contemporaneo. L’onirismo e il surrealismo di David Lynch sono da ricercare in questo capolavoro, così seducenti e accattivanti. Ma quando è cominciata questa ossessione-ispirazione? I temi e le immagini di Il Mago di Oz di Victor Fleming continuano a perseguitare l’arte e la filmografia di Lynch fin dal suo primo cortometraggio. Probabilmente, nessun regista ha tratto ispirazione in modo così coerente e consapevole da un’unica opera. David Lynch è quindi intrappolato nella terra di Oz? Attraverso sei prospettive diverse, il film esplora l’ossessione di uno dei registi più iconici della storia del cinema, guidandoci nella lettura del simbolismo presente in tutte le opere di Lynch. Amato dai cinefili di tutto il mondo, David Lynch è un vero e proprio personaggio di culto. La sua visione attraversa il mondo dell’arte a tutto tondo: partendo dalla pittura, passa per la musica, per arrivare al cinema e alla televisione, firmando capolavori indiscutibili come Velluto blu e Mulholland Drive e una delle serie tv più importanti di sempre, Twin Peaks. Ogni sua espressione artistica, sia essa un quadro, un film o le sue insolite previsioni meteo in diretta su YouTube, sono attese con bramosia dai fan, curiosi di scoprire qualcosa di più su questo enigmatico, visionario regista. A chiunque abbia amato Il Mago di Oz – recentemente tornato nelle sale cinematografiche italiane – questo documentario offrirà sorprendenti spunti di approfondimento e di raccordo con tutta l’opera di David Lynch. Suddiviso in sei capitoli, accompagnati nel loro svolgimento da guide d’eccezione come i cineasti John Waters, Rodney Asher (Room 237), Karyn Kusama (Jennifer’s Body, Destroyer) e David Lowery (Peter Pan & Wendy), il documentario Lynch/Oz ci conduce in un viaggio nell’immaginario americano tra i suoi sogni e le sue paure ricorrenti, lungo il quale il regista Philippe, attingendo con libertà e creatività ai film più iconici di Lynch, crea accostamenti illuminanti.

Margherita Bordino – artribune.com

 L’enigmatico cinema di David Lynch si è da sempre prestato alle più variegate interpretazioni ed elucubrazioni da parte di studiosi e semplici appassionati. Il regista, al contrario, non ha mai amato spiegare o parlare troppo dei propri film, proprio per questo il discorso intorno alle sue opere è ancora più vivo che mai. Ma se le interpretazioni possono essere infinite, le influenze cinematografiche e artistiche sono ben chiare, a cominciare da Il Mago di Oz del 1939. Il classico diretto da Victor Fleming (insieme a George Cukor, Mervyn LeRoy, Norman Taurog, King Vidor) ha creato un immaginario estremamente potente che ha suggestionato intere generazioni per diversi decenni. Lynch/Oz di Alexandre O. Philippe propone questo confronto per tentare di decodificare l’intera filmografia lynchana e omaggiare uno dei film più citati della storia del cinema. A prendere la parola in sei capitoli tematici distinti, sono la critica Amy Nicholson e i seguenti cineasti: Rodney Ascher, John Waters, Karyn Kusama, il duo Justin Benson-Aaron Moorhead e David Lowery. Se a Nicholson è affidata la parte introduttiva riguardo il contesto dell’opera e l’influenza sull’immaginario collettivo, gli altri hanno una maggiore libertà di movimento che sfruttano per raccontare il proprio rapporto col duo Lynch/Oz e fornire una chiave di interpretazione personale. Si passa in un lampo da un film all’altro e da una suggestione all’altra, tanto che in certi momenti non si riesce a stare dietro all’immagine, ma è un piacere più che una fatica. Le opere maggiormente “saccheggiate” sono Cuore Selvaggio, Velluto blu e l’universo Twin Peaks nelle sue varie forme (Fuoco cammina con me e Twin Peaks–Il ritorno). C’è chi utilizza un approccio più rigoroso, come Kusama e la sua riflessione sul doppio e dopplegangers (i personaggi di Oz tra realtà e fantasia/i personaggi di Mulholland Drive tra realtà e sogno), e chi come John Waters utilizza l’ironia per creare un triplice accostamento tra lui, Lynch e Oz. Le immagini che restano più impresse sono forse quelle materiali, come le scarpette rosse di Dorothy che ritornano spesso e volentieri ai piedi dei protagonisti lynchani, oppure le onnipresenti tende di velluto, porte di un altromondo dove tutto è possibile e niente è realtà. Ognuno ha la sua chiave interpretativa, ma il senso resta il medesimo, il cinema di David Lynch così come lo conosciamo non sarebbe mai esistito se in quegli anni di maturazione non avesse incontrato il mondo di Oz. Proprio a questo si riferisce David Lowery quando riconosce la forte influenza ricevuta dal cinema di Spielberg durante la sua infanzia. Ogni cineasta ha la sua stella polare, quell’autore o quel film talmente assimilato e digerito da sgorgare involontariamente nel proprio cinema. Il mare magnum di immagini e contenuti che si susseguono sullo schermo sono orchestrati con estrema cura e tengono lo spettatore in un perenne stato di curiosità nell’attesa del film seguente. Lynch/Oz è chiaramente consigliato a chi conosce profondamente il cosmo lynchano, ma anche i neofiti potrebbero perdersi piacevolmente. Lo spettatore deve quindi prepararsi ad un viaggio appassionante e a tratti inquietante, dopotutto si tratta di David Lynch.

Federico Rizzo – sentieriselvaggi.it

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