Lagunaria

Giovanni Pellegrini

Una voce da un futuro lontano racconta di una città scomparsa che un tempo fu tra le più famose al mondo, una città sorta dall’acqua. Tra leggende, riti e dicerie, il narratore descrive una quotidianità fatta di barche, a tratti mitica, a tratti drammatica e poetica, facendo emergere il suo profondo rapporto con la laguna che la circonda, con le sue acque, le sue isole fangose e gli animali che la popolano. Un racconto indefinito alla scoperta di una città unica e fragile che a modo suo parla di ogni città sulla terra.

Italia 2022 (86′)
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  Note di regia 
 Lagunaria mostra le devastazioni del turismo e dei cambiamenti climatici a Venezia è un “avvertimento” degli effetti devastanti del turismo di massa, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici su Venezia, raccontati attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Il regista ha spiegato che questo lungometraggio vuole usare la sua città natale come “specchio e segnale di allarme” altre città europee come Firenze, Roma o Barcellona, tutte molto turistiche, molto sfruttate e che stanno perdendo un po’ la loro identità. Pellegrini denuncia il cambiamento radicale che questa città italiana ha subito da quando era bambino, con un drammatico aumento del numero di turisti che la visitano ogni anno, ma anche a causa delle inondazioni dovute al cambiamento climatico e all’innalzamento del livello del mare (note localmente come “fenomeni di acqua alta”). Per quanto riguarda il turismo, il suo impatto è stato decisivo nella struttura non solo economica, ma anche demografica e sociale di una città che, dice, perde un migliaio di residenti ogni anno, tra l’altro a causa della scarsa offerta di appartamenti in affitto perché le normali abitazioni sono state trasformate in alloggi turistici (Airbnb). Il regista esemplifica questo cambiamento anche nel fatto che “nella piazza dove vivevo da bambino c’erano trenta bambini che giocavano a calcio ogni giorno… ora ce ne sono solo due” il che ha portato alla chiusura di scuole ma anche di negozi normali, che vanno scomparendo.

L’inquinamento della laguna è un altro dei problemi che Pellegrini descrive nel film e che definisce come un pericolo derivante dall’agricoltura intensiva e dall’attività industriale del XX secolo. Anche se le fabbriche che hanno causato l’inquinamento sono ormai quasi tutte abbandonate, la devastazione ambientale che hanno causato è ancora lì e “ne soffriamo nel pesce che compriamo al mercato”. La maggior parte del film è stata girata nel 2020, una volta terminato il confino più severo imposto dalle autorità in seguito all’epidemia di coronavirus, che ha ostacolato la produzione e “reso molto difficile trovare personaggi” interessanti. Allo stesso tempo, però, “la situazione ci ha dato una visione incredibile e diversa della città, quasi una fortuna per portare a termine un film interessante”.

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