Killers Of The Flower Moon

Martin Scorsese

Anni Venti. Nella contea dell’Oklahoma, dove sono insediati gli Osage, sono stati scoperti diversi giacimenti di petrolio e parallelamente si sono verificati una serie di omicidi, aventi come vittime alcuni cittadini facoltosi della tribù indiana locale. La vicenda gira attorno a Ernest Burkhart, giovane reduce della Grande Guerra che sposa l’indiana Mollie, e a suo zio William Hale, vice-sceriffo della riserva soprannominato “Re”, che si atteggia a benefattore e amico degli Osage… Ben presto arriva però l’FBI che avvierà un’indagine sui decessi sempre più sospetti.

USA 2023 (206′)

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  Deprivata e rinchiusa in una riserva a metà Ottocento, la nazione Osage divenne improvvisamente ricca negli anni Venti del secolo scorso dopo la scoperta del petrolio nei loro territori, accendendo così l’avidità della comunità bianca dell’Oklahoma, pronta a tutto per impossessarsi di quelle inaspettate ricchezze. E Scorsese, partendo dal libro-inchiesta di David Grann, ricostruisce quei fatti raccontando di un Paese che pensava solo ad arricchirsi e disprezzava chi considerava inferiore, come appunto i nativi: un film che è un viaggio dentro le tante facce del male, ingenua e malleabile quella del nipote tornato senza arte né parte dalla Prima Guerra Mondiale, luciferina e insinuante quella dello zio pronto a trasformarsi in un autentico burattinaio di morte. Il film diventa così una discesa nell’inferno dell’immoralità, in un mondo dove tutto sembra permesso e i sentimenti vengono calpestati dall’avidità: l’altra faccia di un West senza regole e senza miti, dove è svanito anche quel po’ di fascino che in passato avevano saputo esercitare i “cattivi ragazzi”. E nello sguardo smarrito di DiCaprio, costretto alla fine a farsi carico delle proprie azioni, c’è tutto il senso di un film che non si dimentica.

Paolo Mereghetti – iodonna.it

Un film memorabile è il grande protagonista del cinema in sala: dopo la presentazione al Festival di Cannes di quest’anno, è arrivato nei nostri cinema Killers of the Flower Moon, il nuovo lungometraggio di Martin Scorsese con protagonisti Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Tratto dall’omonimo libro-inchiesta del 2017, scritto dal giornalista americano David Grann, il film è incentrato su quanto accaduto nella contea di Osage all’inizio degli anni Venti del secolo scorso. In quell’area erano stati scoperti diversi giacimenti di petrolio e parallelamente si erano verificati una serie di omicidi, aventi come vittime alcuni cittadini facoltosi della tribù indiana di Osage. Essendo questi ultimi tutti proprietari di territori ricchi del pregiato “oro nero”, le autorità hanno avviato un’indagine sui decessi sospetti. Aperto da una sequenza che mostra un suggestivo rituale dei nativi americani, Killers of the Flower Moon è un film che descrive con grande attenzione e rispetto le tradizioni della tribù, regalando inoltre una serie di sequenze dal sapore mistico di fortissima suggestione. Nonostante le circa tre ore e trenta minuti di durata, il copione è sempre appassionante, privo di cedimenti, classico e moderno allo stesso tempo. Scorsese ha compiuto ottant’anni, ma si conferma un regista con un occhio fresco e pronto a cogliere tanti aspetti che toccano il passato e il presente della sua nazione, come dimostrato anche dal suo meraviglioso lungometraggio precedente, The Irishman del 2019. Scritto dal regista insieme a Eric Roth, Killers of the Flower Moon è una lenta discesa negli abissi dell’animo umano, capace di scuotere e inquietare per lunghissimi tratti della sua narrazione. Oltre che essere un’importante cartolina storica, è anche un film politico, che mescola generi e stili, rimandando al grande cinema americano del passato – quello degli anni 50, in primis, con richiami alle pellicole di Elia Kazan o a Il gigante di George Stevens – e a tanti altri capolavori del regista di Taxi Driver e Toro scatenato. È inoltre un piacere veder recitare insieme due dei più grandi attori “scorsesiani” – è la sesta collaborazione tra il regista e DiCaprio; la decima tra Scorsese e De Niro – che danno vita a un duetto straordinario: entrambi in ottima forma, i due protagonisti sono il valore aggiunto di un film di cui sentiremo parlare ancora a lungo. L’ennesimo straordinario tassello di quel magistrale mosaico che è la filmografia di un regista che continua a dare vita a un cinema intenso, personale e semplicemente enorme per ambizione e contenuti. Un cinema unico, di cui non possiamo proprio fare a meno.

Andrea Chimento – ilsole24ore.com

Un film di Martin Scorsese. Basterebbero queste parole per descrivere Killers of the Flower Moon, pellicola in cui ritroviamo tutte le principali tematiche e ossessioni dello straordinario regista americano: dall’alienazione post bellica di Taxi Driver al racconto simbolico della nascita degli Stati Uniti come in Gangs of New York, passando per una cinefilia che parte dal grande cinema muto (da Griffith ai western dell’epoca) per arrivare a Il gigante di George Stevens. A tutto questo, però, si aggiunge un purissimo piacere per lo storytelling che Scorsese non aveva mai sperimentato così tanto in precedenza. Alla base c’è l’omonimo libro-inchiesta del 2017, scritto dal giornalista americano David Grann, che Scorsese e lo sceneggiatore Eric Roth hanno adattato per il grande schermo in maniera mirabile, regalando una vera e propria goduria relativa all’arte del raccontare: si mescolano stili e generi – dal western al gangster, passando per il cinema processuale – in questa potentissima sarabanda di registri e di emozioni. Tra le tante sequenze che richiamano le tradizioni dei nativi americani, c’è spazio per momenti profondamente spirituali e commoventi, a partire dall’addio di un personaggio in cui Scorsese crea uno straordinario montaggio alternato, tra ciò che vede la donna che sta morendo attraverso il suo cuore e il suo spirito e ciò che la mera realtà ci offre davanti agli occhi. All’interno di una pellicola che scava in maniera feroce negli abissi più reconditi dell’animo umano, c’è però spazio per passaggi di purissima commedia: tra i memorabili duetti tra De Niro e DiCaprio ci sono anche momenti di grande leggerezza, in cui si percepisce il divertimento che attori e regista hanno voluto regalare e regalarsi. In questa mescolanza di tantissimi spunti estetici e stilistici, c’è inoltre il disegno generale di una produzione che vuole anche raccontare un’importante cartolina storica su una terribile vicenda americana che non va dimenticata. La leggerezza di cui sopra è anche, miracolosamente, quella percepita di fronte alle circa tre ore e trenta minuti di durata: Killers of the Flower Moon vola via in un attimo, come un soffio lieve, grazie a un montaggio ben assestato e a un’ottima colonna sonora, oltre a una attenzione ai movimenti della macchina da presa che certo non stupisce di fronte alla maestria di un autore di tale calibro.

In questo lungometraggio dal sapore epico, ancora uno spazio lo meritano i già citati protagonisti, i due “attori preferiti” del regista che qui si trovano per la prima volta faccia a faccia in un film di Scorsese (…) Fin dal loro iniziale incontro, si percepisce la grandezza di una prova d’attori che verterà su una serie di passaggi fondamentali nella loro relazione, tra le più intense e stratificate di tutto il cinema di un regista che si è messo davvero il cuore in mano con questo lavoro dove si percepisce tutta la sua passione. Il risultato è un film che, nonostante conosciamo bene le tematiche e le modalità tecniche tipiche del suo autore, riesce a stupire per tutta la sua durata, inquietandoci e divertendoci dalla prima all’ultima sequenza. Un grande film. Un film di Martin Scorsese.

longtake.it  

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