All’ovest niente di nuovo

Lewis Milestone

Germania, 1914. Spinti dai convincenti e propagandistici discorsi del loro professore, diversi studenti si arruolano come volontari nella Prima guerra mondiale. Al fronte, però, si accorgono che la battaglia è molto diversa da come gli è stata raccontata dal loro insegnante: niente onori e trionfi, ma soltanto morte e sangue.

All Quiet on the Western Front
USA 1930 (116′)
OSCAR: miglior film e miglior regista

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  Uno dei capolavori del cinema antimilitarista. Prodotto da Carl Laemmle Jr., che spese 1.250.000 dollari (cifra fantascientifica per l’epoca), il film è tratto dal celebre romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque. Milestone ritrae con crudezza e coraggio la “follia della guerra” ribaltando totalmente la prospettiva che il cinema bellico aveva attuato fino a quel momento: All’Ovest niente di nuovo prende, infatti, la prospettiva dei perdenti del conflitto, dei tedeschi le cui speranze vengono sempre più disilluse con il passare dei minuti. Coraggioso e modernissimo è anche il ritorno a casa del soldato che, dopo essere stato al fronte, non riesce più a rientrare in società. Non è però soltanto una questione di spessore contenutistico e narrativo: il film di Milestone è cinematograficamente straordinario, basti vedere in tal senso l’incredibile sequenza del primo assalto francese, in cui il montaggio alternato raggiunge vette raramente toccate in precedenza, con tre differenti carrellate che parallelamente mostrano la linea dei soldati tedeschi, quella dei soldati francesi e la soggettiva di una mitragliatrice che si trasforma nell’occhio della macchina da presa. Una tappa nella storia del linguaggio cinematografico anche per il perfetto uso del “parlato” (nato soltanto tre anni prima con Il cantante di jazz di Alan Crosland) che qui trova una fluidità e una continuità, tra le varie piste sonore, assolutamente innovativa e fin sperimentale. Il finale, con i soldati che si rivolgono con lo sguardo direttamente allo spettatore mentre sullo sfondo si staglia una distesa di croci bianche, è una delle conclusioni più agghiaccianti e memorabili dell’intera storia della settima arte. Alla sua uscita in Germania, provocò reazioni isteriche nel regime: Goebbels capeggiò personalmente delle squadre di picchetti che dovevano impedire l’ingresso nei cinema agli spettatori. La censura, anche in Italia, fece poi il resto e ne impedì la proiezione.

longtake.it

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