Cathy è una chef con il sogno di aprire un ristorante. Tra difficoltà finanziarie e logistiche, accetta alla fine un lavoro nella mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Nonostante inizialmente non sia entusiasta, Cathy col tempo inizierà a legare con i ragazzi, migliorando se stessa grazie ai suoi nuovi amici.
Francia 2021 (97’)
Cathy è una sous-chef con un sogno nel cassetto: aprire un ristorante stellato. Lasciato il precedente lavoro, presso Lyna Deletto, star dei reality di cucina, si ritrova in difficoltà economiche. Per risollevarsi, accetta di lavorare nella mensa di un ricovero per giovani migranti minorenni in una località sperduta fuori città. Louis-Julien Petit ci presenta, all’apparenza, una storia semplice. Comicità ed ironia ci accompagnano per tutta la prima parte del film, un modo per “rilassare” lo spettatore, che si trova ad assistere ad un feel-good movie. Ed è proprio quando meno te l’aspetti che il film colpisce dritto al cuore. Con Le invisibili e ancora prima con Discount e Carole Matthieu, Louis-Julien Petit aveva fatto capire che il suo cinema è un mezzo per parlare di molte realtà difficili. In Si, Chef! – La brigade parla della situazione dei migranti minorenni non accompagnati.
“Sin dalle riprese di Les Invisibles mi sono interessato alla questione dell’integrazione in tutte le sue forme in Francia. Parallelamente alle mie domande, la mia produttrice, mi ha presentato Sophie Bensadoun, sceneggiatrice e documentarista, che aveva l’idea di scrivere una fiction sul tema dell’immigrazione dei minori stranieri non accompagnati attraverso la cucina. Ho trovato l’idea molto interessante, dovevo solo trovare una storia originale e solare. Cosi ho deciso di indagare come faccio per ognuno dei miei film. Ho conosciuto Catherine Grosjean, insegnante di cucina in una classe per minori migranti.”
Lo sguardo di Petit osserva la drammatica situazione di giovani ragazzi che sognano un futuro migliore. C’è chi vorrebbe diventare un calciatore, chi uno chef, chi semplicemente studiare, sogni diversi ma un unico timore, quello dell’espulsione. Solidarietà, uguaglianza, accoglienza, fratellanza sono le parole su cui si riflette quando iniziamo ad intravedere la difficile situazione attuale della nostra società che il film vuole denunciare. Francois Truffaut diceva che al cinema si va per riconoscersi o per divertirsi, Si, Chef! – La brigade diverte, ma è anche uno strumento che tocca le corde dell’anima e porta ad immedesimarsi in quei ragazzi che sperano in una possibilità..
Francesca Lombardo – sentieriselvaggi.it