Vita di David Bowie, star della musica, icona di stile, artista dai mille volti. In un trascinante flusso visivo e sonoro, è il cantante stesso a raccontare la sperimentazione e la ricerca identitaria che hanno mosso la sua incredibile carriera, da Life on Mars al Duca Bianco, fino ad assurgere a idolo pop degli anni Ottanta. “Bowie non può essere descritto. Bowie può solo essere vissuto, ed è per questo che abbiamo costruito il film in modo tale da trasformarlo in un’esperienza da vivere” (Brett Morgen).
È molto più di un documentario. Moonage Daydream di Brett Morgen è un’immersione totale nella vita di David Bowie, nella sua musica e non solo; nell’atelier dove dipingeva e che apriva a pochissimi, nei suoi alter ego (Ziggy Stardust, il Duca Bianco), nei travestimenti iconici che nessuno negli anni ’70 ancora definiva gender fluid ma che hanno influenzato moda e umori di generazioni a venire, nei video inediti e nelle interviste in cui lui stesso si racconta. Dopo la scomparsa nel 2016, a 69 anni, il regista ha avuto accesso all’immenso archivio personale di Bowie con cinque milioni tra filmati e registrazioni inedite, perché l’artista inglese conservava ogni traccia del suo percorso. In quattro anni di lavoro Brett Morgen, 54enne americano già autore di Kurt Cobain: Montage of Heck, è riuscito a restituire un viaggio dove è la stessa voce di Bowie ad accompagnarci nella sua avventura umana e artistica, quasi “station to station”, citando un suo album, raccontando anche le scelte che lo misero alla prova. Come l’anno e oltre trascorso a Los Angeles (1975), città che odiava, “per capire come quell’ambiente avrebbe cambiato la sua arte”, dove girò il suo primo film (L’uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg). Poi – per disintossicarsi in senso lato – si trasferisce a Berlino, inizia a collaborare con Brian Eno, pubblica la trilogia composta da Low, Heroes e Lodger. E siamo solo agli anni ’70.
Valeria Vignale – rollingstone.it
L’icona della musica David Bowie è entrata nella vita del regista di Moonage Daydream, Brett Morgen, quando quest’ultimo era solo un adolescente. Questo film invita gli spettatori a vivere un’odissea audiovisiva accompagnata dalla musica della celebre rockstar che ha fornito a Morgen accesso illimitato ai suoi archivi per realizzare questo docufilm morto nel 2016, due giorni prima dell’uscita del suo album Blackstar che rifletteva proprio sulla morte. Anche se molti potrebbero pensarlo, Moonage Daydream non è il solito film biografico, ma è più un racconto filosofico che condivide i pensieri di Bowie sul tempo, la vecchiaia, e la morte attraverso filmati inediti del cantante camaleontico dentro e fuori dal palco. Morgen ha già fatto documentari su altri artisti come Kurt Cobain e Jane Goodall e per questo ha selezionato materiale tra più di cinque milioni di risorse tra riprese di concerti e diari personali di Bowie. “Più ascolti David Bowie, più impari su te stesso” ha dichiarato il regista. Mentre viveva a Los Angeles nel 1974, Bowie tenne un diario che secondo Morgen era “uno dei più robusti e illuminanti di tutti gli effimeri che ho vissuto”. I diari hanno permesso al regista di vedere come Bowie vedeva il mondo e quindi farlo capire anche agli spettatori con questo film. Si può comprendere nel profondo la sua creatività, l’ispirazione e la sua energia. Nel docufilm è inclusa una scena inedita in cui Bowie canta un medley della sua hit dei primi anni ’70 The Jean Genie e Love Me Do dei Beatles. Il momento è ripreso da un documentario sul concerto del 1979 DA Pennebaker Ziggy Stardust and the Spiders From Mars. Quando Morgen ha scoperto il filmato della performance di Bowie all’Hammersmith Odeon di Londra, che vedeva Jeff Beck alla chitarra, ha immediatamente capito di aver trovato “un Santo Graal per i fan di Bowie”. Quindi anche solo per questa clip vale la pena vedere Moonage Daydream al cinema. “È una delle più grandi esibizioni filmate della carriera di David Bowie” dice Morgen del concerto, che ha segnato l’ultima volta che Bowie si è esibito nei panni del suo alter ego Ziggy Stardust. “E poi è stato messo su uno scaffale per 40 anni. Che dono poterlo condividere in questo modo”. Mi raccomando, restate fino alla fine dei titoli di cosa al cinema perchè c’è una sorpresa. Una canzone di Bowie che vale come un saluto, o meglio un addio al suo pubblico, ai suoi fan. Si sente un po’ di materiale audio inedito registrato per un EPK o una cartella stampa elettronica che aveva realizzato per l’uscita del suo album del 1995, Outside. Morgen ha interpretato questo addio di Bowie più come un promemoria per far riflettere gli spettatori sul fatto che del domani non vi è certezza e quindi bisogna vivere la vita al massimo come se ogni giorno fosse l’ultimo.
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