Il thriller distopico di Kinji Fukasaku è ambientato in un futuro prossimo, in una nazione asiatica non meglio specificata, travolta da una crisi economica e sociale senza precedenti. Quarantadue studenti sono spediti su un’isola remota dove ricevono un’arma con l’ordine di eliminare i propri compagni entro tre giorni. A sorvegliare questo crudele gioco è uno spietato professore (interpretato da Takeshi Kitano). Ha inizio una battaglia all’ultimo sangue in cui il sopravvissuto sarà soltanto uno.
Batoru rowaiaru
Giappone 2000 (114′)
Al suo debutto in Giappone nel dicembre del 2000, Battle Royale suscitò grande scalpore. Fu anche oggetto di discussioni parlamentari e in alcuni Paesi venne censurato a causa della sua eccessiva violenza. Il lavoro di Kinji Fukasaku è una delle opere asiatiche di maggiore successo nel mondo: è stato infatti distribuito in oltre 20 Paesi e in patria è entrato nella top 10 dei maggiori incassi. È considerato uno dei film giapponesi più famosi e uno dei migliori lavori del regista.
Giovanni Gagliardi – larepubblica.it
Quando vent’anni fa lo vedemmo al Torino Film Festival, per Battle Royale fu colpo di fulmine. Prima di Hunger Games e di Squid game, il survival movie aveva un padre nobilissimo proveniente dal Giappone. Il film del 2002 a firma del maestro Kinji Fukasaku è uno di quei cult dal ritmo sfrenato, dal sangue che sprizza ovunque e ininterrottamente, dalla dolenza malinconica dell’essere che tramonta dietro lo sguardo imperturbabile del clown Takeshi Kitano che orchestra in scena una pattuglia di attori adolescenti furiosi e scatenati. Siamo all’alba del nuovo millennio e il Giappone è al collasso. La disoccupazione è al 15%, la criminalità alle stelle, ma sono soprattutto i ragazzi ad essere fuori controllo e in perenne scontro anche violento, perfino mortale con gli adulti. Per questo il governo attua il BR Act, che altri non è che una prova di sopravvivenza su un’isola deserta controllata militarmente dove una classe delle superiori si randella fino alla morte con l’obbligo governativo, e l’avallo dei genitori, che ne sopravviva uno solo. Il sorteggio vuole che tocchi alla classe in gita di Noriko (Maeda Aki) e Shuya (Fujiwara Tatsuya). Una quarantina di alunni con la loro divisina pulita catapultati con un collare esplosivo controllato a distanza in mezzo a foreste, casupole e rocce. Dotati di acqua, pane, e per ognuno un’arma per uccidere e sopravvivere, i ragazzini si devono ammazzare l’un l’altro in tre giorni di prova. A controllare che la gara si svolga nel modo più efferato possibile un ex prof, mister Kitano (Beat Takeshi). Se i primi quindici minuti dentro l’aula, dove Kitano spiega le regole del gioco e intanto pugnala nella fronte una alunna o fa saltare le cervella ad un altro ex alunno che nel passato a scuola lo aveva ferito, sono disincantato humor nero e funambolismi stilistici, il resto del film è pura action con lame, pallottole e frecce che non lascia un attimo di tregua all’occhio abituato dopo pochi istanti perfino al countdown dell’eliminazione fisica elencata con puntualità anagrafica dei ragazzi numerati nelle didascalie.
Se poi ricordiamo che l’azione è condita con stralci di opere classiche (Strauss, ad esempio) otteniamo addirittura un sostanzioso dramma in cui si inneggia alla maniera del ’68 alla ribellione delle giovani generazioni rispetto al sistema. Battle Royale esce nelle sale italiane nel nuovo restauro in 4k della Arrows Film, un director’s cut approvato dagli eredi di Fukasaku che morì a 72 anni mentre nel 2003 stava girando il sequel. Il film uscì nel 2002 con il divieto ai 15 anni in Giappone, ma fu comunque un clamoroso successo al box office (27 milioni di dollari). Ricordiamo che nel 2009 Quentin Tarantino dichiarò il suo amore per il film: “Se c’è un film, tra quelli realizzati da quando ho iniziato a fare il regista, che vorrei aver fatto io, è proprio Battle Royale”. Tarantino utilizzò l’attrice Chiaki Kuriyama (Takako nel film) per il ruolo di Gogo Yubari in Kill Bill.
Davide Turrini – ilfattoquotidiano.it
Da più parti lo si è etichettato semplicemente come una sadica variazione sui meccanismi del “Grande Fratello” televisivo, ma in realtà Battle Royale di Kinji Fukasaku, è un bel pezzo di cinema, politico e pregno di energia. Lo spunto di partenza è una chiara satira dei meccanismi educativi di una società, quella giapponese, tarata sui canoni di un invasivo conformismo, dove i giovani devono scontare le decisioni imposte dall’alto, vestire la medesima divisa scolastica e lasciare scorrere l’oliato meccanismo della società capitalistica. La ribellione generata da un sistema basato su una totale repressione dell’io viene così ingabbiata nelle strette maglie del sadico gioco eponimo, un micidiale meccanismo di eliminazione reciproca attraverso il quale i giovani potranno imparare la “sana” arte della sopraffazione reciproca e diventare bravi cittadini del nostro mondo progredito. L’assurdità della violenza imposta dall’alto e destinata a germinare nei cuori dei ragazzi spaventati è descritta sapientemente con un registro in grado di passare senza soluzione di continuità dal tragico al grottesco. Il parossismo di una situazione estrema, trattata con la disumana normalità dei sistemi statali, è reso molto bene dalla presenza giustamente sopra le righe di “Beat” Takeshi Kitano. Viceversa, i rapporti di forza che si determinano fra i ragazzi denunciano chiaramente la difficoltà della ragione nel trovare una luce fra il totale delirio di una situazione così tristemente possibile, perché così chiaramente vicina al mondo che giornalmente si va delineando.,,
Davide Di Giorgio – sentieriselvaggi.it