Athena

Romain Gavras

Francia 2022 (97′)

 VENEZIA – Che Romain Gavras dominasse la macchina da presa lo avevano dimostrato i suoi video musicali, dal controverso Stress dei Justice ( 2008) al folgorante No Church in the Wild di Jay-Z e KanyeWest ( 2012): qualsiasi sia la tecnica di ripresa scelta, il risultato è di massimo impatto visivo. Con il suo terzo film, Athena, presentato in Concorso, il regista, figlio minore di Costa Gavras, dimostra definitivamente a che risultati tanta capacità tecnica possa portare quando le scelte di linguaggio risultano necessarie rispetto all’oggetto rappresentato..

  Dopo la parentesi grottesca del suo secondo lungometraggio, Il mondo è tuo, Gavras torna ai toni cupi e al tema della rivolta , scegliendo la banlieue come protagonista più che come ambientazione di Athena. Spiega Ladj Ly, co-sceneggiatore insieme a Elias Belkeddar e autore de I Miserabili, premiato a Cannes nel 2019: le banlieue sono polveriere sempre sul punto di esplodere, in cui quotidianamente si cerca di disinnescare i conflitti con la mediazione. A queste due forze fa riferimento il titolo, perchè Athena è la dea della saggezza, ma anche della guerra: nel film viviamo un momento in cui l’equilibrio, sempre precario, tra le due forze si rompe. La miccia è l’uccisione di un ragazzo della periferia parigina perpetrata dalle forze dell’ordine, come un video testimonia: il film mette in scena la diversa reazione dei suoi tre fratelli maggiori.

Da un lato c’è Abel (un intenso Dali Benssalah), il poliziotto integrato, che cerca di capire, di far ragionare gli altri e soprattutto di fermare il precipitare degli avvenimenti; dall’altro Karim, (il giovane e già carismatico Sami Slimane), che guida la ribellione di un quartiere che in un attimo si arma e si chiude come un fortino assediato; più defilato sta Moktar (Ouassini Embarek), capo di un clan, preoccupato solo di salvaguardare i suoi traffici di droga nel caos di un luogo di cui non ha più il controllo. Se il resoconto della trama fa apparire troppo schematico il sistema dei personaggi, ben diversa è l’esperienza della visione. Un travolgente piano sequenza iniziale ci porta dalla conferenza stampa del capo della Polizia all’armeria dove i ribelli si impadroniscono delle armi e poi in una folle corsa insieme a loro fino a chiuderci dentro, nel cuore del quartiere.

Un incipit così ricorda esempi straordinari di film in cui il piano sequenza è usato per immergere lo spettatore in presa diretta in uno spazio (pensiamo per citarne solo uno a Omicidio in diretta di Brian De Palma): qui grazie ad esso penetriamo sempre più in profondità nelle viscere della banlieue, come in un labirinto. Ma in Athena il piano sequenza diventa modalità di ripresa ripetuta, privilegiata , per farci percepire un tempo assillante, frastornante, incombente come in una tragedia greca: ci sentiamo letteralmente investiti dagli avvenimenti, che precipitano con un senso di ineluttabilità, che le parole della ragione e del dialogo cercano inutilmente di rallentare. Dunque un’ esperienza immersiva certamente emozionante, certamente spettacolare, ma anche capace di farci comprendere dall’interno perchè e come in certi “spazi”, dove le non scelte politiche hanno permesso se non favorito la concentrazione di determinati elementi chimici, le situazioni possano esplodere.

Licia Miolo – MCmagazine 76

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