Antoinette, una docente parigina che ha una storia d’amore segreta con un uomo sposato, nonché padre di una sua alunna. Lei aspetta con ansia l’arrivo delle vacanze estive per passare finalmente un po’ di tempo con lui. Quando questi però sarà costretto a partecipare a un’escursione sulle montagne del Parco nazionale delle Cévennes insieme a sua moglie e sua figlia, Antoinette rimasta sola, decide di mettersi sulle tracce dell’uomo che ama e si troverà così ad affrontare un viaggio inaspettato, in compagnia di un asino recalcitrante…
Antoniette dans les Cévennes
Francia 2020 (97′)
Nelle Cévennes, la catena montuosa della Francia Meridionale c’è un cammino lungo 280 km e diviso in dodici tappe chiamato il cammino di Stevenson. Lo si può attraversare in gruppo, in coppia, da soli o in compagnia di un asinello, proprio come fece lo scrittore Louis Stevenson che nel 1879 si mise in viaggio insieme alla sua asina Modestine percorrendo per la prima volta quel cammino tra le montagne, su cui poi scrisse il libro In Viaggio con un asino nelle Cévennes.
È il luogo che Antoniette (Laure Calamy) decide di raggiungere per le ferie estive, spinta un po’ dalla curiosità e un po’ dal desiderio di rivedere presto il suo amante segreto che sta trascorrendo lì le vacanze insieme alla moglie e alla figlia. Io, lui, lei e l’asino inizia come una commedia sentimentale che parla di un amore proibito, di tradimenti e disavventure. Poi però, come fa anche Antoniette, imbocca una strada diversa e inaspettata, che conduce al vero messaggio del film: un incoraggiamento a lanciarsi nel vortice dell’incertezza per vivere esperienze fuori programma e ritrovare sé stessi.
Vignal costruisce una storia semplice, ma non banale, dove incrocia elementi del racconto classico e moderno: il viaggio come metafora della crescita individuale, gli ostacoli da superare, lo smarrimento e l’anti-eroina in crisi esistenziale che deve destreggiarsi da sola per affrontare le sue paure. Anche la fotografia luminosa di Simon Beaufils, i campi lunghi e le panoramiche sul parco bellissimo delle Cévenne giocano un ruolo fondamentale per la storia poiché i luoghi incontaminati del cammino di Stevenson evocano una sorta di ritorno alle origini. L’esperienza dell’escursione in montagna metaforicamente è la necessità di spingersi oltre i propri limiti per conoscere più a fondo sé stessi.
Perciò Vignal decide di proseguire con la storia imboccando il filone dei road movie in stile western, dove l’avventura di Antoniette diventa il pretesto per raccontare un’esperienza d’emancipazione e di formazione personale. La partenza è la parte più difficile: Antoniette deve percorrere 20 km al giorno in compagnia di Patrick, l’asino che le è stato assegnato, un animale mite, ma dal carattere impossibile che poi però diverrà il suo amico più fedele. Il suo personaggio e il rapporto che stringe con Patrick sono il punto di forza del film, tanto che a Laure Calamy l’interpretazione è valsa la vittoria del premio César come miglior attrice protagonista. Nonostante le difficoltà e lo scoraggiamento iniziale, Antoniette scopre che quel viaggio la sta conducendo lontano dalle sue aspettative, ma in un posto migliore, dove non contano tanto le motivazioni che l’hanno spinta ad intraprendere quest’esperienza, quanto quello che l’esperienza stessa le ha insegnato.
Maria Emilia Ambrogioni – sentieriselvaggi.it