Estella (Emma Stone), cresciuta insieme a due ladruncoli dopo essere rimasta orfana, ha la grande occasione per dare una svolta alla sua vita: la Baronessa (Emma Thompson), la stilista più celebre di Londra, la sceglie per lavorare con lei. Estella dimostra un talento fuori dal comune, ma dentro di lei c’è un’altra personalità che potrebbe prendere il sopravvento in qualsiasi momento. Un trionfo di glamour e coraggiosa irriverenza, con una colonna sonora eccezionale.
USA 2021 (134′)
Crudelia, il nuovo film Disney, è quello che non ti aspetti. Pensare all’ennesimo live action nato a distanza di decenni da uno dei grandi classici dell’animazione, infatti, sarebbe riduttivo. Perché è vero che il titolo allude alla famigerata villain de “La carica dei 101”, ma il film è quanto di meno disneyano, nell’accezione zuccherosa e svenevole del termine, sia mai uscito con tale marchio. Deliziosamente diabolico e di travolgente appariscenza, Crudelia presenta qua e là divertenti cenni al celebre cartoon di cui si pone a prequel, ma prende decisamente una strada propria, quella del racconto di come una ragazzina emarginata e stravagante diventi una feroce giovane donna. Insomma, una rilettura completa del personaggio, in modo ora fumettistico, ora rock, ora camp, che dà luogo ad un film consacrato al potere dell’esagerazione.
Estella (Emma Stone) è un’orfana che, nella Londra degli anni Settanta, si guadagna da vivere con piccole ruberie assieme a due amici, Jasper (Joel Fry) e Horace (Paul Walter Hauser), conosciuti dieci anni prima quando, traumatizzata dalla perdita della madre, raggiunse da sola la capitale inglese. La ragazza ha il sogno di diventare stilista di moda e la sua grande occasione arriva quando viene assunta dalla Baronessa (Emma Thompson), leggenda vivente dell’alta moda, e ne diventa la pupilla. Ben presto, però, una serie di eventi e rivelazioni portano Estella ad abbracciare il suo lato più oscuro, quello che aveva già avuto difficoltà a gestire da piccola. Sotto nuova identità si farà chiamare Cruella e, armata di spregiudicato cinismo, programmerà la propria vendetta.
Crudelia è un romanzo di formazione, nonché l’origin story di una “cattiva” da antologia che, in fondo, tanto cattiva non è. Non è certo la prima volta che al cinema viene sdoganato il fascino della malvagità: restando in casa Disney, basti pensare a Maleficent. Qui però c’è qualcosa in più. Si crea empatia con entrambe le personalità della protagonista, quella dolce e solare e quella, appunto, crudele. Fin dalla chioma bicolore, questa ragazza è la sintesi di due femminili all’apparenza antitetici ma che, messi insieme, la rendono libera, determinata e affascinante, una vera icona di sana e creativa ribellione. Crudelia, come personaggio, ha la seduttività di Catwoman e lo slancio vitale ma drammatico del Joker. La sua presunta diabolicità, poi, è assolta perché espressa con estro gigioneggiante e motivata dal pareggiare i conti con qualcuno di molto più mefistofelico. E’ infatti la Baronessa il vero villain del film, creatura dall’egocentrismo elegantemente ironico e dall’anaffettività raccapricciante.
“Crudelia” appare un caleidoscopio di altri titoli: del resto ha lo stesso sceneggiatore de La favorita (sempre con la Stone), la medesima autrice del soggetto de Il diavolo veste Prada (di cui la narrazione, a tratti, è quasi il calco) e, infine, ha alla cinepresa il regista australiano Craig Gillespie, quello di Tonya (altro personaggio a dir poco ambiguo).
Difficile che gli amanti della moda possano trovare una pellicola più visivamente dirompente: i costumi sono un’assoluta meraviglia e spaziano dall’haute couture più raffinato allo street style più punk. Lo scontro, o meglio la difficile coesistenza, tra estetiche diverse fu uno dei capisaldi del fervore rivoluzionario che ebbe nella Londra di quegli anni il proprio epicentro; la colonna sonora rende benissimo questo concetto, amplificando, se possibile, il già roboante gusto per l’iperbole del film. La spinta sull’acceleratore è data da Rolling Stones, Doors, Clash, Supertramp, Queen e molti altri, i cui brani non solo raccontano un modo di essere ma rendono galvanizzante lo spirito già deliziosamente diabolico del lungometraggio. La gara di bravura tra Emma Stone ed Emma Thompson delizia il pubblico ma non ruba la scena ad abiti, trucco e parrucco. Il film va visto per quello che è: il miglior giro di giostra orgogliosamente dark e dall’effetto energizzante visto al cinema in anni recenti.
Serena Pannelli – Il Giornale