Sei aspiranti comici stanchi della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di stand-up comedy si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club. Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro per un programma televisivo. Per tutti è la grande occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima.
Italia 2021 (96′)
Non c’ è attore più solo dello stand-up comedian, quel comico che, in piedi di fronte al pubblico, deve farlo ridere armato solo di microfono e parole. Trentacinque anni fa Gabriele Salvatores gli aveva dedicato uno spettacolo teatrale (dalla pièce dell’ inglese Trevor Griffiths); e oggi lo riadatta per lo schermo. Al termine di un corso tenuto da Eddie Barni, sei aspiranti comici devono esibirsi in un club, alla presenza di Bernardo Celli, che promette di selezionarne uno da portare in televisione. Barni e Celli incarnano due opposte filosofie del mestiere: il primo crede in una comicità capace di scuotere le coscienze; l’altro, che disprezza il pubblico, è certo che basti farlo ridere. Condannati a mestieri di basso profilo, gli allievi sognano di emanciparsi, innescando una competizione di tutti contro tutti. Da Lenny Bruce a Ricky Gervais, gli stand-up migliori sono quelli che mischiano risate e amarezza. Qui i sei personaggi in cerca di fama coprono l’ intero repertorio: dalle battutacce sul sesso al monologo autobiografico, all’ esibizione surreale in stile Grock.
Una volta presentati i vari caratteri, Comedians è un film che ti coinvolge, trovando unità in un tono “malincomico” che alterna battute con momenti drammatici. Salvatores si concede anche qualche citazione colta, come Beckett (“Io ritiro la mia adesione”); ma soprattutto si concentra sugli attori. La sua abilità nell’ utilizzarne anche a contro-impiego alcuni (Ale e Franz, Christian De Sica) è notevole. Se è vero che Comedians è un “effetto collaterale” della pandemia, perché più agevole da realizzare in tempo di restrizioni, non è di certo un film distratto o “minore” della sua filmografia..
Roberto Nepoti – La Repubblica