Dopo vent’anni di matrimonio, Richard scopre che Maria lo tradisce. Lei decide di lasciare il domicilio coniugale e di trasferirsi nell’hotel di fronte, dal quale avrà una vista privilegiata sul suo appartamento, su Richard e sul loro matrimonio. Nella stanza 212 Maria riceverà delle visite inattese dal suo passato, con le quali rivivrà i ricordi di amori sognati e perduti in una magica notte che le cambierà la vita. Una commedia agrodolce dalla tonalità tra il comico e il drammatico, dove la precarietà affettiva e sentimentale convive con un originale registro fiabesco.
Chambre 212
Francia 2019 (86′)
Maria e Richard sono sposati da vent’anni. Una sera lui scopre che lei ha un amante: si tratta di un suo studente dell’università. Non valgono a nulla le motivazioni che Maria adduce. Richard è sconvolto. Lei decide allora di lasciare il domicilio coniugale senza andare però troppo lontano: la stanza numero 212 dell’hotel di fronte a casa. Da lì può avere una visione a distanza sul consorte e sul suo matrimonio. Ma non sarà sola in questa riflessione.
Christophe Honoré da qualche film a questa parte (più precisamente da Les bien-aimés datato 2011) ha abbandonato quella vena che si sarebbe potuto definire tardoadolescenziale secondo la quale era indispensabile provocare lo spettatore con situazioni o strutture narrative spesso fini a se stesse.Anche in questa occasione, intendiamoci, non opta per una sceneggiatura lineare ma ora ogni variazione risulta motivata. Perché non appena Maria si installa nella stanza di hotel di fronte all’appartamento dove Richard non riesce a dormire per il tormento che lo ha assalito nello scoprire il tradimento della moglie, si materializza accanto a lei…Richard. Sì proprio lui ma com’era quando lo aveva incontrato, innamorandosene, due decenni prima. Da quel momento prendono corpo (nel senso anche più sessualmente completo del termine per Richard) e anche parola diverse persone che hanno incrociato il loro percorso con lei nonché la ‘fiamma’ che già in fase puberale aveva acceso Richard.
Honoré si diverte così a rendere fisici e materiali i ricordi che ognuno di noi può avere, mettendoci di fronte a una commedia brillante e ricca di colpi di scena ma anche a una riflessione sul divenire. Sarà anche vero, come affermano i nutrizionisti, che siamo ciò che mangiamo ma siamo anche (soprattutto?) ciò che abbiamo vissuto. Anche quando pretendiamo di potercelo lasciare alle spalle o di trattare le persone con cui abbiamo avuto una relazione come eventi che non lasciano traccia stiamo solo cercando di ingannare noi stessi.
Chiara Mastroianni, attrice che ha attraversato gran parte del suo cinema, si trova qui come consorte Benjamin Biolay, che lo è stato nella realtà, e le viene offerta l’occasione di essere il perno attorno a cui ruota tutta la vicenda potendo anche mostrare come lo scorrere degli anni non abbia lasciato tracce sul suo corpo. Grazie a lei Maria può finalmente e nerudianamente confessare a se stessa di avere vissuto. Cosa che molti, nella realtà, non osano o non vogliono fare.
Giancarlo Zappoli – mymovies.it