Il caso Braibanti

armen Giardina, Massimiliano Palmese

La ricostruzione, tra testimonianze, materiali d’archivio e rievocazioni teatrali, del processo contro l’intellettuale, accusato di plagio ai danni di un ragazzo: un doc doveroso e appassionato.

Italia 2020 (60′)

 1968. Il filosofo, poeta ed ex partigiano Aldo Braibanti viene processato e condannato per avere plagiato il ventunenne Giovanni Sanfratello. Nell’anno in cui si aveva il culmine di un percorso di rinnovamento e di liberazione l’Italia assisteva a un rinnovato processo alle streghe. In un mondo che tende all’amnesia politica e sociale ogni giorno di più non è solo importante ma addirittura necessario che ci sia chi, come Giardina e Palmese, tolga qualsiasi alibi all’oblio riproponendo vicende che i meno giovani hanno vissuto e dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) ricordare e che i giovani hanno il diritto di conoscere.

Attraverso testimonianze importanti (da Piergiorgio Bellocchio a Dacia Maraini, da Lou Castel a Maria Monti nonché del nipote di Braibanti), ci viene offerta l’occasione di ripercorrere una vicenda processuale che, sotto le mentite spoglie di un reato codificato dal Codice Rocco dell’era fascista e cancellato dalla Corte Costituzionale nel 1981, fu di fatto un processo all’omosessualità. Grazie poi ad uno spettacolo teatrale basato sugli atti processuali è possibile sentire pronunciare accuse che anche il più convinto assertore dell’eterosessualità non può non considerare come riemerse da un passato oscurantista e privo di qualsiasi senso non solo civile ma più semplicemente ed ampiamente ‘umano’.

Le formiche, della cui vita Braibanti era un riconosciuto studioso e che rappresentano l’interpunzione visiva dei capitoli del documentario, fortunatamente per loro non hanno potuto assistere alle intemerate arringhe dell’accusa. Quello poi che fa ulteriormente riflettere è come all’epoca si facesse ancora uso dell’elettrochoc come strumento terapeutico per ‘convincere’ un soggetto recalcitrante come Sanfratello della necessità di mutare parere.


C’è il titolo di un quotidiano (che purtroppo fa pensare ad altri titoli che tutt’oggi campeggiano su alcune pagine) che riassume il senso di quegli attacchi e di quei metodi: in esso in pratica si afferma che se Sanfratello non accusa Braibanti significa che non è ancora guarito. Il limite della decenza era ampiamente superato.

Giancarlo Zappoli – mymovies.it

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