Emma Woodhouse è una giovane donna bella, intelligente e un pò viziata, molto lontana dall’idea dell’amore romantico. Disinteressata sentimentalmente agli uomini, ama combinare matrimoni per gli altri. La sua inesperienza la porterà a commettere errori, a vivere relazioni sbagliate, compiendo passi falsi prima di trovare l’amore che invece è sempre stato davanti a lei. Nuovo adattamento del romanzo di Jane Austen, acuto e stimolante, che sa ridurre le derive patinate restituendo una briosa e graziosa immagine di una delle eroine più irriverenti della letteratura britannica.
Polonia/Francia/Germania 2016 (100′)
Sull’onda della popolarità di film di ambientazione storica come Downtown Abbey, Piccole donne, The Crown e La Favorita, Emma, diretto dall’esordiente Autumn de Wilde, è l’ultimo arrivato di questa saga che ha per protagoniste donne fuori dal comune. (…)
Giunto ormai alla sua quarta trasposizione cinematografica, Emma è probabilmente uno dei più brillanti romanzi di Jane Austen. Pubblicato nel 1815, due anni dopo Orgoglio e pregiudizio, Emma racconta le vicende di una ventunenne presuntuosa, bella, benestante, colta che, consapevole delle sue qualità, conduce una vita da privilegiata, stimata e coccolata da tutti, senza risparmiarsi pettegolezzi dettati dal pregiudizio e dalla superficialità. Vanitosa e viziata, Emma Woodhouse (qui ben interpretata da Anya Taylor–Joy, una bellezza inconsueta) trascorre il suo tempo creando e disfacendo coppie e matrimoni, facendosi cupido del piccolo villaggio di Highbury. In particolare, Emma si prende a cuore la storia di Harriet, giovane orfana che vive in una comunità femminile di religiose. Le due diventano amiche inseparabili e Emma fa di tutto per inserire l’amica nel proprio contesto sociale, un po’ per altruismo un po’ per soddisfazione personale. La caccia di un valido marito è sicuramente il primo passo. In un susseguirsi di eventi formali, cene, sguardi e balli, Emma e Harriet si ritrovano in un complesso e comico intreccio di relazioni e di convenzioni sociali che, tra una tazza di tè e una passeggiata in campagna, porta a una serie di fraintendimenti amorosi.
Se, dalle prime immagini diffuse, il film di Autumn de Wilde poteva sembrare un grottesco tentativo di dipingere una Emma millennial dagli innaturali colori pastello, il film si rivela più empatico e sincero del suo trailer, incredibilmente fedele al romanzo e pure divertente. Non a caso, Emma è l’unico titolo di Jane Austen in cui compare solo il nome della sua protagonista. Non servono infatti ulteriori aggettivi a definire la storia. Lei non è solo l’eroina, ma è lei stessa la ragione di vita di questa storia, regista e demiurgo di un sistema fittizio e artificiale, fatto di riti e frivoli corteggiamenti che la giovane e immatura aristocratica ha costruito intorno a sé e per sé, probabilmente frutto di una personale insicurezza e di un incolmabile senso di solitudine.
Smorfiosa e adorabile per natura, Emma è un personaggio per cui è impossibile non simpatizzare. Nonostante le sue malefatte, il pubblico si affeziona a questa giovane molto più ribelle di quanto appaia, che segue le regole allo stesso tempo infrangendole. Rampolla decisamente sopra le righe, Emma non è un personaggio caricaturale o bidimensionale, ma è dotata di una personalità divisa tra ciò che è e ciò che appare, che alimenta il sistema denunciandone l’inadeguatezza.
Il ritmo del film è scandito da tre eventi principali, tre matrimoni totalmente diversi ma in qualche modo collegati fra di loro. Le vicende che portano a queste unioni sono varie e tutte stravaganti, costellate dalle tappe della crescita emotiva e personale di Emma, episodi che la fanno maturare e che la rendono sicuramente una persona migliore. La ragazza, infatti, si muove principalmente in carrozza, protetta e distante dal mondo reale, in una gabbia dorata di riti e di convenzioni che alimenta il suo ego e la sua vanità. La vera maturazione di Emma coincide con le scene in cui la ragazza si muove a piedi, da sola, un po’ intimorita e imbarazzata, solitamente per risolvere alcuni disastri che la sua presunzione ha causato. Rendere visita a Miss Bates per scusarsi dei suoi commenti sarcastici o recarsi casa di Robert Martin per aiutare la sconsolata Harriet sono solo alcuni degli esempi che insegnano a Emma a essere più umile, costringendola a scendere dal piedistallo da cui guardava il mondo dall’alto in basso, per muovere i suoi primi passi in un mondo di responsabilità
Per chi conosce il libro, il film non presenta nessuna sorpresa sul piano narrativo. A stupire è invece il tocco della regista de Wilde, fotografa per la musica e per la moda. I toni pastello e gli straordinari costumi di Alexandra Byrne sono fedeli al momento storico ma anche estremamente moderni, risultato di un’estetica quasi “instagrammiana”, degna di Wes Anderson, che rende il personaggio e la vicenda paradossalmente attuali e vicini a noi. Emma è sicuramente un libro, prima che un film, brillante e moderno che conferma la genialità della scrittrice inglese, a cui de Wilde si affida totalmente per comporre la sceneggiatura. Forse più ingenuo e meno trasgressivo della Marie Antoniette di Sofia Coppola, Emma è un film più bello da vedere che da capire, una briosa e graziosa restituzione di una delle eroine più irriverenti della letteratura britannica che farà sicuramente piacere ai seguaci della Austen e di chi vorrà, attratto dal rosa cipria e dal verde menta delle crinoline, entrare nell’affascinante e sofisticato universo della scrittrice dell’Hampshire.
Valentina Cognini – npcmagazine.it