Kim Hagen Jensen, Tonni ZinckNella casa di campagna dove Mina vive con il padre e il suo criceto arrivano la fidanzata del papà e sua figlia, coetanea di Mina, molto attiva sui social network. La convivenza è tutt’altro che serena e Minna, che sa come accedere al mondo onirico decidendo cosa sognare e cosa far sognare agli altri, pensa di risolvere così il problema. Ma ancora non sa che intromettersi nei sogni altrui può portare a conseguenze disastrose.
Danimarca 2020 (81′)
Mina vive felicemente con il papà e il suo adorato criceto, Viggo Mortensen, quando la nuova compagna del padre, Helen, si trasferisce in casa loro insieme alla figlia. Jenny è coetanea di Mina ma, ai suoi occhi, non potrebbe essere più diversa: dispettosa, fissata con gli abiti di moda e con i social network, e soprattutto determinata a sbarazzarsi di Viggo. Mina è disperata e non può nemmeno contare sulla complicità del padre, che la invita a indossare il “cappello della felicità” e ad essere tollerante. Una notte, però, scopre un buco nella parete del suo sogno e, dietro quella frattura accidentale, un mondo di costruttori di sogni, che lavora alacremente per riempire l’immaginario notturno di ogni essere umano. È così che le viene in mente l’idea pericolosa per cui, se non può cambiare Jenny da sveglia, può però farlo mentre dorme, intervenendo direttamente sui suoi sogni.
Pare che il regista abbia fatto un sogno simile, che ha acceso in lui la miccia di questa storia, ma indubbiamente il mondo del cinema e quello del sogno sono accomunati da sempre, nella teoria così come nella pratica di artisti e spettatori.
Non solo, infatti, i sogni hanno trovato la loro rappresentazione migliore sullo schermo cinematografico, grazie a trucchi, effetti speciali e magie della postproduzione, ma il cinema stesso, per dirla con Bunuel, “sembra un’imitazione involontaria del sogno”. Insieme allo studio di animazione Hydralab, Kim Hagen Jensen ha dunque creato un mondo onirico ispirato direttamente al set cinematografico, nel quale piccoli esseri blu, alle dipendenze dell’ispettore di produzione Morfeo, montano scenografie, dipingono sondali, indossano costumi e interpretano le parti di un copione scritto ad hoc per ogni essere umano che avvia l’azione appoggiando la testa sul cuscino.
Un’idea efficace, che mutua parecchie intuizioni visive da un capolavoro della Pixar, Inside Out, ma che resta soprattutto un’ambientazione, lo sfondo o il set, a sua volta, di un racconto sulla difficoltà di accettare i cambiamenti, soprattutto quando riguardano la sfera affettiva più intima e minacciano le certezze nella delicata età della crescita. Il simpatico personaggio di Gaf, troppo affezionato a Mina per dirle dei no, non è il più memorabile dei comprimari venuti da un altro mondo, ma è l’utile veicolo di un umorismo che stempera i risvolti più angoscianti del racconto e lo mantiene a portata di bambino. Se i sogni sono il modo in cui elaboriamo il nostro vissuto diurno, Dreambuilders si candida ad essere il luogo di un’elaborazione possibile per tanti piccoli spettatori delle tensioni emotive e delle frustrazioni che le separazioni tra genitori e la formazione di nuovi nuclei famigliari portano spesso in dote, o almeno un luogo, colorato e leggero, in cui empatizzare con Mina e sentirsi meno soli…
Marianna Cappi – mymovies.it