Il racconto, in forma animata, di un capitolo della storia di Luis Buñuel. Dopo lo scandalo de L’âge d’or, sulla sceneggiatura di Salvador Dalì, Buñuel è costretto a far ritorno in Spagna, L’ispirazione per la sua terza opera gliela regala una delle zone più povere del paese, nota come Las Hurdes, sita nell’Estremadura. Grazie ai finanziamenti del suo amico, lo scultore Ramón Acín, realizzerà Terra senza pane, un’altra pietra miliare della sua cinematografia.
Buñuel in the Labyrinth of the Turtles
[animazione] – Spagna/Olanda/Germania 2018 (80′)
EUROPEAN FILM AWARDS: miglior film d’animazione
Tratto dalla graphic novel Buñuel en el laberinto de las tortugas di Fermín Solís, Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe parte da un’idea ambiziosa e sulla carta un po’ folle come quella di realizzare un documentario d’animazione sulle riprese di un film cardine della carriera del grande regista spagnolo e riesce a vincere la sfida grazie a una nitidezza d’approccio e un’abilità sorprendenti nel maneggiare la materia. Il modo in cui viene proposta la mente intricata e l’ispirazione tagliente della creatività di uno dei maggiori surrealisti della storia del cinema trova infatti, attraverso lo strumento dell’animazione, una resa indubbiamente vintage e retrò ma anche estremamente raffinata, tanto nel tratto quanto nella sostanza. Il punto di partenza offerto da L’age d’or (1930), importante mediometraggio di Buñuel scritto insieme a Salvador Dalì, è il motore ideale per raccontare i contrasti del cineasta con la società del suo tempo e le pulsioni della sua arte, spalancata costantemente sul baratro delle pulsioni più scomposte dell’essere umano.
Il film animato di Salvador Simò si può leggere così in diversi modi: diario di lavorazione, certificazione della distanza dalla realtà e dalle sue storture attraverso la dimensione astratta e a suo modo allucinata del cartoon, presa di coscienza dialettica tra le dinamiche del set e il prodotto finito e le sue conseguenze sul piano politico e sociale. Il Buñuel qui proposto, pur con qualche passaggio talvolta più macchinoso e standardizzato della media e qualche giro a vuoto, emerge in tutta la sua perturbante modernità senza tempo, con dalla sua un enorme quantitativo di feroci contraddizioni che il film non nasconde evitando, da una prospettiva iconoclasta e dunque prettamente buñueliana, di erigere altari al suo protagonista.
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