Alla fine del 1990, mentre il regime comunista albanese sta ancora cercando di rimanere al potere, un prigioniero politico viene segretamente fatto uscire dal carcere e mandato a Tirana per incontrare un suo vecchio compagno di scuola, ora a capo della delegazione europea che deve valutare se l’Albania ha fatto progressi nel campo dei diritti umani. Ma nulla va come previsto.
Delegacioni
Albania/Francia/Grecia/Kosovo 2018 – 1h 17′
FESTIVAL DI VARSAVIA: Grand Prix
The Delegation affronta la storia politica del paese, mettendola al centro del film, mentre gli elementi drammatici centrali sono ancora forniti dalla complessità del comportamento umano.
È il 1990 in Albania, e il paese sembra orientarsi sempre più verso la democratizzazione, ma il vecchio regime comunista sta ancora tentando di mantenere il potere. Leo, professore e prigioniero politico, viene prelevato dalla sua cella e portato dal barbiere. Senza alcuna spiegazione, guardie carcerarie e agenti lo scortano in auto e poi vanno via. A poco a poco, diventa chiaro che non si tratta di un’esecuzione o di un trasferimento. Gli uomini lo portano a Tirana, dove dovrà testimoniare a favore delle autorità di fronte a un rappresentante delle istituzioni politiche europee che si trova in città. Prima che ciò accada, tuttavia, tutto va storto.
Alimani fa il ritratto di un paese con una società e un sistema politico in cui le cose ovviamente non funzionano più (se mai l’hanno fatto). Il compito di portare un prigioniero politico a testimoniare a favore dello stesso regime che lo ha imprigionato è un azione ridicola e arrogante in sé, ma è resa difficile, se non impossibile, da qualcosa di completamente diverso – l’inaffidabilità dell’automobile, l’arretratezza dell’Albania rurale, le tecnologie di comunicazione difettose usate dagli uffici governativi, e anche dai maniacali, pomposi funzionari, che a volte esibiscono non poco sadismo verso quelli meno potenti di loro. Alimani chiarisce che nessun sistema è opprimente in sé: è reso opprimente da persone che ne approfittano per sfogare il loro odio e le loro frustrazioni sugli altri.
The Delegation mantiene un tono serio per tutto il tempo, ma potrebbe anche funzionare molto bene come commedia oscura e assurda, poiché descrive come i funzionari cercano di sostenere un sistema che è ovviamente in procinto di cadere a pezzi. Alcune parti sono più convincenti di altre, ma la storia del film dimostra quello che gli sceneggiatori sono soliti affermare, che ogni trama è valida solo quanto il suo personaggio cattivo. Ottimamente interpretato da Xhevdet Ferri, Asllan, l’esecutore del regime uscente, chiarisce che il sessismo, il razzismo e l’odio in tutte le loro forme cercheranno un’opportunità per alzare la testa, indipendentemente dalla situazione – il che equivale a metterli in una posizione di potere che è pericolosa.
Tina Poglajen – cineuropa.org