The Brink – Sull’orlo dell’abisso

Alison Klayman

Ritratto di Steve Bannon, ideologo della nuova destra estremista statunitense e stratega di Donald Trump fino alla sua estromissione nell’estate del 2018 e ideologo della nuova destra estremista statunitense. La regista Alison Klayman offre uno spaccato della crociata politica post-Trump dell’ex consigliere.


USA 2018 – 1h 31′

 

Alyson Klaymann, regista e produttrice, insieme a Marie Therese Guirgis, traccia il profilo crudo e senza fronzoli dell’ex stratega di Donald Trump, Steve Bannon, ideologo della destra statunitense, secondo alcuni ancora dietro le quinte del potere. Dal suo allontanamento dalla Casa Bianca, dall’ala ovest con un pessimo karma secondo le parole dello stesso Bannon, fino alla fine della sua campagna itinerante tra Stati Uniti ed Europa, viene disegnato a tinte decise un vero ritratto documentaristico dal taglio incalzante del movimento per unificare tutti i partiti di estrema destra in un programma populista unitario.
L’incipit è inquietante, parte da una visita di Bannon a Birkeanu, occasione per lodare l’industria tedesca nella sua ingegneria industriale istituzionalizzata per eccidi di massa e nella sua capacità di distaccarsi dall’orrore morale, pur essendo esseri umani e non demoni, un prologo spiazzante nel suo lucido cinismo. Stato d’animo che contraddistingue tutta la pellicola e che denota le azioni dell’ex banchiere di Goldman Sachs ed ex direttore del parafascista Breitnart News, seguito dalla regista nelle sue fasi, scandite dalle stagioni, estate, inverno e autunno, vere stagioni della speranza e della semina per un futuro “avanguardista”.


La regia lucida e distaccata smaschera la ferocia composta di Bannon, la sua superbia intrisa di humor, la pericolosità delle sue strategie di visione che fanno leva sulla rabbia della gente, sulla divisione, sull’odio, come il sonno che genera mostri. Si parte dal mercato finanziario per analizzare la politica, in un paragone delle idee che viaggiano come i soldi in un mondo in cui Trump viene visto come un presidente di trasformazione, un vero nazionalista che va contro i globalisti. Bannon viene mostrato nella sua estrema calma, nei gesti quotidiani e ripetitivi, nel suo costruito fascino e nel suo savoir faire, suscitando rifiuto e rabbia e vedendolo scomposto solo in occasione della vittoria dei democratici al congresso. Gli stessi democratici che scorrono in chiusura con la loro politica “giusta” per una gestione più umana dell’immigrazione e della giustizia penale e per la protezione del diritto delle donne, ma tutto comunque lascia un grosso interrogativo, che nasce dalla riflessione di Abramo Lincoln, così caro a Bannon, che faceva notare che “una politica di Stato onesta altro non è che il saggio impiego delle meschinità individuali per il bene pubblico”.

Chiaretta Migliani Cavina – ecodelcinema.com

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