È il racconto, scandito dalle testimonianze dei protagonisti e da materiali d’epoca e d’archivio, dei postumi del colpo di stato cileno dell’11 settembre 1973 che mise la parola fine al governo democratico di Salvador Allende, spianando la strada alla presa del potere con la forza di Augusto Pinochet. La forma è quella classica del film d’interviste, frontali e sincere, toccanti e misurate, che Moretti monta e assembla con grande onestà ed equilibrio, costruendo un discorso organico e di grande impatto, che fotografa con nostalgia un’Italia perduta, popolare e solidale.
Italia 2018 (80′)
Il primo merito di Santiago, Italia è di ritornare su vicende sicuramente conosciute, ma che è sempre bene ricordare, specie in un periodo in cui la democrazia viene data per assodata. Particolarmente accurata è la scelta delle persone intervistate, militanti di sinistra perseguitati dal regime e rifugiati nell’ambasciata italiana. Le modalità con cui centinaia di persone arrivarono nel perimetro della sede diplomatica furono spesso carambolesche, mentre le stanze si riempivano di cileni di ogni età, molti anziani e bambini, dopo la decisione autonoma dell’ambasciatore italiano di accettarli tutti, in mancanza di una posizione chiara del ministero degli esteri di Roma. Una passerella di volti, racconti, personalità molto diverse, dagli artigiani ai professori, dai musicisti agli educatori ai registi come Patricio Guzman. Molti di loro sono poi rimasti in Italia, “madre generosa e solidale, dopo che il patrigno Cile ci ha respinti”. È qui che i racconti si fanno commoventi, quando la memoria rievoca una bambina lanciata oltre il muro come fosse un fagotto, un cardinale pieno di umanità, o gli occhi pieni di luce e nostalgia di chi rievoca quei mesi pieni di gioia per un sogno diventato realtà, seppure per poco tempo. Un’emozione che ha ancora più reso drammatica la sua fine ingiusta, violenta, con la persecuzione di un’opposizione che di fatto non era neanche organizzata o pericolosa, dopo la decisione di Allende di non reagire innescando una guerra civile. Santiago, Italia è universale perché mette al centro l’umanità dell’esperienza di vita di queste persone, di chi le accolse e di poi poi le accettò offrendo loro un lavoro. Il tutto facendo parlare fatti e storie, senza rabbia, solo con lo sgomento dell’emozione di queste persone che diventa l’emozione dello spettatore.
Mauro Donzelli – comingsoon.it