Spagna 2019 (90′)
LOCARNO – Siamo nella Galizia spagnola, territorio aspro, estremo, la ‘finis terrae’ dei Romani, dove tra l’altro si parla una lingua molto più simile al portoghese che allo spagnolo di Castiglia. E, per inciso, paese natale del dittatore Francisco Franco. Qui è ambientato Longa noite di Eloy Enciso, altro bel film del concorso.
La ‘lunga notte’ del titolo è evidentemente è quella (durata più di 40 anni) della dittatura franchista, già oggetto di innumerevoli rappresentazioni, al cinema e in letteratura. Ma l’approccio del regista spagnolo è decisamente originale e affascinante.
Anxo il protagonista torna nella regione dopo molti anni, reduce non si sa se dalla guerra o dal carcere. Già nell’autobus che lo riporta a casa cominciano una serie di dialoghi con le persone più diverse; al centro sempre i ricordi, le impressioni, le recriminazioni sui terribili anni che il paese ha attraversato e sul regime che si sta consolidando.
Lui a volte partecipa, a volte osserva dal di fuori. Ci sono in apertura due barboni che dividono il cibo, una donna che impreca contro la guerra che le ha portato via prima il marito poi il figlio, i muratori incerti su come andrà a finire; ci sono le voci dei resistenti, dei condannati a morte, ma anche quelle dei falangisti, e poi memoriali, diari di guerra. E c’e una lunga scena centrale dei franchisti vincitori che giocano a carte: anche loro hanno le loro idee, dissertano di ricchezza e povertà, di vita semplice, di giustizia; chi avrà avuto ragione?
Le scene di guerra non sono mai mostrate, solo se ne parla, come di un incubo che tutti vorrebbero scacciare. Recitazione straniata, alla Brecht, inquadrature fisse…
Alla fine Longa noite è come un grande collage, una serie di tableaux vivants di rara efficacia. Impossibile non pensare ai lavori più recenti di Roy Anderson (Leone per la regia a Venezia 76 con About Endlessness), ma in una forma meno ieratica, più sentita, più partecipe.
Un po’ teatrale all’inizio, il film scorre via per poi dissolversi nella parte finale in una atmosfera da sogno (o da incubo) col protagonista e i suoi interlocutori che vagano nella notte e nella aspra natura della Galizia. Navigano su un fiume, passeggiano per boschi e spiagge desolate, inseguiti da voci fuori campo. È la tenebra, la lunga notte del franchismo che il paese si appresta ad attraversare e che durerà svariati decenni.
[Piccola nota di attualità. Il 24 di ottobre scorso, la salma del Generalissimo è stata traslata dal mausoleo della Valle de los caidos ad un cimitero comune di Madrid. Sarà che la lunga notte è finalmente finita?]
Giovanni Martini – MCmagazine 52