Diretto e interpretato da John Turturro, il film è lo spin-off del film cult Il Grande Lebowski del 1998. Turturro torna a rivestire i panni di Jesus Quintana, il mitico campione di bowling. Subito dopo essere uscito di prigione, l’uomo si ritrova a far parte di una trio di disadattati, sempre nei guai e sempre in fuga… Ma qualcosa cambia e il viaggio rocambolesco trasformerà un’amicizia nata per caso in una storia d’amore fuori dagli schemi e dalle convenzioni.
The Jesus Rolls
USA 2019 (117′)
Jesus Quintana è tornato. Esce di prigione e si affaccia alla sua nuova vita che ha molto a che fare con la vecchia. Per un incidente rincontra una donna e insieme a lei e al suo sodale Petey intraprenderà un viaggio fatto di crimini, incontri bollenti e scoperte inaspettate.
Ci è riuscito, John Turturro. Erano anni che sognava di firmare il ritorno del personaggio a cui è rimasto più affezionato, quel colorato e bizzarro Jesus Quintana che aveva fatto impazzire i fan all’epoca de Il grande Lebowski dei fratelliCoen. Riprendere un carattere così estroso dopo vent’anni non era affatto operazione semplice né scontata, ma l’arte recitativa di Turturro non risente dello scorrere degli anni e l’effetto nostalgia è assicurato già durante i primissimi minuti di film. La sua vestizione in carcere diventa quasi un rituale per ricostruire e resuscitare il personaggio davanti agli occhi divertiti del pubblico che lo ha amato. Per dare un seguito emotivamente forte al disvelamento iniziale, Turturro inventa un gioco metacinematografico che unisce al suddetto spin-off l’ipotesi di un remake – fedele all’originale solo a tratti – di un altro film, di ben altro respiro e sostanza. Si tratta de I Santissimi, titolo francese del 1974 diretto da Bertrand Blier con un cast d’eccezione formato da Gerard Depardieu, Jeanne Moreau e Isabelle Huppert.
Impossibile giudicare il film senza valutare la cinefila operazione di richiami, citazioni e ammiccamenti continui da cui prende vita. Se da questo nuovo lavoro di Turturro – qui nelle triplici vesti di sceneggiatore, regista e protagonista – ci si aspetta una sorta di Grande Lebowski 2, allora la delusione è dietro l’angolo. Quello su cui vale la pena riflettere, invece, è proprio il tentativo apprezzabile insieme di estraniamento e decontestualizzazione che Turturro impone al suo stesso personaggio: Jesus non cessa di essere il campione di bowling dalla lingua fortunata che ben conosciamo – e non mancherà nel film un tributo alla famosa scena cult firmata dai Coen – ma assume al contempo la dignità di carattere a se stante, l’antieroe che compie un suo viaggio e tra rocambolesche avventure e incontri di varia natura finisce per imparare più di quanto si aspetti. Colleghi di sventure, Jesus e Petey (alias Bobby Cannavale) incontrano a seguito di un incidente la loro compagna di viaggio ideale: disinibita eppure con qualche problema a lasciarsi andare, viene interpretata da una Audrey Tautou effervescente, che tuttavia fatica a tratti a contenere una sua vena smaccatamente comica, se non farsesca.
Più misurata, come sempre, Susan Sarandon, che appena entra in scena fa cambiare totalmente il passo al film, interpretandone il personaggio più maturo e memorabile. Una fresca ex detenuta che torna, per il tempo che lei stessa riterrà opportuno, a riassaporare le gioie della vita. Un piccolo ruolo per un’interpretazione magistrale che fa acquistare spessore al film: di colpo cadono le maschere e restano gli uomini, con le loro fragilità e lo stupore di fronte all’incontro con una donna vera e veramente libera.
Il film prosegue poi sulla via della leggerezza, insistendo molto sul sesso e relativa spicciola comicità, con un tono umoristico sempre al limite del grottesco. Viene fuori ancora una volta il carisma, la versatilità e l’anticonvenzionalità dell’anti-divo Turturro, artista che continua a sfuggire a ogni tipo di categorizzazione. Per fortuna.
Claudia Catalli – mymovies.it