Una grande e bella proprietà in Costa Azzurra. Un posto che sembra essere fuori dal tempo e protetto dal mondo. Anna arriva con sua figlia per qualche giorno di vacanza. In mezzo alla sua famiglia, ai loro amici e al personale di servizio, Anna deve gestire la sua recente separazione e la scrittura del suo prossimo film… Valeria Bruni Tedeschi sa creare con ironia la distanza narrativa necessaria a descrivere un mondo a lei vicino, senza negarne l’appartenenza ma giocando con le nevrosi e le cattiverie che lo attraversano e, soprattutto, a rappresentando sé stessa, tra capricci e ossessioni.
Les estivants
Francia/Italia 2018 – 2h 7′
I maligni sostengono che Valeria Bruni Tedeschi usi il cinema – il proprio, quello che fa come regista e sceneggiatrice – invece di andare dallo psicoanalista, tanto le vicende che racconta (e le persone che coinvolge, a cominciare dalla madre Marisa Borini) sono dichiaratamente autobiografiche. Eppure sarebbe un errore appiattirsi su una lettura semplicemente “investigativa”, per scoprire chi è chi. Troppo facile leggere nella crisi sentimentale tra la protagonista Anna (interpretata dalla stessa Bruni Tedeschi) e il fidanzato Luca (Riccardo Scamarcio) solo l’eco della fine della relazione tra la regista e Louis Garrel. Molto più godibile addentrarsi nel microcosmo estivo che si riunisce in una villa sulla Costa Azzurra, dove Anna cerca di nascondere l’abbandono del fidanzato mentre tutti gli altri invitati, tra cui la sorella interpretata da Valeria Golino, mettono in scena le tante facce della fragilità dei sentimenti. E così, il presunto surrogato di una seduta psicoanalitica diventa una rilettura cechoviana della Regola del gioco di Renoir, dove il gioco delle apparenze finisce per prendere il sopravvento sui dispiaceri e i dispetti che quella strana tribù di “servi” e di “padroni” sembra condannata a scambiarsi l’un l’altro. Raccontando in filigrana le sofferenze e i dolori con cui ogni persona deve fare i conti.
Paolo Mereghetti – io donna
A Venezia 75, Fuori Concorso, con I villeggianti – quarto film da regista – l’attrice torinese, oramai naturalizzata parigina, scrive e dirige un’operetta buffa e un po’ tragica, con una verve dialettica tutta francese e tanti inserti pop all’italiana (Bruni Tedeschi e Golino che cantano Ma che freddo fa) finendo per divertire davvero.
All’apparenza ritratto familiare un po’ snob, con i limiti spaziali alto/basso per la servitù modello Gosford Park, I villeggianti è ambientato in un villone antico e lussuoso sul mare della Provenza dove si riunisce in piena estate la famiglia della regista/sceneggiatrice Anna (la Bruni Tedeschi stessa). Elenchiamoli tutti, i familiari. Perché vale fare la conta del “chi c’è e chi non c’è”. La sorella Elena (una Valeria Golino in versione Carla Bruni); la mamma vera, Marisa Borini, nel film pianista come nella realtà; una zia vera, Gigi Borini; poi ancora un papà che appare/scompare qui cantante lirico nella realtà compositore; il fratello morto come realmente accadde, nel film interpretato da Stefano Cassetti; e infine la figlia vera della Bruni Tedeschi, la piccola Oumy, adottata quando l’attrice faceva coppia fissa con Louis Garrel (che qui nel film sembra tanto il fidanzato di Anna, interpretato da Riccardo Scamarcio, che lascia la protagonista come nella realtà).
Fermiamoci qui. Perché ci sarebbe anche un Pierre Arditi/Nicolas Sarkozy tutto intento a chiedere all’amica sceneggiatrice di Anna (la co-sceneggiatrice del film, guarda caso) cosa significhi essere di sinistra oggi, e a comandare come un ducetto il patrimonio familiare. Peccato che tutti questi indizi non facciano una prova. “È un’autobiografia immaginaria”, ha spiegato l’attrice. E allora via ad un film ttourbillon di incastri sentimentali, scontri verbali e baruffe tra ospiti, suddiviso in tre atti, girato molto di più in esterni giorno che in interni, con sequenze brevi e inquadrature ricamate con elegante fortuità. Al centro del racconto la tenera, maldestra, schizzatissima Anna: il solito specchio in frantumi di sentimenti, affetti, pulsioni, che sembra ricordare la vera Valeria Bruni Tedeschi giunta al villone di famiglia per scrivere un film, come tradizionale mise en abyme vuole, nel quale racconta le sue sfortunate vicissitudini tra cui la morte del fratello.
Davide Turrini – ilfattoquotidiano.it