Frustrato dalla direzione intrapresa dalla Chiesa, il cardinale Bergoglio (Jonathan Pryce) chiede il permesso di ritirarsi a Papa Benedetto (Anthony Hopkins). Di fronte al rischio di scandalo e al dubbio, Papa Benedetto lo convoca invece a Roma. Dietro le mura Vaticane, inizia un confronto tra tradizione e progresso, senso di colpa e perdono.
USA-GB-Ita-Arg 2019 (125′)
“La cosa più difficile è ascoltare la sua voce”. “C’è un detto: Dio corregge un Papa dando al mondo un altro Papa. Voglio ammirare la sua opera”. Sono le parole di Benedetto XVI rivolte al Cardinale Bergoglio ne I due papi (…) Anthony Hopkins interpreta Papa Benedetto XVI, Jonathan Pryce è invece il Cardinale Bergoglio futuro Papa Francesco. Il film, diretto da Fernando Meirelles (regista di City of God e The Constant Gardener – La cospirazione), è scritto da Anthony McCarten, già sceneggiatore di La teoria del tutto, L’ora più buia e Bohemian Rhapsody (…) racconta la storia intima di uno dei passaggi di potere più drammatici degli ultimi duemila anni. Frustrato dalla direzione intrapresa dalla Chiesa, il cardinale Bergoglio (Pryce) chiede il permesso di ritirarsi a Papa Benedetto (Hopkins). Di fronte al rischio di scandalo e al dubbio, Papa Benedetto convoca invece il suo critico più duro, nonché suo futuro successore a Roma, per rivelare un segreto destinato a scuotere le fondamenta della Chiesa Cattolica. Dietro le mura Vaticane, inizia una lotta tra tradizione e progresso, senso di colpa e perdono. Questi due uomini molto diversi affrontano il loro passato per trovare un terreno comune e costruire il futuro di un miliardo di fedeli in tutto il mondo.
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Raccontare la storia di due pontefici entrambi viventi, immaginare di poter spiare le loro conversazioni private e filmare dialoghi ai nessuno ha avuto l’opportunità di assistere è un progetto ad alto rischio. Poteva finire in un disastro e, invece, il film I due papi ha già conquistato la critica in attesa della prova del pubblico. Il merito va in buona parte all’interpretazione dei due attori protagonisti: Anthony Hopkins nel ruolo di Benedetto XVI e Jonathan Pryce in quello di papa Francesco (al quale, tra l’altro, assomiglia moltissimo).
Ma anche alla sceneggiatura di Anthony McCarten che sfrutta al massimo il potenziale di un confronto fra due personalità e due visioni praticamente agli opposti. Che si tratti di grandi questioni di dottrina cristiana, come di minuzie della vita quotidiana. Dal un lato, il papa tedesco che calza babbucce rosse, beve aranciata e ama la musica classica, dall’altro il pontefice argentino che indossa scarpe consumate da predicatore, beve vino rosso e canticchia brani pop.
Il film abbraccia il periodo che va dalla morte di Paolo Giovanni II e dal successivo conclave del 2005 che portò all’elezione di Joseph Ratzinger alle sue dimissioni nel 2013 e alla successiva elezione al soglio pontificio di papa Francesco con flashback sul passato di Bergoglio, in particolare, sugli anni della dittatura militare in Argentina (Bergoglio è stato più volte accusato di essere stato in qualche modo connivente con il regime di Videla). Ma dà il meglio nei momenti di dialogo faccia a faccia tra i due pontefici. In particolare, il loro incontro a Castel Gandolfo immediatamente prima delle “dimissioni” di Benedetto XVI. Con Bergoglio che arriva a Roma deciso a chiedere il permesso di rinunciare alla toga cardinalizia e che si trova, in modo del tutto inatteso, a fronteggiare un pontefice determinato a fare di lui il proprio successore.
Anthony Hopkins e Jonathan Pryce sono mostruosamente bravi. E questo non sorprende. Mentre del tutto inaspettati sono certi scambi brillanti che strappano la risata. Come nella scena in cui Benedetto XVI è forzato a seguire le perentorie istruzioni del suo conta-passi (“Anche un papa deve obbedire e non solo alla voce di Dio”). O come quando Francesco gli accenna il motivo di Eleanor Rigby dei Beatles, e Ratzinger domanda: “Eleanor chi?”.
Enrica Brocardo – vanityfair.it