Anche nel campo profughi di Bourj El-Barajneh (un chilometro quadrato nella periferia sud di Beirut), punto di arrivo di tanti rifugiati, il gioco del calcio è una passione che unisce e dà speranza. Il sogno per i più è quello di tornare a casa, per Stefano, giovane ricercatore italiano, la sfida consiste nell’allenarsi e “fare squadra” con con ragazzi siriani, palestinesi, libanesi, nel documentare una storia umana e sportiva bella da raccontare. Semplice, brillante e malinconica.
Italia/Libano/Palestina 2018 (76′)
Footballization è un lungometraggio dedicato alla vita quotidiana nel campo profughi palestinese di Bourj El-Barajneh, un chilometro quadrato nella periferia sud di Beirut, passato da 25 a 45mila abitanti nel giro di pochi anni, con l’arrivo dei profughi siriani in fuga dalla devastante guerra civile di Damasco.
A Borj el Barajneh, come in tanti luoghi al mondo, si gioca a calcio. Non c’è bisogno di dire quanto il calcio, sport universale e nazionalpopolare in tutti i luoghi, soprattutto quelli più dimenticati, sia giocato e amato da tutti, dai più ai meno giovani.
E non c’è bisogno di spiegare perché un giovane ricercatore italiano, finito a Borj el Barajneh per la sua ricerca, patito di calcio e in cerca di una squadra con cui allenarsi, sia finito a giocare nel’Al Aqsa, la principale squadra palestinese, intitolata alla Moschea di Gerusalemme. Stefano comincia così ad allenarsi con ragazzi siriani, palestinesi, libanesi. A confrontarsi con le grandi leggende del calcio palestinese, con le sfide quotidiane, e con le sconfitte della vita che subisci quando nasci dal lato sbagliato, e capisce che c’è una storia bella da raccontare.
La storia è che Rami, Yazan, Louay e tutti i giocatori hanno un sogno. Quello di tornare a casa, anche se non sanno né quale sia, né come tornarci. La Siria in macerie? Il Libano inospitale? L’inarrivabile Palestina? Non importa, quello che importa è continuare a giocare, e a sognare.
Footballization è un documentario semplice, brillante e malinconico, girato tra Siria, Libano e Palestina che lascia lo spettatore con la domanda che fa da sottotitolo alle riprese: «Chi non sa come tornare a casa?». Una domanda che va oltre il semplice interrogativo che viene posto ai giovani giocatori alla fine degli allenamenti e richiama il ritorno per ora impossibile alla sua terra di un intero popolo.
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