Roma, 1973. Alcuni uomini mascherati rapiscono un ragazzo adolescente di nome Paul Getty III, nipote del magnate del petrolio Jean Paul Getty, noto per essere l’uomo più ricco al mondo e al tempo stesso il più avido. Il rapimento del nipote preferito, infatti, non è per lui ragione sufficientemente valida per rinunciare a parte delle sue fortune, tanto da costringere la madre del ragazzo Gail e l’uomo della sicurezza Fletcher Chace a una sfrenata corsa contro il tempo per raccogliere i soldi, pagare il riscatto e riabbracciare finalmente il giovane Paul. Un thriller dalla messa in scena magniloquente in cui la dinastia dei Getty viene condannata fin dalla prima inquadratura ed esce sconfitta dalla sua stessa sete di potere.
All the Money in the World
USA 2017 – 2h 12′
…Plummer si è preso il ruolo di Getty ed è riuscito a mostrarci perché tutti ricordano il suo personaggio come un miliardario dal cuore di ghiaccio. Non sapremo mai come se la sarebbe cavata Spacey, ma Plummer è riuscito a dare profondità al ruolo basandosi esclusivamente sulla sceneggiatura di David Scarpa, a sua volta ispirata al romanzo di John Pearson. I dettagli del rapimento sono raccontati con efficienza sistematica…
Ridley Scott non ha perso niente del suo talento nel girare storie ricche di suspence: l’appostamento finale è una lezione di cinema, e non c’è un momento in cui Tutti i soldi del mondo non dimostri una regia viva e viscerale. Plummer sprofonda nel suo personaggio, un uomo che preferisce di gran lunga la compagnia della sua collezione d’opere d’arte – che poi verrà ospitata nel Getty Museum – a quella della sua famiglia: intrappolato nella sua personale prigione fatta di ricchezza e sospetto, Getty è davvero una figura pietosa e terrificante. E Plummer lo interpreta con un umorismo acido, emozioni soffocate e abilità magistrale. Nonostante Tutti i soldi del mondo sia la storia superficiale di un dramma accaduto davvero, Ridley Scott ne ha fatto un viaggio grandioso.
Peter Travers – rollingstone.its
Tutti i soldi del mondo (tratto abbastanza fedelmente dall’omonimo libro di John Pearson) è un thriller dalla messa in scena magniloquente, che si dimentica di sviluppareempatia verso i suoi protagonisti. Alcune volte si esagera con esasperazioni di vario genere, come gli inserti in bianco e nero, la fotografia desaturata, dando vita a intrecci spesso farraginosi, dove i flashback allontanano lo spettatore dal fulcro della storia. I dolly e i rallenty stonano con un dramma che dovrebbe essere intimista, e le ingenuità piovono a cascata. Ma nonostante tutto l’ambientazione è affascinante e la parabola sulla caduta del potere non delude. La dinastia dei Getty viene condannata fin dalla prima inquadratura ed esce sconfitta dalla sua stessa sete di potere. Risaltano solo il dolore di una madre e uno scontro generazionale appena accennato.
Gian Luca Pisacane – cinematografo.it