TERENCE DAVIES, classe 1945, otto lungometraggi all’attivo (solo sei giunti sugli schermi italiani), ma sempre uno spazio minimo nel panorama d’essai. Un autore che solo ora con A Quiet Passion ha ottenuto una vera attenzione da parte della critica e un significativo riscontro di pubblico, ma al quale sullo schermo del Lux avevamo già tributato omaggio nel 1990.
Allora furono solo due i film proposti (The Terence Davies Trilogy e Voci lontane… sempre presenti), ora possiamo integrare la panoramica di una cinematografia tanto marginale quanto coerente e stimolante.
Se nei primi anni le opere di Terence Davies sono lo specchio (scuro) di un’appassionata confessione esistenziale, dopo il giro di boa di Il lungo giorno finisce, l’evolversi del suo percorso autoriale ha saputo trovare concretezza grazie a situazioni narrative in cui la componente femminile è predominante e dove il distacco temporale (la campagna scozzese dei primi novecento in Sunset Song, gli anni 40 e 50 di Serenata alla luna e The Deep Blue Sea, la sinuosa ambientazione in costume di La casa della gioia e A Quiet Passion) permette un’intimità di sguardo che distilla dinamiche e sentimenti.
ezio leoni – rassegna cinemainvisibile / settembre-dicembre 2018
per approfondire
sentieri selvaggi.it (Tonino De Pace)
sense of cinema.com (Joanna Di Mattia)