Ove è un burbero 59enne, vedovo e in pensione, che diversi anni fa è stato deposto dalla carica di Presidente dell’Associazione dei condomini, ma nonostante questo ha continuato a controllare l’area del vicinato con dedizione e ostinazione. Quando nella casa vicino alla sua si trasferisce la famiglia di Parvaneh, una ragazza di origine iraniana sposata con uno svedese e madre di due bambine, l’approccio negativo alla vita di Ove viene messo alla prova dando vita a una inaspettata amicizia… Una sorprendente commedia svedese dolceamara, garbata e di surreale umorismo.
En man som heter Ove
Svezia 2015 – 1h 56′
È ossessionato dalle Saab e perseguitato dai colletti bianchi, ha amato un’unica donna, Sonja, la sua specialità è ‘aggiustare’ il mondo, mettere ordine: a casa propria, in quella dei vicini e nel quartiere in cui abita, in un imprecisato paesino della Svezia. Ha 59 anni, è vedovo e non rinuncerebbe per nulla al mondo al suo meticoloso giro di ispezione nel condominio, poco dopo le 6.30, l’ora in cui la sveglia suona ogni mattina ininterrottamente da 43 anni, da quando ha iniziato a lavorare come operaio nelle industrie della Saab. In pensione forzata e in lite perenne con il vicinato – con gli ‘idioti’ che non sanno fare la raccolta differenziata, con la vicina sui tacchi alti e cagnolino al seguito, “una ciabatta con gli occhiali”, con i funzionari del comune, quelle “camicie bianche del cazzo” che si ostinano a passare con la macchina per i vialetti privati del quartiere – ha fatto della meticolosità una regola. Il suo nome è Ove ed è lui il bizzarro protagonista di Mr. Ove di Hannes Holm, film svedese candidato agli Oscar dello scorso anno e miglior commedia europea agli Efa, tratto dal romanzo di Fredrik Backman, L’uomo che metteva in ordine il mondo.
Ove è solo l’ultimo di una lunga serie di burberi cinematografici e come i suoi predecessori è destinato ad affrontare un cammino di redenzione, che per lui comincerà con l’incontro di Parvaneh, la nuova vicina di casa iraniana. Sarà il suo arrivo a mandare a monte il primo degli innumerevoli tentativi di suicidio di Ove, che innescheranno i momenti più esilaranti e grotteschi del film. Mr. Ove porta con sé lo humour della black comedy, la malinconia del dramma, i cieli plumbei di certo cinema nordeuropeo e una velata critica sociale ad alcuni degli aspetti della società svedese affidati alle caustiche battute del protagonista.
Il protagonista Rolf Lassgård dice di essersi ispirato a A proposito di Schmidt e Qualcosa è cambiato, ma anche a Forrest Gump, perché Ove in fondo è un outsider, uno che alle diavolerie tecnologiche del mondo moderno non si è mai abitato, un uomo con le sue convinzioni, disposto a tutto, anche a togliersi la vita pur di raggiungere la sua amata Sonja, perché “non c’era niente prima di Sonja, e non c’è niente dopo”. Ai flashback il regista affida i ricordi del passato, dall’infanzia al matrimonio di Ove, fino alla vita condivisa con l’adorata moglie, facendo correre il film su due binari distinti anche cromaticamente: colori caldi e più accesi per il tempo della giovinezza, toni più cupi per l’oggi, il tempo del commiato. Rolf Lassgård è capace di regalare al personaggio le sfumature che lo rendono profondamente umano, stravagante eppure così pieno di infinita tenerezza, un uomo scontroso che come nella migliore delle tradizioni ha un cuore grande.
Si ride e si piange, seguirete Ove nelle sue invettive contro i giovani, la società, i vicini, lo vedrete vivere del dolore più inconsolabile e vi lascerete guidare dalla sua voce fuori campo in un viaggio che ha il sapore dell’addio.
Elisabetta Bartucca – movieplayer.it