Mary Wollstonecroft, ragazza dall’inclinazione passionale e ribelle, trova uno spirito affine al suo nel poeta Percy Shelley. La giovane coppia alimenta la propria affinità attraverso l’amore per la letteratura e conducendo una vita bohémien che ben presto scandalizza la società conservatrice del tempo. La tragedia, tuttavia, irrompe nel loro idillio amoroso, condannando a morte prematura la bambina nata dalla loro unione. Stremata dal dolore, Mary non si arrende e trova il coraggio e la forza d’animo per trasferire la tremenda sofferenza di quella perdita nella stesura di “Frankenstein”, il primo romanzo fantascientifico della storia della letteratura. Tutto ciò quando l’autrice ha appena diciott’anni… Un film di forte impatto visivo, dal retrogusto classico ed essenzialmente incentrato sulla fragile forza della sua assoluta protagonista.
USA 2017 – 2 h
La madre di Frankenstein partorì il più umano dei mostri che aveva appena diciott’anni.
Ma aveva già vissuto tutto, la giovane e bella donna incarnata da Elle Fanning nel film Mary Shelley: amato e dato scandalo, conosciuto la maternità e il dolore della perdita, la sorellanza e il tradimento. La disillusione e, più di tutto, l’abbandono. La cineasta 43enne Haaifa al-Mansour, che nel 2012 con il sorprendente La bicicletta verde divenne la prima regista donna dell’Arabia Saudita, ha scelto per l’opera seconda un biopic in lingua inglese sull’incredibile vita di Mary Shelley. Racchiude in due anni, dai sedici ai diciotto, il viaggio di formazione che trasformerà la giovane vittima dell’insensibilità maschile in una donna capace di prendere il controllo della propria vita. E l’artista incapace di trovare la propria voce nell’autrice del capolavoro gotico Frankenstein. Anche se, nel contesto letterario dell’epoca dominato degli uomini, potrà vedersi riconosciuta come autrice solo dopo il successo ottenuto dal romanzo in forma anonima…
Arianna Finos – La Repubblica
Come nasce lidea di un mostro, meglio, del mostro per eccellenza? Il film diretto da Haifaa al-Mansour, regista saudita messasi in luce nel 2012 con La bicicletta verde, e firmato dalla sceneggiatrice australiana Emma Jensen, racconta la storia di Mary Wollstonecraft Godwin, autrice di uno dei romanzi gotici più noti, Frankenstein, e della sua scandalosa (lui sposato con figlio, lei giovanissima), appassionata e turbolenta relazione amorosa con il poeta Percy Shelley. Messi ai margini di una società che faticava a comprenderli, Mary e Percy, due anime affini, dichiarano ad alta voce il loro amore e decidono di fuggire insieme. La coppia, cui si unisce Claire, la sorellastra di Mary, trova ospitalità nella suggestiva Villa Diodati, a Ginevra, dove la loro strada incrocia quella del poeta romantico per eccellenza, Lord Byron. Il soggiorno si trasforma, ben presto, in leggenda. Travolgenti passioni e una sfida passata alla storia: chi riuscirà a scrivere il miglior racconto di fantasmi? Per Mary è la scintilla che le regalerà la fama!
L’eco di Bergamo
Mary, figlia di un’antesignana del femminismo e di un filosofo, cresce in bellezza e cultura. Appassionata di letteratura gotica e di fantasmi, si rifugia spesso in un cimitero e sogna di scrivere un giorno il suo romanzo. Durante un soggiorno in campagna incontra Percy Shelley, poeta inquieto che la seduce e innamora perdutamente. Sposato con prole, Percy nasconde a Mary la verità. Svelata l’omissione, Mary deve scegliere se vivere o negarsi quell’amore. Il desiderio ha il sopravvento e i due amanti fuggono insieme, trascinandosi dietro la sorella minore di Mary. Tra i tre nasce un singolare ménage che conosce alti e bassi, miseria e nobiltà. Quella predicata ma mai applicata da Lord Byron, celebre e vanesio drammaturgo che li sfida sulla pagina e nella vita. Mary accetta e scrive Frankenstein, vincendo con la sfida l’eternità. Figlia del filosofo determinista William Godwin e moglie del poeta romantico Percy Shelley, Mary riuscì con un romanzo (il romanzo) a emanciparsi dalle (due) figure tutelari maschili, producendo negli anni opere femministe e progressiste. Dopo aver denunciato il fondamentalismo e la poligamia in Arabia Saudita e aver girato il primo film saudita della storia (La bicicletta verde), Haifaa Al-Mansour prosegue con Mary Shelley la sua ricerca personale sull’esclusione.
Sensibile e in prima linea per la causa femminile, il suo sguardo questa volta si rivolge al passato, in direzione del Vecchio Continente dove pesca una giovane donna e il suo entusiasmo rivoluzionario. Ostinata come e più della protagonista di La bicicletta verde, una ragazzina decisa a guadagnarsi una bicicletta in un paese che impedisce alle donne di condurle, Mary fa altrettanto in un’epoca claustrofobica per il suo genere. In quel mondo oscuro e opprimente Mary trova la sua voce intima e la mette su carta, firmando l’ultimo romanzo gotico e il primo romanzo di science-fiction.
Mary Shelley, sulfureo come i suoi poeti, racconta la vita di una donna emancipata e l’origine di uno straordinario mito letterario. Mito orrorifico e figlio ‘mostruoso’ di una relazione vulcanica e di un gioco di società. Sopraffatti dalla sublimità dei paesaggi alpini e privati da un temporale ingrato del lor solo piacere, il canottaggio lacustre, l’immaginazione è l’unica risorsa per un gruppo di giovani artisti ‘in collera’.
“Ognuno di noi scriverà una storia di fantasmi”, propone Lord Byron nella sua villa svizzera a Mary, Percy e John Polidori, scrittore e medico britannico. Se Byron non produce che un embrione di un racconto vampiresco, Shelley, genio poetico ma mediocre narratore, dichiara forfait, Polidori, il migliore tra gli uomini, scrive Il Vampiro, aprendo la strada a Dracula e affini, è Mary a rendere immortale questo ‘gothic party’, concependo una creatura colossale e instabile, ombra di una scienza arrogante che supponeva di poter dominare la natura. Informata sugli esperimenti di Galvani sulla rianimazione elettrica dei cadaveri e sulle teorie di Erasmus Darwin sull’attivazione della materia inerme, Mary immagina un moderno Prometeo e il mostruoso prodotto del suo genio scientifico.
Sotto il segno di una sutura aberrante, come quella del romanzo, il dramma di Haifaa Al-Mansour è un mélange di fragilità e combattività, di innocenza perseguitata e di furore di vendetta che affonda nella relazione tra Mary e Shelley, nelle sue ossessioni psicologiche, negli intollerabili lutti. Figlia di due figure chiave dell’Illuminismo inglese, di cui condivide le idee rivoluzionarie, Mary Shelley è al cuore di un film teso a celebrare la sua figura e a ribadire il discorso (mai così attuale) della relazione uomo-donna. A incarnarla sullo schermo è la luminosa Elle Fanning, a cui fa corona un cast maschile dall’elasticità fisionomica (e interpretativa) ridotta. È lei il centro di una storia di cui non tarderà a diventare l’oggetto di tutti i desideri. Quello che colpisce di Elle Fanning è l’evidenza del suo ‘gioco’, l’immediatezza della sua presenza. Lei appartiene a quella categoria di attori che non hanno bisogno di fare quasi nulla per attirare lo sguardo…
Marzia Gandolfi – mymovies.it