L’attualità più tragica che fa capolino in un appartamento di Parigi, dove una giovane coppia fa i conti con i propri sogni di vita assieme. Un’altra coppia, disillusa e litigiosa, riflette sulla distanza che, intorno ai quarant’anni, sembra crearsi tra le rispettive visioni del futuro. L’attualità filtrata attraverso immagini stranianti e geometriche e una voce fuori campo, che rievoca il dramma dell’emigrazione clandestina e dell’intolleranza in un documentario breve. La rievocazione collettiva del tragico, purtroppo vero caso di morte al lavoro, tra caporalato e sfruttamento femminile. E poi il disagio, quello mentale che emerge poco a poco attraverso il rapporto tra i sosia di un Elvis salvifico e di una Marilyn confusa in una Roma solare e deserta; e quello di un figlio che lotta per restare a galla e di un padre che cerca di proteggerlo dai propri demoni. Infine il gusto della narrazione in un momento di distensione, anzi di comicità grottesca attraverso la perdita dei freni inibitori degli ospiti vip di un evento culturale: al momento del buffet, tutti contro tutti in uno scontro dagli effetti devastanti…
In estrema sintesi, ecco i sette film brevi che compongono l’edizione numero 19 di Cortometraggi che passione, l’iniziativa che la federazione dei cinema d’essai ha avviato per una maggiore diffusione nelle sale cinematografiche di un formato che pure impazza nei festival, considerato fondamentale per sviluppare la tecnica e affinare lo sguardo autoriale. Non a caso, diversi tra i registi selezionati stanno lavorando all’esordio nel lungometraggio. Per alcuni di loro non è la prima volta tra le selezioni Fice: il decano, se così si può chiamare, Pippo Mezzapesa, che ha già vinto il David di Donatello con Zinanà e che fu selezionato anche con il precedente SettanTA, ambientato nel quartiere di Taranto più esposto ai veleni dell’Ilva; seconda volta anche per il sorrentino Luigi Pane, di cui apprezzammo due anni fa Black comedy, e per una regista che ci auguriamo faccia presto il salto verso il lungo, Lorenza Indovina, che dopo Un uccello molto serio porta sullo schermo un altro racconto di suo marito Niccolò Ammaniti, La medicina del momento. Sono già noti Marco Spagnoli, documentarista specializzato in ritratti e ricostruzioni sul cinema, e Adriano Giotti, dallo sguardo spigoloso e personale su dinamiche e disagi giovanili, il cui esordio nel lungo Sex cowboys ha vinto il Rome Independent Film Festival.
Mario Mazzetti – FICE