Chi era Emily Dickinson? Che tipo di persona si nascondeva dietro la poetessa che ha trascorso la maggior parte della vita chiusa nella tenuta dei suoi genitori a Amherst, nel Massachusetts? Ambientato nella villa di famiglia, il film ritrae una donna non convenzionale, uno spirito indomito che ha compiuto la sua lotta solitaria e disperata per esprimersi attraverso la poesia e ottenere il proprio riconoscimento in un mondo dominato dagli uomini. Davies riesce a entrare in sintonia con il personaggio assolvendo pienamente al suo ruolo artistico lanciando il salvagente della poesia come lenimento al male. Un film non solo attento al valore della parola ma che restituisce un ritratto preciso dell’artista americana, fuori dal mito ma perfettamente ridefinita nella sua umanità.
Gran Bretagna/Belgio 2016 – 2h 5′
Ci voleva Terence Davies, il grande autore inglese di Voci lontane sempre presenti, per dedicare alla figura immensa e insieme umbratile di Emily Dickinson un film così profondo e commovente, sempre miracolosamente alla sua altezza. Ci voleva il rigore di un regista pronto a girare nella casa della grande poetessa americana (1830-1886), che non lasciò mai il tetto familiare di Amherst, Massachusetts, per vincere le sirene dell’attualizzazione forzata portando noi verso l’intrepida Emily, non viceversa. Così come ci volevano tutta l’arte e l’immedesimazione dell’incredibile Cynthia Nixon per cogliere quel misto di forza e fragilità, rivolta e rassegnazione, educazione puritana e fiero anticonformismo, che sono la cifra esistenziale e poetica della Dickinson. Protagonista assoluta ma non unica di questo film che incorpora i suoi versi al racconto senza ombra di artificio.
E ripercorre la sua esistenza da autoreclusa, i rapporti con i familiari, i sogni, la scrittura, le amicizie, il tempo che passa inesorabile, schivando i cliché romantici per esaltare invece il coraggio, la fierezza, l’ardore, perfino le gioie e l’umorismo di una vita diversa da tutte e insieme uguale a quella di ognuno di noi, come i suoi versi non smettono di dire. Che chieda umilmente al padre (Keith Carradine) il permesso di scrivere di notte, o sistemi insegnanti e bigotti di ogni risma con argomenti protofemministi; che aggredisca il fratello sposato, sorpreso con l’amante, o rimproveri l’uomo che ha osato “correggere” la sua punteggiatura, Emily tiene sempre i piedi piantati nel mondo (e nella Storia: sullo sfondo passano schiavismo e Guerra Civile) e lo sguardo fisso verso l’eternità che ci attende. Difficile immaginare figura più estranea alle retoriche dominanti. Anche per questo A Quiet Passion, con i suoi ampi movimenti di macchina che sembrano davvero catturare il Tempo, è un film da non perdere..
Fabio Ferzetti – L’Espresso
Nata nel 1803 ad Ambers nel Massachusetts. Mentre studia alle scuole superiori decide di allontanarsi dal College di Mount Holyoke per
non doversi professare cristiana. Da quel momento vivrà nella casa paterna riducendo sempre più le frequentazioni del mondo esterno e dedicandosi alla scrittura e in particolare alla poesia. Alcune sue opere vengono pubblicate mentre è ancora in vita anche se l’editore le rimaneggia per farle aderire ai canoni che ritiene più appetibili per i lettori.
Terence Davies ha fatto centro dove altri hanno talvolta fallito. Immaginare cioè la biografia di una poetessa del livello della Dickinson della cui vita da autoreclusa sembrerebbe che non si sapesse abbastanza per farne un film e riuscire a trarne una narrazione che non solo si salva dalla consueta ricostruzione filologica delle opere cosiddette ‘in costume’ ma offre al pubblico occasioni di riflessione su un’epoca non dimenticando (e qui sta l’ulteriore eccezionalità) occasioni di sorriso quando non di aperta risata. Davies, grazie a una straordinaria Cynthia Nixon, delinea con maestria il progressivo aprirsi all’arte di una donna che al contempo si sta chiudendo alla vita. Perché Emily, così radicalmente trasgressiva in età giovanile, si trasforma progressivamente in una donna eccentrica (solo abiti bianchi e scarsissimi contatti diretti con persone al di fuori della cerchia familiare) che diviene però sempre più rigida nei confronti delle regole che applica a se stessa e vorrebbe estendere agli altri.
È un mondo circoscritto in spazi che la macchina da presa esplora in più di un’occasione offrendo al décor il valore che esso aveva in una casa borghese e puritana dominata dalla figura di un padre comprensivo ma fermo nel decidere cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Le parole delle innumerevoli lettere e delle poesie riecheggiano la vita di una donna dalla sensibilità acuta che si trova a vivere in un mondo in cui sono gli uomini a dominare e spinta quindi a cercare un quasi impossibile equilibrio da reclusa nel rapporto con una sorella amata e al contempo invidiata.
Giancarlo Zappoli – mymovies.it
per approfondire
sentieri selvaggi.it (Tonino De Pace)
cineforum.it (Carlotta Po)