Il 65enne Winfried, insegnante di musica ex sessantottino con la propensione per gli scherzi, decide di fare una visita a sorpresa alla figlia Ines, donna in carriera che vive a Bucarest dove lavora come consulente aziendale. I due non potrebbero essere più diversi e quando l’incontro prende una piega sbagliata Winfried decide di sorprendere la figlia trasformandosi nell’alter ego Toni Erdmann: un uomo coi denti storti e un abbigliamento bizzarro, che si presenta come allenatore nel campo professionale di Ines. Scioccata, quest’ultima decide lo stesso di accettare l’offerta del padre e, grazie agli scherzi di Winfried – senza freni nei panni di Toni -, padre e figlia scopriranno che tanto più si trattano duramente quanto più avvertono di non essere poi così distanti l’uno dall’altra. Una commedia graffiant dove la relazione tra padre e figlia si esprime in un umorismo esistenziale, fuori canone, fuori misura (oltre due ore, ma non si sentono!), tra il paradosso e il surreale. A ogni passaggio ciò che sembra cadere viene recuperato da una riuscita fusione di sceneggiatura, interpreti e regia. PREMIO FIPRESCI AL 69° FESTIVAL DI CANNES
Toni Erdamann
Germania/Austria 2016 – 264’
Si incentra (…) su un ostico rapporto generazionale Vi presento Toni Erdmann, opera terza della tedesca Maren Ade accolta con ampi consensi a Cannes e recipiente del Golden Globe per il film straniero. Ma l’autrice provvede a conferire ulteriore spessore al confronto fra il settantenne padre – residuato bellico del ribellismo libertario Anni ’60 – e la figlia determinata a ogni costo a perseguire capitalistiche ambizioni, inquadrandolo nel contesto disegnato con caustica ironia di una Romania vittima della globalizzazione; e giocando con abilità sull’antico espediente teatrale del «doppio». (…) In un imprevedibile succedersi di colpi di scena dai risvolti ora comici, ora amari, i 162 minuti di lunghezza non si avvertono mai; e, per via di un legame affettivo a dispetto di tutto indistruttibile, si esce dalla visione di un film che pur fa ridere con un senso di tenerezza e di malinconia. Due fantastici attori – Peter Simonischek, gran veterano del teatro e del cinema tedeschi, e la duttile, intrepida Sandra Huller già apprezzata nel 2006 in Requiem – svariano sulle giravolte emozionali dei personaggi, calandosi nelle situazioni più surreali senza mai perdere di verità.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa
…Andate a vederlo, merita assai. Innanzitutto, non assomiglia a nient’altro, non ha fratelli né parenti prossimi, e – la definizione è di un’amica – sembra di ascoltare una voce stonata su una melodia incantevole. (…) Toni è il padre buffone che dice che la figlia reginetta è nuda – la vedremo tale, non a caso, nella sequenza più disturbante e divertente dell’anno – e chi ha orecchi e occhi per intendere aguzzi e si specchi. Eppure, l’intento non è moralizzante, fustigante, serioso, al contrario, gli scherzi, le burle e il nonsense di Toni si accompagnano sul piano metalinguistico alla presa in giro, al farsi beffe del cinema d’autore troppo compreso di sé. Toni Erdmann racconta in commedia una storia drammatica, che senza questi frizzi istrionici e lazzi amari si sarebbe risolta in reprimenda sulla condizione femminile nel mondo del lavoro (…). Viceversa, Toni Erdmann è un ufo feroce e tenero insieme, sballato ed estenuante, empatico e imbarazzante: attori superbi (la cover di The Greatest Love of’ All di Whitney Houston della Huller è da brividi), coraggio stilistico, radicalità poetica (…)
Federico Pontiggia – Il Fatto Quotidiano