TORINO – Ma’ Rosa di Brillante Mendoza è anche un film rivoluzionario, si potrebbe anzi definire militante: è un film girato per le strade, fra la gente, che non risponde al criterio della verosimiglianza, ma sta direttamente dentro una certa realtà.
Questa realtà è Mandaluyong, detta anche Metro Manila, fatta di bancarelle di cibo, negozietti stipati della merce più varia, strozzini, tassisti, travestiti, spacciatori, sbirri corrotti. Un mondo sudicio, puzzolente in cui Mendoza segue o meglio insegue, secondo la sua abituale tecnica di ripresa, i movimenti di Mamma Rosa (interpretata dalla bravissima Jacklyn Jose), donna forte, dura, che con il marito del tutto inetto e i figli gestisce un negozietto, nel cui retrobottega si spaccia la droga. Arrestata per una soffiata, dovrà fare i conti con dei poliziotti e scendere a compromessi per essere rilasciata.
La macchina da presa la segue da vicino all’interno del suo negozio, per la strada, alla stazione di polizia, costringendo anche lo spettatore, senza lasciargli respiro, all’interno di questi spazi ristretti, sovraffollati, rumorosi, con il rischio di un fuori fuoco, di uno sguardo in macchina imprevisto, o dell’inquadratura di ragazzini e passanti che si voltano a osservare gli interpreti e la troupe.
Raramente si è visto un film così dipendente, sottomesso dall’ambiente in cui è girato. È un mondo, quello in cui vivono la protagonista e la sua scombinata famiglia, dove l’ordine delle cose si sovverte continuamente, ma in una sorta di equilibrio caotico, dove tutti si conoscono e si aiutano vicendevolmente e la regia di Mendoza rende perfettamente il carattere frenetico di queste dinamiche e nello stesso tempo la naturalezza con la quale un determinato modo di vivere, di comunicare, di calpestare la strada rappresenti la quotidianità dei personaggi che descrive.
Ma’ Rosa è la discendente di tutte le altre donne forti e determinate dei film di Mendoza, basterebbe pensare alla caparbietà della indimenticabile nonnina di Lola, il suo carattere volitivo e deciso si esplica in ogni gesto, anche solo nel modo di camminare e di muoversi, per culminare nell’intensità dell’espressione del volto della grande Jacklin Jose. Rispettata e perfettamente integrata nel suo ambiente, per salvare se stessa e la sua famiglia, non esita a scendere a compromessi pur di rimettere in moto quell’ingranaggio perfettamente oliato nel suo caos, a cui appartiene.
Quello di Mendoza è un cinema audace, istintivo, franco, in cui è la realtà a dominare, senza sconti, scorciatoie o facili soluzioni.
Cristina Menegolli – MCmagazine 42
ma un buon film?
al Lux non c’è che l’imbarazzo della scelta!