Tony Webster, divorziato e ormai in pensione, conduce una vita solitaria e relativamente tranquilla. Un giorno viene a sapere che la madre della ragazza con cui stava ai tempi dell’università, Veronica, gli ha lasciato, nelle sue volontà testamentarie, il diario tenuto dal suo migliore amico dell’epoca – che si era messo con Veronica dopo che lei e Tony si erano lasciati. Il tentativo di recuperare il diario, ora nelle mani di una Veronica più anziana, ma egualmente enigmatica, lo costringe a rivisitare i suoi ricordi degli anni giovanili, a riscoprire verità scomode, ad affrontare le proprie responsabilità di azioni e gesti del passato. Più essenziale del libro da cui è tratto, ma altrettanto riuscito: una recitazione appassionata di due interpreti perfetti, una regia apparentemente compassata per un’esplosione sconvolgente di ricordi.
The Sense of an Ending
Gran Bretagna 2017 – 1h 48′
Che bel film, ottimamente diretto, che ti cattura dall’inizio alla fine. Un thriller psicologico che consacra il talento del grande Jim Broadbent, caratterista tra i più apprezzati, che qui, in un ruolo da assoluto protagonista, dimostra il suo enorme valore. Certo, la presenza, in scena (pur limitata) di Charlotte Rampling (è la Veronica ormai anziana) contribuisce ad impreziosire la pellicola. Si potrebbe obiettare che qualcosa, nella trasposizione, finisca per penalizzare il libro e magari scontentare chi lo aveva amato. Poca cosa, davanti alla prova di attori capaci, anche solo con il linguaggio del corpo, di trasmettere emozioni.
Maurizio Acerbi – Il Giornale
A dispetto della brevità, per il suo scorrere sul flusso della memoria del settantenne protagonista, The Sense of an Ending di Julian Barnes non pareva romanzo adatto per lo schermo. Ma l’inedito sceneggiatore Nick Payne ha fatto un equilibrato lavoro, optando per una drammaturgia più tradizionale e cambiando alcuni snodi narrativi in modo da rendere cinematografica la materia. (…) Certo, sono soluzioni narrative che attenuano la componente esistenziale/filosofica di un libro che indaga su vecchiaia, inaffidabilità dei ricordi, occasioni perdute e illusioni infrante. Ma la regia (Ritesh Batra – Lunchbox) è fine, il cast perfetto e Broadbent fantastico.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa