È legittimo, è pensabile cercare di essere felici, in tempi così complessi, controversi, pieni di paure come quelli che stiamo vivendo? Si può ancora conoscere quella inebriante sensazione di un minuto o di una vita, mentre intorno tutto sembra franare? La chiave narrativa è quella di un’indagine dal basso sul nostro tempo: costruire delle ipotesi di felicità a partire dal vissuto personale di persone comuni…
Italia 2017 – 1h 43′
Indizi di felicità costruisce delle ipotesi di felicità a partire da persone comuni, dal loro vissuto personale, familiare, professionale: un incontro importante, l’arrivo di una notizia a lungo attesa o un momento di crisi profonda. Perché, anche quando non ce lo si aspetta, la felicità esiste, non è un miraggio, ma una concreta esperienza, vissuta e possibile. Non opinioni dotte sul concetto astratto di felicità, piuttosto indizi, segni di vita vissuta, che il film raccoglie, mettendosi sulle tracce dell’esperienza di felicità. E quest’ultima emerge, semplice e potente, nei racconti di chi l’ha provata, in quel vissuto che dimostra come, da qualche parte, la felicità esista.
La chiave narrativa di Indizi di felicità è quella del precedente film di Veltroni, I bambini sanno: un’indagine dal basso sul nostro tempo. “La felicità non è mai uno stato permanente – spiega Walter Veltroni – è una condizione che non ha tempo. Può essere una giornata, un mese, un istante. Può essere un’esperienza vissuta o un pensiero. Nel film la narriamo attraverso le persone che possono raccontarci queste loro esperienze, quei momenti unici nei quali si è sentita la pienezza delle possibilità della vita. Luoghi, persone, momenti: gli indizi di felicità. Un sentimento possibile, anche in tempi di passioni tristi”.