USA 2017 – 3h 17′
VENEZIA – Qualcuno potrebbe domandarsi come sia possibile rendere interessante un documentario di più di tre ore su una biblioteca. Qualcuno che non conoscesse Frederick Wiseman, uno dei più grandi documentaristi della storia del cinema, che ancora una volta con il film Ex Libris – New York Public Library, presentato in concorso a Venezia, riesce nella scommessa: far fare allo spettatore una esplorazione, una ricerca, un percorso di conoscenza, questa volta rivolto a una delle più note e importanti istituzioni culturali degli Stati Uniti.
Dai primi film, come High School o Welfare, fino ai più recenti Crazy Horse, At Berkeley, National Gallery, Wiseman ha indagato negli anni luoghi, organizzazioni, istituzioni, quartieri, mantenendo costante il suo metodo di studio: a un lavoro così rigoroso e coerente la Mostra del Cinema di Venezia ha attribuito nel 2014 il Leone d’oro alla carriera.
Il metodo Wiseman parte dalla più ampia osservazione: è condizione imprescindibile per lui avere accesso a ogni angolo, a ogni aspetto, a ogni conversazione. Quando poi l’ipotesi interpretativa prende forma, dall’enorme quantità di girato Wiseman sceglie quali fili farci seguire e come. In Ex Libris scopriamo subito come la biblioteca sia per Wiseman soprattutto il luogo dove si lavora, dal gradino più alto al più basso, per far sì che la cultura possa rispondere ai bisogni delle persone. Lo spettatore così, seduto attorno al tavolo del consiglio di amministrazione, ascolta gli obiettivi di chi progetta; valuta, accanto a chi cerca lavoro, le offerte di aiuto o supporto; incontra personaggi famosi che si raccontano; è spettatore di performances dirompenti; entra nelle comunità di quartiere – perché la New York Public Library va ben oltre la sede sulla Quinta strada – si muove infine tra tutti coloro per cui la biblioteca è un punto di riferimento per crescere, dai bambini dell’asilo agli studenti d’arte. Il percorso è lungo, ma coinvolgente e necessario fino in fondo. Man mano che il film procede, infatti, la sua struttura si chiarisce e l’idea di Wiseman appare limpida: gli interessa non tanto ciò che si conserva nella biblioteca, non solo tutte le attività che vi vengono organizzate, ma come nasca, si costruisca e si sviluppi un progetto culturale. Quando la cultura riesce a essere nutrimento della società, dietro c’è molta determinazione: c’è un lavoro continuo di ascolto dei bisogni, di ricezione dei cambiamenti, di confronto tra visioni diverse, di superamento di ostacoli e resistenze. E perché Wiseman abbia scelto proprio questo momento per affrontare questo tema, credo sia evidente a tutti.
Licia Miolo – MCmagazine 43